Il cardinale Arinze: tutti abbiamo contribuito alla morte di Gesù
Il Venerdì Santo ci ricorda che Cristo è morto per i nostri peccati. Tutti noi abbiamo
contribuito in vario modo con i nostri peccati alla sua Passione e alla sua morte
in Croce. Ascoltiamo la riflessione del cardinale Francis Arinze, prefetto
della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei Sacramenti, intervistato
da Giovanni Peduto:
R. –
Tutti noi siamo colpevoli, chi più, chi meno. Ma tutti noi abbiamo contribuito. Ha
dato la sua vita per tutta l’umanità. Gesù è morto – come Giovanni l’evangelista dice
al capitolo 11 – per raccogliere tutti i Figli di Dio dispersi. E’ vero che, immediatamente,
sono i capi degli Ebrei di quel tempo e Ponzio Pilato che hanno mancato di giustizia,
di verità, di carità ... Però, noi non siamo innocenti. Ogni peccatore può dire in
verità: “Gesù è morto sulla Croce per me!”. San Paolo ci dà l’esempio.
D.
– Prima di esalare l’ultimo respiro, Gesù grida: “Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato?”.
Qual è il significato vero di questo grido?
R. –
Sono le parole iniziali del famoso Salmo 22, quel salmo che mostra grande sofferenza,
grande agonia ma anche grande fiducia in Dio. Allora, chi legge quel Salmo per intero,
vede anche dove dice che confida in Dio. E’ per dimostrarci che Gesù veramente ha
sofferto sulla Croce: non è una vuota apparenza! Lui è veramente Uomo, ma è anche
Dio, e in quanto Dio non può soffrire, come Uomo non solo può soffrire, ma ha sofferto
grande, grande angoscia. Eppure, ha sempre detto: “Padre, non secondo la mia volontà
[umana], ma secondo la Tua volontà!”. Perciò, Gesù si offre. Ma ha sofferto, e in
quella sofferenza quasi che il Padre l’avesse abbandonato ... Ma Lui sapeva che il
Padre non l’aveva abbandonato, ma era una manifestazione della profondità della sofferenza.