2008-03-15 15:52:26

In piazza a Bari contro la mafia. Don Ciotti: "Il cambiamento ha bisogno di noi"


“Il cambiamento ha bisogno del nostro coraggio”. E' questa l’esortazione di don Luigi Ciotti, fondatore dell’associazione “Libera: Associazioni, nomi e numeri contro le mafie”, rivolta a tutti i giovani intervenuti al corteo di Bari per celebrare, come ogni anno, il “Giorno della memoria per tutte le vittime di mafia”. Si tratta di na giornata di ricordo in concomitanza con la presentazione del progetto internazionale di lotta alla criminalità organizzata, Flare. Generare cooperazione tra organismi sociali e istituzioni, questo lo spirito del progetto, che verrà presentato al Parlamento Europeo il prossimo giugno. Ma quale il significato dell’iniziativa? Silvia Picchiantano lo ha chiesto a Michele Curto, responsabile di Flare su scala europea e Presidente della ONG Terra del Fuoco che ha patrocinato l’evento insieme a Libera:RealAudioMP3

R. – La criminalità organizzata e le mafie hanno ormai una dimensione assolutamente internazionale. Gli strumenti di contrasto sono resi non adeguati a contrastarle dalla straordinaria capacità con cui le mafie riescono ad articolarsi in vari Paesi, facendosi scudo molte volte dei limiti delle frontiere fra uno Stato e l’altro. Partendo da questo punto, si è sviluppata l’idea di provare a costruire un network europeo per dare una risposta della società civile alle mafie e al crimine organizzato internazionale.

 
D. - Come si è articolata la campagna alla base di questo progetto?

 
R. - Il primo incontro è stato a Berlino a novembre e ci siamo confrontati con una trentina di organizzazioni provenienti in particolare dall’Unione Europea. Poi, man mano il network è cresciuto e ci siamo rincontrati a gennaio, a Cracovia. In quell’occasione avevamo 200 delegati provenienti da una trentina di Paesi dell’Unione Europea ma anche di Stati confinanti, dall’area del Meditarraneo, dai Balcani, dal Caucaso, dall’ex Unione Sovietica.

 
D. – Quali sono i modi in cui si sviluppa il crimine organizzato?

 
R . - Le mafie, le micromafie, il crimine organizzato, a volte degli apparati parastatali e, in alcuni casi eccezionali, anche degli Stati fantasma stanno costruendo una specie di multinazionale criminale: ci sono alcuni traffici che con estrema rapidità si spostano con agenti di diversi Paesi riuscendo non ad eludere i controlli. Utilizzano addirittura i controlli stessi per rafforzarsi. L’unica alternativa è la cooperazione fra Stati: una cooperazione sia di carattere pubblico, tra i sistemi giudiziari e repressivi, ma anche una collaborazione più stretta nella società civile.

 
R. – Quali le aree trattate dal vostro progetto?

 
R. – Flare in questo momento è organizzato in cinque macroaree di riflessione: crimini, traffico degli esseri umani, traffico di stupefacenti, corruzione e traffico d’armi. Poi ci sono fenomeni specifici che stanno fuori da questi schemi e questi stessi traffici tendono spesso ad incrociarsi fra di loro sostenendosi l’un l’altro. Si tratta di cominciare ad organizzare una capacità di denuncia e di pressione a livello comunitario per la costruzione di nuove normative che la società civile fino ad adesso non ha sviluppato adeguatamente. Solo una rete incrociata di direttive, sensibilità nella società civile e capacità giornalistica di denuncia possono permetterci di arrivare ad un’efficacia reale nel contrastare questo fenomeno.







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