2008-03-19 14:37:15

L’Opus Dei da 25 anni prelatura personale: intervista con il cardinale Julián Herranz


L’Opus Dei celebra il 25.mo anniversario dell’erezione in Prelatura personale. L'Opera fondata da San Josemaría Escrivá de Balaguer, nel 1928, fu eretta infatti da Giovanni Paolo II in Prelatura personale con la Costituzione apostolica Ut sit, del novembre 1982, che divenne esecutiva il 19 marzo di 25 anni fa. L’Opus Dei, che conta 85 mila membri di cui 2 mila sacerdoti in oltre 60 Paesi, è la prima prelatura personale nella Chiesa cattolica. Un unicum sul quale si sofferma il cardinale Julián Herranz, presidente emerito del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi, che per ventidue anni ha vissuto accanto al fondatore dell’Opus Dei. L’intervista al porporato è di Alessandro Gisotti:RealAudioMP3


R. – Che cosa è una Prelatura personale? E’ una struttura di carattere apostolico e gerarchico che da una parte ha, come tanti altri movimenti e realtà ecclesiali, un laicato molto sfaccettato, uomini e donne, celibi e sposati, intellettuali e operai ... Però, insieme a questo ha un proprio clero, cioè sacerdoti provenienti dallo stesso laicato che si preoccupano della formazione dottrinale e dell’attenzione pastorale e sacramentale dei laici. Poi, c’è un prelato, un ordinario che ha una potestà di governo sull’insieme della realtà ecclesiale e apostolica. Queste prelature personali sono state volute dal Concilio, proprio per imprimere un dinamismo evangelizzatore alla Chiesa: c’è proprio un grandissimo dinamismo anche nelle forme di lavoro delle persone. Tutto questo richiede una elasticità e una forma nelle strutture pastorali e apostoliche, e a questo rispondevano le Prelature personali. L’Opus Dei è stata la prima.

 
D. – Cosa colpiva in particolare Giovanni Paolo II dell’Opus Dei e del carisma di San Josémaria, tanto da volerne fare la prima Prelatura personale?

 
R. – L’Opus Dei ha una forma di cooperare alla funzione evangelizzatrice della Chiesa che le è propria, che Giovanni Paolo II, come anche i suoi predecessori, stimavano molto: quello che è il carisma più specifico dell’Opus Dei, cioè la santificazione del lavoro ordinario, cioè di trovare nel lavoro di tutti i giorni, nella quotidianità in cui tutti gli uomini e donne sono chiamati, non soltanto il luogo d’incontro con Cristo, ma anche un’occasione apostolica per far penetrare il messaggio di Cristo, il Vangelo, nella vita quotidiana degli uomini. Aprire le porte, le porte della propria anima, le porte del matrimonio, della famiglia, della cultura, della scienza, dello sport, della politica, di tutta l’esistenza umana a Cristo. Lo stesso Cristo, Dio quando si è incarnato, lo ha dimostrato. Lui ha voluto redimere il mondo attraverso il lavoro nella bottega di Giuseppe, ha lavorato come tutti gli uomini. Cristo è presente nella stessa realtà esistenziale dell’uomo, della società, del mondo, in tutte queste realtà da cui alcuni vorrebbero cacciarlo via.

 
D. – Il 2 ottobre prossimo, l’Opus Dei celebrerà l’80.mo della sua fondazione. Con quale spirito e con quali prospettive?

 
R. – Come sempre avviene nella Chiesa, ogni volta che si deve fare una commemorazione, non ci si vuole "osannare" reciprocamente ... questo appartiene al terreno della vanità. Piuttosto, con animo grato, perché le cose di Dio è Dio che le fa, è la grazia di Dio che fa camminare la Chiesa nel mondo e le istituzioni della Chiesa. L’Opus Dei non è altro che una tra tantissime altre istituzioni della Chiesa, funziona con la grazia di Dio. Io credo che la disposizione che tutti i membri dell’Opus Dei avranno quando si avvicinerà quella data sarà quella della gratitudine al Signore e anche dell’umiltà di continuare a pregare che non manchi questa grazia di Dio.







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