2008-03-15 15:14:54

Proseguono le proteste anti-governative in Tibet. Incerto il numero delle vittime


Nuove manifestazioni anti-governative in Tibet. Sarebbero almeno trenta le vittime delle proteste di ieri, secondo quanto riferito dal governo tibetano in esilio. Diversa la cifra fornita dalla Cina che parla di 10 morti. Intanto, il Dalai Lama, leader spirituale dei buddisti tibetani, ha respinto qualsiasi responsabilità sulle violenze avvenute a Lhasa. Il nostro servizio:RealAudioMP3

 
Ci sono divergenze tra le fonti tibetane e quelle governative sul numero delle vittime nelle violenze di ieri a Lhasa. L’agenzia "Nuova Cina" riferisce di 10 morti. Per il governo tibetano in esilio in India, che si è espresso sulla base di “notizie non confermate”, sarebbero 100. E’ stata anche avanzata una richiesta all’ONU per inviare in Tibet rappresentanti delle Nazioni Unite e aprire un’inchiesta per “violazione dei diritti umani”. Un appello alle autorità cinesi affinché guardino con “compassione e saggezza” alla situazione è stato lanciato, sempre oggi, dal primo ministro del governo tibetano in esilio. Intanto, in una nota dell’Alta Corte del Tibet, si promette clemenza a coloro che si consegneranno, entro la sera di lunedì prossimo, alle autorità cinesi altrimenti, si legge nel testo, è possibile “una severa punizione”. La magistratura cinese ha però assicurato che si occuperà “in modo appropriato” di quanto accaduto a Lhasa e in accordo con la legge vigente. La televisione pubblica cinese, intanto, ha mostrato le immagini dei disordini di ieri e ha puntato il dito contro i sostenitori del Dalai Lama. Il leader spirituale buddista, che ha sempre sostenuto l’indipendenza e non l’autonomia del Tibet, ha però respinto ogni addebito, parlando di “accuse prive di fondamento”. In una dichiarazione, esprimendo la sua preoccupazione per quanto sta accadendo, ha chiesto alla Cina di non ricorrere all’uso della forza. Invito esteso anche ai suoi compagni tibetani. Le manifestazioni si stanno allargando, proteste sono segnalate nella provincia cinese di Gansu; 50 gli arresti in India, a New Delhi dove si è svolta una manifestazione di 200 esuli tibetani; 20 le persone fermate a Kathamandu, in Nepal; arresti anche a Sydney, in Australia, dove una cinquantina di manifestanti hanno assaltato il consolato cinese. Ieri è giunta la condanna delle violenze da parte della comunità internazionale: la Casa Bianca ha invitato Pechino ad aprire un dialogo con il Dalai Lama, mentre l’Unione Europea ha chiesto moderazione. Le proteste sono scoppiate lunedì quando centinaia di persone, guidate dai monaci buddisti, sono scese in strada per ricordare l’anniversario del fallito tentativo di indipendenza dalla Cina nel 1959. Intanto a Pechino, il presidente Hu Jintao è stato rieletto per un secondo mandato di cinque anni dall'Assemblea Nazionale del Popolo.

 
Iran-elezioni
All’indomani delle elezioni parlamentari iraniane, il partito conservatore marcia verso una scontata vittoria. Calcoli ufficiosi rivelano, infatti, che dei 115 seggi finora assegnati, 42 vanno a candidati conservatori vicini al presidente Ahmadinejad, 28 a conservatori critici nei confronti del presidente, 29 a candidati indipendenti e 16 ai riformisti. L’affluenza alle urne è stata del 65 per cento, con un incremento del 15 per cento rispetto alle legislative di quattro anni fa. Nella giornata di oggi dovrebbero essere resi noti i risultati relativi alle città medie e piccole, mentre per conoscere il responso delle urne nella capitale Teheran si dovrà aspettare qualche giorno. Si registra, intanto, il successo personale dell'ex capo negoziatore sul dossier nucleare, Ali Larijani: candidato nella città santa di Qom, ha ottenuto oltre il 75 per cento dei consensi, potendo concretamente aspirare alla presidenza del parlamento, finora guidato da un fedelissimo del presidente Mahmoud Ahmadinejad, Gholam Ali Hadad Adel. Larijani appartiene al gruppo dei cosiddetti “revisionisti”, vale a dire quei conservatori che, scontenti delle politiche di Ahmadinejad, sostengono l’ayatollah Ali Khamenei.

