2008-03-18 14:14:39

Migliaia di persone alla cerimonia funebre per Chiara Lubich nella Basilica di San Paolo fuori le Mura, presieduta dal cardinale Bertone


Provengono da tutto il mondo i gruppi che stanno affluendo in massa, in queste ore, verso la Basilica romana di San Paolo fuori le Mura per partecipare alle esequie di Chiara Lubich, la fondatrice del Movimento dei Focolari scomparsa venerdì scorso. Sono attese tra le 30 e le 40 mila persone per la cerimonia funebre che sarà presieduta dal cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, e seguita in telecronaca diretta da Raiuno - oltre che su satellite e su Internet - a partire dalle ore 15. Adriana Masotti ha raccolto alla vigilia alcune voci del “popolo di Chiara”, che si appresta a dare l’ultimo saluto alla sua leader:RealAudioMP3


R. - Io a Chiara direi un grande grazie, perchè mi ha cambiato la vita. Mi ha svelato il senso della vita, che è quello di amare, e mi ha insegnato che soprattutto Dio è amore e, quindi, che tutto quello che succede intorno a me è amore per me. Mi ha insegnato che posso incontrarlo ogni momento in chi mi passa accanto, in quello che vivo, in quello che faccio, nel lavoro.

 
R. - Io sono africana, del Congo, e sono venuta in Italia proprio per farmi religiosa. Il coraggio di venire qui l’ho avuto propria da Chiara. Mi ha aiutato tanto l’esempio di Chiara: il suo incontro con i buddhisti, con i musulmani e il suo amore che dava agli altri, con coraggio.

 
R. - Io devo tanto a lei, forse tutto. Quello che sono oggi è legato al carisma che lei mi ha trasmesso, a questa vita molto forte che dà frutti, che ti illumina e che ti porta avanti. In questo momento ho un senso di grande gratitudine.

 
R. - Io penso che il dono che ha fatto a tutti è quello di aprirci verso l’alto. Mi ha fatto vivere nell’ottica che la nostra vita ha la sua massima realizzazione nell’amore.

 
R. - Chiara mi ha cambiato la vita e io non sono una interna del Movimento, ma ciononostante mi ha lasciato dentro questa attenzione all’altro, indipendentemente da quello che pensa e da quanto può essere diverso da me: riuscire a trovare in questa diversità una unità e quindi andare avanti, vedendo l’altro come una persona con cui iniziare insieme anche un cammino.

 
R. - Da Chiara ho imparato cosa significa essere cristiano. Non abbiamo una religiosa che ricorda la morte di Gesù, perchè il cristianesimo significa essere risorto. Per me è stato, quindi, importantissimo averla conosciuta ed aver imparato da lei cosa significa credere in Dio-amore e vivere la Risurrezione di Gesù nella mia vita.

 
R. - Da Chiara ho imparato che cosa vuol dire essere uomo e cioè vivere su questa terra con i piedi radicati in terra, con la testa verso Dio e accanto agli uomini, perchè insieme abbiamo un fine da raggiungere. L’unità di questo mondo include tutti e non esclude nessuno.

 
R. - Prima avevo una visione molto limitata sulla Chiesa e vedevo la parrocchia con tutti i suoi limiti, così come l’umanità caratterizzata da tutti i suoi difetti. Adesso, ho invece una visione tutta nuova. Mi ha dato un altro modo di amare, che non ha confine.

 
R. - Il modo di vivere il Vangelo e tutta la nostra vita. Lei ci ha dato la vita e l’unica cosa che vorrei fare è rispondere, sempre di più, a questa grazia, a questo amore che ci ha dato, amando Gesù sempre più intensamente come lei stessa faceva. Lei era veramente la sposa di Gesù: era tutto per lei e noi siamo chiamati a questo e chiediamo la grazia di poter vivere come lei ci ha mostrato.

 
R. - A me Chiara ha fatto scoprire che non conta chi sono e cosa faccio, quali sono i progetti della mia vita, ma quello che conta è che è importante amare perchè siamo tutti nati per amare. Questa è la cosa più importante per me.

 
R. - E’ un momento di grande gioia, perchè sentiamo che Chiara ha realizzato in pieno il disegno di Dio e non solo per se stessa, ma per tutto il Movimento e per tutta la Chiesa. Adesso l’avremo sempre più vicina a noi.

