Se vogliamo comprendere il peccato, dobbiamo restare davanti al Crocifisso: il pensiero
del cardinale Angelo Comastri alla Messa pasquale per i dipendenti vaticani
Si è tenuta questa mattina, nella Basilica di San Pietro, la celebrazione eucaristica
pasquale per i dipendenti vaticani. A presiedere il rito è stato il cardinale Angelo
Comastri, vicario generale del Papa per la Città del Vaticano. Il servizio di Amedeo
Lomonaco:
“I carnefici
di Cristo siamo noi con le nostre cattiverie” e se vogliamo comprendere cosa sia il
peccato, dobbiamo restare davanti al Crocifisso per riconoscere il passaggio del Signore.
Con queste parole, il cardinale Angelo Comastri invita a scuotere i cuori induriti
per sperimentare un vero pentimento e “donarci il perdono”. E’ un esortazione a togliere
“la schiuma della cattiveria” dal cuore per renderlo “mite, umile e misericordioso”
come quello di Cristo. La Pasqua, vissuta esaltando questo cambiamento, diventa allora
“passaggio dalla cattiveria alla bontà”. Ma se “non cambia qualcosa dentro di noi
e se non migliora qualcosa nella nostra vita - sottolinea il porporato - non è Pasqua
per noi”.
L’invito è quindi quello di fissare lo
sguardo su Gerusalemme e sugli avvenimenti di questa settimana: l’ingresso festoso
della Domenica delle palme, l’Ultima cena, il tradimento di Giuda, la condanna, la
crocifissione e la risurrezione di Gesù. Nella città Santa - ricorda il porporato
- Gesù aveva predetto, tra le lacrime, che Gerusalemme sarebbe stata cinta d’assedio
e distrutta. Dopo il compimento di queste parole - aggiunge - sono falliti i tentativi
degli ebrei di ricostruire il tempio, dato alle fiamme dai romani. Questi episodi
- fa notare il cardinale Comastri - ci ricordano che non si può scherzare con la bontà
di Dio. Riflettere sulla morte di Gesù, coglierne il senso autentico, significa invece
riconoscerne il passaggio nelle nostre vite e comprendere - conclude il porporato
- che “non possiamo respingere la mano tesa di Dio per tirarci fuori dal peccato”.