Iraq-violenza
Non si placa la violenza in Iraq. Nella notte una ventina di razzi sono stati lanciati contro il consolato americano a Hilla. La sede diplomatica non è stata colpita nell’attacco, che ha però provocato la morte di una donna e il ferimento di altri nove civili iracheni, compresi alcuni bambini. Almeno due persone sono state uccise inoltre nel sud del Paese, a Kout, negli scontri tra le forze di sicurezza irachene e i miliziani sciiti dell’Esercito del Mahdi. A perdere la vita, un poliziotto e un civile. Ci sono stati anche otto feriti, quattro dei quali gravi. Due aspiranti kamikaze e un miliziano del braccio iracheno di Al Qaeda sono stati uccisi poi dalle forze di sicurezza governative a Tellafar, a circa 400 chilometri a nord-ovest di Baghdad, mentre si apprestavano a compiere un attentato. Ieri, invece, a Rabiya, al confine con la Siria, in un attentato suicida è stato ucciso un interprete iracheno e sei persone, fra le quali due soldati statunitensi. Due impiegati del dipartimento di Stato americano sono rimaste feriti.

Afghanistan
In Afghanistan, due ragazzini di 13 anni sono rimasti vittima di un attentato suicida nella provincia orientale di Khost. Il kamikaze si è diretto contro una pattuglia della forza multinazionale, causando anche il ferimento di quattro persone, tra le quali un militare della coalizione.

Medio Oriente
Su invito del governo tedesco, si terrà ad inizio giugno a Berlino una conferenza internazionale sul Medio Oriente e sugli aiuti ai palestinesi. Alla riunione parteciperanno i Paesi membri dell’Unione Europea, molti Stati arabi tra cui Egitto, Giordania, Marocco ed Emirati Arabi, rappresentanti del “quartetto” formato da USA, Russia, ONU e UE, oltre a israeliani e palestinesi. Intanto in Israele, il vice premier Haim Ramon ha dichiarato che il governo poteva fare di più per sgomberare i nuclei illegali di insediamenti in Cisgiordania anche a costo di uno scontro con i coloni ebrei.

Terrorismo-Austria
I rapitori dei due turisti austriaci, sequestrati il 22 febbraio scorso in Tunisia, hanno chiesto per il loro rilascio la liberazione di cinque estremisti islamici algerini. Secondo il quotidiano indipendente “Annahar”, le condizioni dei sequestratori, appartenenti all’organizzazione di Al Qaeda nel Maghreb, sarebbero state dettate attraverso una lettera inviata all’ambasciata austriaca ad Algeri. Nessuna conferma ufficiale è però arrivata da Vienna.

USA-economia
Terremoto a Wall Street, dove la crisi del credito immobiliare ha fatto il suo ingresso nella capitale della finanza, segnando il tracollo della banca Bear Stearns. La più piccola delle principali banche d’affari della Borsa statunitense ha iscritto a bilancio, fino ad oggi, oltre due miliardi di dollari di perdite legate alla crisi dei mutui subprime. Dopo aver strenuamente negato per settimane, la società ha dovuto ammettere ieri di avere difficoltà sul fronte della liquidità al punto di dover ricorrere a un prestito d’emergenza da parte della Fed di New York e di JP Morgan. Il titolo è crollato del 41 per cento, trascinando nel baratro i listini: il Dow Jones ha chiuso in calo dell’1,60 per cento, il NASDAQ ha segnato un passivo del 2,26 per cento e lo Standard & Poor’s 500 si è attestato a -2,08 per cento.

Turchia-magistratura-governo
Scontro aperto tra il governo turco e la magistratura dopo la richiesta alla Corte Costituzionale di sciogliere il partito AKP, “Giustizia e Sviluppo”, del premier Erdogan e del presidente Gul per “attività anti-laiche”. Nel mirino dei giudici anche 71 dirigenti della formazione politica che andrebbero sospesi dalla loro attività. Il capo dello Stato ha fatto appello al senso di responsabilità, chiedendo di valutare bene le conseguenze di una simile iniziativa per la vita istituzionale della Turchia. Secondo il primo ministro, si tratterebbe di un “attentato alla volontà nazionale”.

Albania-esplosione
Una forte esplosione è avvenuta oggi in un deposito d’armi dell’esercito albanese a Vora, a dodici chilometri a nord di Tirana. Oltre 150 i feriti, soprattutto fra gli automobilisti e i passeggeri di autobus in transito lungo la vicina autostrada. “E’ una situazione allarmante”: è stato il commento del premier Sali Berisha.

Russia-sventato attentato a Putin
Secondo il quotidiano russo “Tvoi Den”, i servizi segreti di Mosca, il 2 marzo scorso, in coincidenza con le elezioni presidenziali, avrebbero sventato un tentativo di assassinare il presidente uscente Vladimir Putin. Il giornale non cita fonti, ma offre un dettagliato resoconto dell’arresto di un ventiquattrenne tagiko, avvenuto in un appartamento in affitto vicino alla Piazza Rossa, tre ore prima che Putin e il suo successore pronunciassero il discorso della vittoria. L’uomo era in possesso di un vero e proprio arsenale, tra cui un fucile da cecchino e un kalashnikov. (Panoramica internazionale a cura di Benedetta Capelli)
 
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 75

 

 
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