 
R. - L’altro giorno, davanti a lei nella camera ardente, ho sentito che dovevo veramente rinnovare con lei questa fedeltà al carisma e di essere fedele davvero fino alla fine.

 
R. - Io ero una cristiana un po’ all’"acqua di rose", come tanti altri. Quando ho conosciuto il Movimento, però, per me è stata la primavera, perchè mi ha dato un Dio vivo. Io vorrei che tutto il mondo conoscesse questa spiritualità, perchè dà gioia, dà vita.

 
R. - Una particolarità che mi ha colpito molto è stata proprio quella che Chiara era una persona cristiana, cattolica, ed è riuscita a creare ponti con tutte le altre religioni, anche con quelle persone che non avevano una fede religiosa. E’ una cosa che mi ha veramente colpito tanto, perchè è la base dei problemi che caratterizzano il mondo. Quindi, rappresenta veramente una speranza in questo contesto storico.

E in questi minuti che precedono l’inizio delle esequie della fondatrice dei Focolari, nella Basilica di San Paolo fuori le Mura si sta svolgendo un momento di canti e meditazioni, animati dal Gen Rosso e dal Gen Verde, le due band volute da Chiara Lubich per far giungere, con la musica, il suo messaggio ai giovani. Tiziana Campisi ha chiesto a Valerio Ciprì, uno degli iniziatori del Gen Rosso, cosa significa questa giornata per i due gruppi:RealAudioMP3


R. - In questo giorno, ci sentiamo particolarmente emozionati perché nati da Chiara Lubich, oggi per l’ultima volta potremo cantare per lei. Saremo Gen Rosso e Gen Verde uniti, ed è veramente emozionante, perché è un momento molto, molto speciale. Da lei abbiamo tratto tutta la spiritualità che poi ha dato vita alle nostre canzoni, alle nostre esperienze, ma anche all’esperienza della nostra vita personale. Tutto il cammino spirituale nostro è nato da lì.

 
D. - Che cosa significa essere “Gen Rosso”?

 
R. - Significa un impegno, soprattutto, perché “Gen” vuol dire “generazione nuova” e per essere nuovi bisogna volerlo, cioè essere ogni giorno diversi, ricominciare, puntare sempre più in alto, sempre più avanti, perché in questo momento la gente ha bisogno di testimoni. E la testimonianza che noi vogliamo dare è artistica, musicale, quindi anche nella preparazione di ciò che facciamo, meticolosa. Ma soprattutto sulla base dell’amore scambievole che il “Gen rosso” può dare in una maniera particolare, perché è formato di gente di tutte le parti del mondo, di tutte le culture. E in questo momento, in cui c’è bisogno proprio di unità nel mondo, il “Gen Rosso” può dare una testimonianza grandissima.

 
D. - Cosa canta il “Gen Rosso”?

 
R. - Il “Gen Rosso”, in genere, canta esperienze di vita, la linfa che noi traiamo da questo impegno di vivere l’amore scambievole: il fatto, cioè, di essere gente che accetta l’altro, che accoglie l’altro, che fa spazio all’altro. Non è una cosa facile. Noi cerchiamo di avere con noi questo rapporto profondissimo, che sicuramente dà origine anche ad un’arte nuova, e l’arte nuova anche è convincente, trasforma le persone, non le lascia come noi le abbiamo trovate.

 
D. - Chiara è tornata alla Casa del Padre. Un nuovo cammino aspetta il “Gen rosso”...

 
R. - Se prima, ad esempio, il contatto con Chiara doveva essere fatto attraverso un confronto con lei, perché noi abbiamo sempre fatto tutto insieme a lei - addirittura in certe canzoni lei ha partecipato attivamente a modificare le parole - e a parte il fatto che lei è stata sempre la nostra fonte di ispirazione, ora però noi siamo convinti che quanto uno arriva in Cielo, arriva proprio alla Casa del Padre, e non è che abbiamo perso: abbiamo vinto, perché se prima era dall’esterno che potevamo contattarla, adesso è dall’interno, del nostro cuore che possiamo ascoltarla e seguire il suggerimento che ci dice. Ci emoziona questo fatto, di poter sentire che lei non soltanto è fuori di noi, ma in noi, ci guida e ci ispira, sempre.







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