Concerto di musica sacra alla Basilica di San Lorenzo in Lucina, organizzato dall'Accademia
Filarmonica Romana
Chiara Muti e il Quartetto Bernini saranno i protagonisti, questa sera alle ore 21.15,
del concerto che l’Accademia Filarmonica Romana organizza nella Basilica di San Lorenzo
in Lucina. In programma "Le ultime sette parole di Cristo" di Joseph Haydn, “sonate
per orchestra” eseguite per la prima volta il Venerdì Santo del 1787 . I brani saranno
intercalati da passi scelti di "Conversazione con la morte" opera dello scrittore
Giovanni Testori. La voce è quella dell’attrice Chiara Muti. Gabriella Ceraso
l’ha intervistata: R.
– Questa musica era stata composta per avere, accanto ai versetti del Vangelo, un’omelia
di un cardinale. Invece, pian piano, si è trasformato il concetto, i poeti hanno potuto
intervallare le scelte dei testi ai versetti del Vangelo. E’ chiaro che nella musica
in pieno Settecento non c’è ancora la Passione di Cristo, coinvolgente e più sentita,
che ci sarà poi nel Romanticismo. In ogni passaggio, anche nei più drammatici, la
musica invece rimane serena, come se avesse in sé la risposta e la certezza della
fede.
D. – E lei ha scelto di intercalare la musica
di Haydn con l’opera, in cui Testori – questo poeta del Novecento – rivela la sua
conversione dopo la morte della mamma. Perché questa scelta?
R.
– Giovanni Testori trasforma le parole in una ricerca di Dio, attraverso delle domande
che hanno già in sé la forza delle risposte. E in questa fragilità, legata al senso
della precarietà ma anche del suo coraggio – appunto – ad affrontarla, va cercato
il legame interiore con il momento del Calvario di Gesù Cristo.
D.
– Il filo conduttore può essere dunque la conversione di Testori come l’abbandono
al Padre di Gesù in Croce?
R. – In questa conversione
c’è la tenerezza di un uomo che in un grande dolore ritrova invece la fede.
D.
– Più che un ruolo da interpretare, questo mi sembra un viaggio interiore per un’attrice
come lei?
R. – Sì. E’ assolutamente un abbandono.
L’ultima volta, ricordo, a Cremona un parroco venne a ringraziarmi dicendomi: “In
un certo senso, questa è la vera catechesi”, e io gli risposi che in fondo è un’“auto-catechesi”.
D.
– Questa musica, dunque, seppure avulsa dal contesto per cui è stata creata, riesce
ancora ad essere preghiera?
R. – La musica è diretta
e arriva al cuore. La preghiera la si sente: in tutte le chiese dove siamo stati,
ricordo che il pubblico ascoltava in grandissimo silenzio. Poi, alla fine, veniva
a ringraziare proprio per il momento di silenzio, di abbandono e di grande meditazione.
Quindi, penso che la gente abbia e senta la necessità di questo.
D.
– Quella di Haydn è una Via Crucis musicale. Ma lei, l’anno scorso, come lettrice
delle meditazioni, ha partecipato proprio alla Via Crucis al Colosseo. Che ricordo
conserva di quell’esperienza?
R. – Un ricordo meraviglioso,
alla presenza del Santo Padre per me è stato un onore ma poi, quando mi sono trovata
lì, è proprio il luogo in cui eravamo e in più la grande responsabilità di dover
dire i versetti del Vangelo e i bellissimi testi di mons. Ravasi a commento, insomma
... è stata una grande esperienza!