2008-03-12 14:56:35

Rapporto di "Medici Senza Frontiere" sulle crisi dimenticate


Presentato in Sala stampa estera a Roma il 4° rapporto annuale sulle crisi dimenticate compilato da Medici Senza Frontiere. Il documento comprende quella che l’organizzazione ha definito la “top ten” delle crisi umanitarie più ignorate dai media a livello internazionale nel 2007. Il servizio di Giada Aquilino:RealAudioMP3


“Raccontare significa sollevare problemi che altrimenti resterebbero nascosti e richiamare alle proprie responsabilità, nei confronti delle popolazioni in pericolo, i governi e le istituzioni”. Parte da questa riflessione del direttore di Medici Senza Frontiere-Italia, Kostas Moschochoritis, il dibattito sulle 10 crisi umanitarie più ignorate nel mondo, in base al rapporto stilato da Medici Senza Frontiere, in collaborazione con l’Osservatorio di Pavia, sullo spazio dedicato alle emergenze umanitarie in particolare dalla stampa italiana. Rilevato un calo delle notizie su tali crisi: dal 10% del 2006 all’8% del 2007. Ce ne parla proprio Kostas Moschochoritis:

 
R. – Le emergenze riguardano: la tubercolosi, una malattia che uccide 2 milioni di persone ogni anno; lo Zimbabwe, dove - su una popolazione di 12 milioni - un milione e 800 mila persone sono sieropositive, a fronte di un sistema sanitario completamente disastroso; la malnutrizione, che è causa di morte ogni anno di cinque milioni di bambini sotto i 5 anni; i conflitti armati nello Sri Lanka e in Cecenia; la Repubblica Democratica del Congo, dove - nonostante le prime elezioni più o meno democratiche di un anno fa - nelle regioni dell’Est la guerra civile continua; la Colombia, il terzo Paese per numero di sfollati nel mondo dopo il Sudan e il Congo, con tre milioni e 800 mila persone in fuga da un conflitto che dura da 40 anni; la Birmania dove, a causa delle condizioni politico-economiche, l’accesso alle cure è quasi impossibile; sottolineo la Repubblica Centrafricana, della quale nel corso dell’anno scorso non è stata data alcuna notizia dai telegiornali italiani ma dove, dal 2005, è in corso una guerra civile sanguinosa: nel luglio dell’anno scorso abbiamo perso – perché è stata uccisa – una nostra operatrice umanitaria; e finisco con la Somalia, dove, dopo la vittoria delle forze del governo transitorio e le forze etiopi nel giugno 2006, gli scontri si sono sviluppati in tutto il Paese, specialmente a Mogadiscio e l’assistenza umanitaria è minima.

 
D. – Più volte, il Papa e le Organizzazioni internazionali hanno lanciato appelli a favore di questi Paesi in difficoltà. Quanto sono importanti tali appelli?

 
R. – Tutti gli appelli a favore delle popolazioni in pericolo sono importantissimi. In questa direzione, gli attori nel contesto umanitario devono continuare a lavorare per rompere finalmente il silenzio che condanna milioni di persone a situazioni inaccettabili.







All the contents on this site are copyrighted ©.