2008-03-17 15:34:43

Tibet: scade oggi l'ultimatum della Cina. Incerto il numero delle vittime nelle violenze anti-governative


Alta la tensione in Tibet. Mentre la Cina riferisce di 13 vittime, il governo tibetano in esilio ha reso noto che centinaia di persone sarebbero state uccise nel corso delle violenze di questi ultimi giorni. Si avvicina intanto l’ultimatum di Pechino che ha chiesto, entro stasera, la resa dei manifestanti. La Cina ha poi condannato gli attacchi alle sue ambasciate all'estero, definendoli una "seria minaccia alla sicurezza". Il nostro servizio:RealAudioMP3


Ancora differenze sul numero delle vittime nelle violenze antigovernative in Tibet. La Cina parla di 13 morti, tutti civili e non monaci tibetani. Centinaia sarebbero invece per il governo tibetano in esilio, tornato a chiedere un’inchiesta internazionale così come aveva fatto ieri il Dalai Lama, che aveva parlato anche di “genocidio culturale”. Intanto, si avvicina la scadenza dell’ultimatum di Pechino: entro stasera i manifestanti si dovranno arrendere altrimenti ci saranno “severe” conseguenze. A Lhasa, oggi regna la calma mentre in altre città proseguono le proteste. Decine di tibetani sono stati arrestati a Kathmandu, in Nepal, mentre sarebbero otto le vittime, secondo alcune fonti, negli incidenti di ieri nella provincia cinese del Sichuan. Di fronte a questa situazione, molte le voci di condanna che si sono levate. La presidenza di turno slovena dell’Unione Europea, stigmatizzando le violenze, ha però affermato che un boicottaggio delle Olimpiadi, come paventato da più parti, sarebbe “un grave danno”. Una critica in tal senso era arrivata dalla Russia: Mosca ha parlato di un “tentativo di politicizzare” i prossimi Giochi in Cina ed ha aggiunto di considerare le relazioni del governo di Pechino con il Dalai Lama solo "una questione interna". Diversa l’opinione degli Stati Uniti: il segretario di stato americano, Condoleezza Rice, ha lanciato un appello a Pechino perché dialoghi con il leader spirituale buddista, considerato una figura “autorevole e non un separatista”.

 
Cina-governo
Prosegue l’Assemblea nazionale del Popolo in Cina. Il successore designato del premier Wen Jiabao, Li Keqiang, è stato eletto oggi vice primo ministro. Domani, la chiusura della riunione.

Kosovo
Scenario difficile anche in Kosovo. La polizia ONU si è ritirata dalle due sedi del Tribunale di Mitrovica, occupate da venerdì da manifestanti serbi che protestano per l’indipendenza di Pristina. Ieri, 53 persone sono state arrestate. In totale, negli incidenti sono rimasti feriti 25 agenti tra questi 14 ucraini del contingente delle Nazioni Unite e circa 100 manifestanti di cui due in gravi condizioni. Un appello alla calma è stato lanciato dal presidente serbo Tadic che ha invitato la polizia dell'Unmik e la Kfor in Kosovo ad astenersi dall'uso della forza contro i manifestanti. Sulla stessa riga il ministro serbo per il Kosovo, Samardzic, che ha però chiesto l’immediato rilascio dei serbi kosovari arrestati dalla polizia dell'Onu. Ma c’è il rischio di un’ulteriore degenerazione della crisi? Giada Aquilino lo ha chiesto a Paolo Quercia analista del Centro militare di Studi Strategici ed esperto di Kosovo:RealAudioMP3


R. - Un rischio c’è: in seguito all’indipendenza del Kosovo, si è posto il problema della parte settentrionale, la quale è sotto il controllo dei serbi e delle istituzioni parallele gestite da Belgrado che non rientrano sotto il controllo né del governo kosovaro, ormai indipendente, né delle forze internazionali. Ogni tentativo di vigilare sui posti di confine o sulle istituzioni - come i tribunali e la vita amministrativa cittadina in genere - sicuramente incontrerà resistenza da parte della minoranza serba.

