2008-03-15 09:33:00

Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica


Nella Domenica delle Palme la Liturgia ci propone il Vangelo della Passione del Signore, dal tradimento di Giuda fino alla morte in croce e alla sepoltura di Gesù. Nel Getsèmani il Signore prega il Padre in preda alla tristezza e all’angoscia:

«Padre mio, se è possibile, passi da me questo calice! Però non come voglio io, ma come vuoi tu!». 

Sulla Domenica delle Palme e della Passione del Signore, ascoltiamo il commento del teologo, don Massimo Serretti, docente di Cristologia alla Pontificia Università Lateranense:RealAudioMP3


E’ giunta l’“ora” del Suo “Battesimo”, l’“ora” del Suo abbassamento e del Suo innalzamento, del Suo spogliamento e della Sua glorificazione. E come da neonato le Sue membra delicate furono appoggiate sul legno della Sua culla che fu la mangiatoia, così ora il Suo corpo forte, ma torturato, viene disteso su un altro legno: quello della croce.

 
Su questo legno che, come recita l’inno antico, diviene “l’arca che conduce in porto il mondo naufrago”, il Figlio compie l’ultimo atto di conformazione alla nostra condizione decaduta nell’obbedienza senza limiti al Padre che gliela chiede. L’abbandono della morte è per il Figlio lo stesso abbandono della nascita, perché accade dentro il mistero dell’eterna generazione.

 
La Sua morte è una morte cruda, la più cruda che mai ci sia stata e mai ci sarà, ma essa è abbracciata da ogni parte dalla consegna (paradosis) al Padre. Nulla s’interpone tra il Figlio e il Padre e in questa inseparabilità tutto accade, adesso, nella Sua “ora”, perfino la morte. La loro comunione si espone alla morte e la riguadagna a sé come nemico vinto.







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