Celebrata a Santa Maria Maggiore l'Ora della Madre: intervista con padre Toniolo
Stamani, come ogni Sabato Santo, è stata celebrata nella Basilica Papale di Santa
Maria Maggiore l'Ora della Madre che ricorda la prova suprema della fede vissuta da
Maria in attesa della Risurrezione del Figlio. Il rito è stato presieduto dal cardinale
Bernard Francis Law, arciprete della Basilica. Sul significato teologico dell'Ora
della Madre ascoltiamo padre Ermanno Toniolo, dei Servi di Maria, teologo
esperto in mariologia, intervistato da Giovanni Peduto: R.
– Il significato teologico, innanzitutto, è che Lei, Maria, completa ciò che manca
ancora alla Passione di Cristo. E’ la nuova Eva che porta a compimento, nello strazio
del cuore, ma nell’autentica fede e nell’ubbidienza assoluta, la volontà di Dio e,
nell’attesa indubitata che le parole del Figlio si compiano, tutta la fede della Chiesa,
d’Israele prima, della Chiesa oggi e del mondo intero. E’ Colei, nella quale si concentra
la fede del mondo, in una speranza che non ha confini. Gesù tre giorni rimane nel
grembo della Terra, come ha preannunciato, ma nel terzo giorno Egli risorge glorioso,
compiendo non soltanto le sue parole, ma anche l’anelito di tutto il mondo e soprattutto
la fede della Madre, che lo attende, lo invoca e ne aspira, con nostalgia, il primo
abbraccio glorioso. Dal punto di vista liturgico, non c’è una celebrazione speciale
in Occidente. C’è, però, nella Chiesa antica sempre questo concetto che la Vergine
fa da ponte tra il Venerdì Santo e l’alba della Pasqua, perché tutto si raccoglie
in lei. Gli apostoli sono dispersi, le donne pensano soltanto ai profumi e agli aromi;
Lei sola sa, attende, spera, crede e quindi Lei è il ponte d’amore che dal Venerdì
Santo, Passione del Signore, si getta radioso verso il mattino della Pasqua, quando
Lei lo attira per così dire a sé e Lui, il Cristo, ritorna a Lei per donare al mondo
la sua divina benedizione per sempre.
D. – Oriente
e Occidente sono uniti in questo particolare ricordo dell’attesa da parte di Maria
della Resurrezione del Figlio?
R. – Posso dire che
l’Oriente fin dal Medioevo, dall’anno 1200 circa, ha imbastito un’immensa celebrazione
del ricordo della morte del Signore, la sera del Venerdì Santo e, soprattutto, nei
mattutini del Sabato Santo, e questo in due fasi, ricordando da una parte il dolore
di Colui che è morto per tutti, ne piange il tradimento, ne esalta l’immolazione volontaria,
dall’altra, proprio nel cuore della Madre o nella speranza della sua resurrezione
è l’attesa trepida che Egli venga e ritorni. E’ liturgia bizantina. Una notte intera
con innumerevoli tropari attorno all’altare dove Cristo è deposto, nel suo particolare
epitaffio, cioè nella raffigurazione della tomba, dove tutti attendono con Maria,
incensando, portando profumi, profondendo preghiere, che Egli ritorni dai morti e
dia vita al mondo. Quindi, l’Oriente ha sempre celebrato e celebra festosissimamente
questa notte santa. L’Occidente invece ha cominciato da poco a ricordare Maria il
Sabato Santo, perché liturgicamente il Sabato Santo per noi è un giorno di silenzio
meditativo. Ma la Vergine rompe il silenzio, caricandolo di fede e di speranza. Quindi
la celebrazione dell’Ora della Madre il Sabato Santo, in un certo qual modo, vuole
che si propaghi in tutta la Chiesa anche occidentale il ricordo della Madre, accompagnandoci
alla gioia della Notte Santa, alla Pasqua del Signore che risorge, in modo da poter
cantare con Maria l’Exultet, dopo aver vissuto con Lei, non solo il dolore del Venerdì
Santo e la Via Crucis, ma aver vissuto con Lei, seppur nel dolore, ma carico di speranza,
l’attesa della sua Resurrezione.