 
D. - A questo punto, quanto le forze internazionali possono far fronte al rischio di esplosioni di nuove violenze?

R. - Ci sono i mezzi tecnici e la capacità. Il problema è la volontà politica: la minoranza serba controlla da diversi anni la parte settentrionale del Kosovo ed alcune enclave. Il riportare sotto la sovranità del governo di Pristina questi territori vuol dire provocare nuovi incidenti. E uno dei principali motivi ispiratori della presenza internazionale è quello di stemperare le contrapposizioni etniche. Dunque, credo che difficilmente la comunità internazionale possa insistere con un braccio di forza contro i serbi del nord. Credo che rimarrà una situazione a lungo simile a quella di Cipro.

 
D. - Come avverrà il dispiegamento della nuova missione dell’Unione Europea, Eulex?

 
R. - Il principale scopo sarà quello di sostenere le nuove istituzioni del governo kosovaro, quindi il lavoro di Eulex - al di là delle difficoltà sul terreno - dovrà essere di supporto ai ministeri di Pristina nella gestione della legge e del territorio.

Economia
La decisione della FED, la Banca Centrale americana, di tagliare il tasso di sconto ha condizionato i mercati valutari. Le borse asiatiche hanno chiuso in nero con un calo dell’oltre 3 per cento. Euro in discesa dopo aver volato verso il nuovo record storico di 1,5904 dollari. Primato anche per il prezzo del petrolio, che sale a 111,80 dollari, in rialzo di 1,59 dollari. Nuovi massimi storici anche per l’oro, che ha toccato a Londra quota 1.032,70 dollari l’oncia.

Iraq
In Iraq, è ancora violenza. Nel giorno della visita a sorpresa a Baghdad del vicepresidente americano, Dick Cheney, una violenta esplosione ha scosso la capitale, il bilancio è di tre morti e 11 feriti. Cheney ha incontrato il premier iracheno al Maliki, una visita che cade nel quinto anniversario dell’offensiva multinazionale guidata dagli USA per rovesciare il regime di Saddam Hussein. Al Maliki ha anche incontrato John McCain, candidato repubblicano alla presidenza degli Stati Uniti. Intanto, in un rapporto reso noto dal Comitato internazionale della Croce Rossa si legge che la situazione umanitaria in Iraq “è tra le più critiche al mondo”. Milioni di persone mancano di accesso all’acqua pulita e all’assistenza sanitaria.

Afghanistan
Sanguinoso attentato in Afghanistan. Nella provincia di Helmand, un kamikaze si è fatto esplodere vicino a un convoglio della NATO. Almeno sei persone hanno perso la vita: tra queste tre civili e tre soldati dell’Isaf, due di nazionalità danese.

Medio Oriente
Tensione a Gerusalemme dopo le violenze di ieri avvenute in un rione arabo dove viveva il palestinese, autore della strage dei seminaristi ebrei. Intanto, il cancellerie tedesco, Angela Merkel, ha iniziato il secondo giorno della sua missione in Israele con una visita al Museo dell'Olocausto, accompagnata dal premier Olmert e da otto ministri del suo governo.

Francia-elezioni
Una nuova sconfitta alle municipali francesi per la maggioranza di destra del presidente Sarkozy. I socialisti e le altre liste di sinistra hanno ottenuto un’ampia vittoria al secondo turno delle elezioni amministrative; alto l’astensionismo. Sfiorata l’affermazione a Marsiglia, l’opposizione ha denunciato irregolarità nel voto. Il servizio di Francesca Pierantozzi:RealAudioMP3

La Francia condanna anche in appello Nicolas Sarkozy: il risultato del secondo turno delle amministrative di ieri è stato chiaro come il primo. La destra perde e torna la sinistra. Sul piano nazionale, l’opposizione supera la maggioranza al governo di almeno due punti. Ma è soprattutto nelle grandi città che la vittoria è rosa, se i socialisti mancano di poco la presa di Marsiglia - che resta nelle mani del conservatore, Jean-Claude Gaudin - passano a sinistra Tolosa e Strasburgo. Il voto non ha comunque entusiasmato i francesi: l’affluenza è stata del 65%, una delle più basse. Senza nessuna sorpresa, il socialista Bertrand Delanoué mantiene la poltrona di sindaco di Parigi. Cadono alcune roccaforti storiche dei conservatori come Rennes, Cannes, Amiens, Saint-Etienne, Metz. Il primo ministro, François Fillon, ha ammesso la sconfitta ma ha assicurato che il presidente e il governo continueranno la loro politica di riforme. Secondo il segretario del partito socialista, François Hollande, invece, con la sinistra maggioritaria in Francia Nicolas Sarkozy dovrà correggere la sua politica. (Francesca Pierantozzi, da Parigi, per la Radio Vaticana)

