In Tibet non si placa la protesta, che, oltre alla capitale Lhasa, ha interessato
anche altre province. Intanto, mentre dimostranti hanno assaltato l’ambasciata cinese
a L’Aja, in Olanda, il Dalai Lama è tornato a chiedere l’intervento della comunità
internazionale per far luce su quanto sta avvenendo. Il nostro servizio: Serve
un inchiesta internazionale sugli scontri di questi giorni che avrebbero provocato
un’ottantina di vittime secondo il governo tibetanto in esilio. Il Dalai Lama dall’India
ha denunciato che è in atto un genocidio culturale ad opera della Cina. Nella regione
- ha affermato - vige uno stato di terrore verso i tibetani che - ha aggiunto - sono
costretti a subire una discriminazione sistematica. Sono trattati come cittadini di
seconda classe, dice ancora e ribadisce che non c’è alcuna intenzione di chiedere
l’indipendenza ma solo l’autonomia del Tibet. Il Dalai Lama si è poi dichiarato contrario
al boicottaggio delle Olimpiadi, che viene invece invocato da alcune organizzazioni
umanitarie. Intanto le notizie che arrivano dalla regione Himalayana sono confuse,
anche perché le comunicazioni via internet sono state bloccate. In queste ore la protesta
si è estesa anche in altre zone. L’ultima è la provincia di Sichuan, dove almeno 7
tibetani sarebbero rimasti uccisi in una manifestazione repressa dalla polizia. Sempre
tesa la situazione anche a Lhasa, dove vige il coprifuoco imposto dalle autorità.
In immagini trasmesse da una tv di Hong Kong si vedono agenti impegnati in rastrellamenti,
mentre testimoni riferiscono di spari e di centinaia di veicoli militari per il trasporto
di truppe in arrivo verso la capitale. In questo quadro gli Stati Uniti, attraverso
un comunicato firmato dal segretario di Stato Condoleezza Rice - hanno chiesto una
prova di moderazione alla Cina esortando le autorità di Pechino ad evitare il ricorso
alla violenza. Intanto anche in Europa si moltiplicano i segnali di solidarietà al
popolo tibetano. Stamani in Olanda circa 400 persone, durante una manifestazione,
hanno tentato di assaltare l'ambasciata cinese all’Aja, distruggendo parte della recinzione
della sede diplomatica, prima di essere bloccati dalla polizia.