Presentato il Rapporto 2008 dell'Osservatorio romano sull'immigrazione
Sono circa 500 mila gli immigrati regolari presenti nel Lazio e il loro contributo
alla vita sociale ed economica è forte. Ciò nonostante, sono solo poco più di 330
mila quelli registrati all’anagrafe, quindi con una condizione stabile, segno, nella
maggior parte dei casi, che ancora non godono di un lavoro certo o di una residenza
definitiva. I dati, presentati stamani nella capitale nel quadro del Rapporto 2008
dell’Osservatorio Romano sulle Migrazioni, promosso dalla Caritas di Roma, con la
Camera di Commercio, il comune e la provincia, mettono in luce una realtà in forte
evoluzione. Si tratta soprattutto di giovani lavoratori - quasi l’80 per cento ha
meno di 45 anni – impiegati principalmente in piccole aziende. Molti di loro sono
attivi nel settore domestico, mentre cala il numero di chi è impiegato nelle costruzioni.
E crescono anche le imprese con titolare straniero – quasi il 4 per cento degli imprenditori
laziali – segno che l’integrazione sta crescendo. Inoltre, più dell’86 per cento degli
immigrati si concentra nella provincia di Roma, una tendenza che è andata crescendo
sensibilmente nel corso di questi ultimi anni, e circa la metà arriva da Paesi europei,
quasi il 23 per cento dal continente asiatico. Troppe però ancora le situazioni di
disagio. Secondo il rapporto diffuso oggi, nei primi quattro mesi del 2006, in 16
Caritas della regione sono state accolte quasi 3600 persone in difficoltà, più dei
due terzi donne e stranieri. Per mons. Guerino Di Tora, direttore della Caritas Romana,
“bisogna considerare l’immigrato come persona da accogliere e non solo come forza
lavoro. Non si può pensare che per otto ore al giorno sia presente in un’azienda e
poi sparisca dal tessuto sociale. Come capitale, siamo chiamati ad anticipare il futuro
promuovendo la convivenza”. Il vicepresidente della Camera di Commercio di Roma, Lorenzo
Tagliavanti, fa notare comunque come “gli stranieri si caratterizzino sempre di più
per un’occupazione stabile e duratura, dunque non lavori ‘mordi e fuggi’ legati alla
stagione”. (A cura di Alessandro Guarasci)