 
Iran
I conservatori iraniani non accettano le critiche dell’Unione Europea sulle elezioni legislative di venerdì scorso, definite dalla presidenza di turno slovena “né libere, né eque”. I fedelissimi del presidente Ahmadinejad hanno conquistato - secondo risultati ancora provvisori - i due terzi del parlamento di Teheran. Neppure i ballottaggi di aprile sembrano però destinati ad aprire nuovi scenari per i riformatori.

Pakistan
Tra ingenti misure di sicurezza si è aperta la seduta inaugurale del parlamento del Pakistan, dopo le elezioni dello scorso 18 febbraio che hanno consegnato la vittoria al PPP, il Partito popolare del Pakistan, e alla Lega Musulmana del Pakistan che fa capo a Nawaz Sharif. La sessione è iniziata con un minuto di silenzio per l'ex premier Benazir Bhutto, la leader dell'opposizione assassinata lo scorso 27dicembre in un attentato.

Kuwait
Crisi politica in Kuwait. Tutti ministri del governo si sono dimessi: la decisione è scattata dopo un duro scontro con il parlamento controllato dall'opposizione, che domani dovrebbe approvare un aumento mensile dei salari contrastato dall'esecutivo. Si attende ora un pronunciamento dell'emiro, il principe Nawaf al Al ahmad al Sabah, il quale potrebbe accettarle e dare vita a un nuovo governo o scogliere il parlamento e convocare le elezioni anticipate.

Marocco-SaharawiE’ partita ieri a New York una nuova fase dei negoziati tra il Marocco e i rappresentanti dell’autoproclamata Repubblica araba saharawi democratica, organizzati sotto l'egida dell'ONU e destinati a trovare una soluzione alla questione del Sahara occidentale, l'ex colonia spagnola occupata dal Marocco subito dopo la sua indipendenza nel 1975. I negoziati iniziati in giugno non hanno portato fino ad oggi a nessun risultato. Il servizio di Luciano Ardesi:RealAudioMP3

 
La distanza tra le due parti è troppo grande per sperare in una svolta nei negoziati. Il governo di Rabat insiste nell’affermare la propria sovranità sul territorio che occupa parzialmente dal 1975. Al massimo, è disposto a concedere un’autonomia senza però che i suoi abitanti possano esprimere una preferenza diversa. Il Fronte Polisario rivendica invece una libertà di scelta, compresa l’indipendenza. Si realizzerebbe così quell’autodeterminazione sostenuta anche dalle Nazioni Unite. I più ottimisti sperano che questo incontro serva almeno a convincere il Marocco a far cessare la repressione nei territori occupati. Non passa giorno iche arresti e torture vengano denunciati nei confronti dei nazionalisti saharawi. Il Polisario ha recentemente minacciato di riprendere le armi se si dovesse produrre uno stallo della situazione. Il Marocco ha risposto alla vigilia dell’incontro con manovre militari nel territorio sotto il suo controllo. Tutti concordano, però, che non ci sia rischio di una ripresa immediata delle ostilità. (Luciano Ardesi per la Radio Vaticana)

 
Albania
E’ salito ancora il bilancio dell’esplosione avvenuta sabato a Tirana in un deposito di armi. Dalle macerie di una casa vicina, i soccorritori hanno estratto il corpo di un bambino forse di tre o quattro anni, una giovane donna è morta in ospedale. Sono così 11 le vittime, 13 i dispersi e oltre 300 i feriti, quelli più gravi trasferiti in Grecia e in Italia. (Panoramica internazionale a cura di Benedetta Capelli)

 
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 77

 
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