Rapporto di "Medici Senza Frontiere" sulle crisi dimenticate
Presentato in Sala stampa estera a Roma il 4° rapporto annuale sulle crisi dimenticate
compilato da Medici Senza Frontiere. Il documento comprende quella che l’organizzazione
ha definito la “top ten” delle crisi umanitarie più ignorate dai media a livello internazionale
nel 2007. Il servizio di Giada Aquilino:
“Raccontare
significa sollevare problemi che altrimenti resterebbero nascosti e richiamare alle
proprie responsabilità, nei confronti delle popolazioni in pericolo, i governi e le
istituzioni”. Parte da questa riflessione del direttore di Medici Senza Frontiere-Italia,
Kostas Moschochoritis, il dibattito sulle 10 crisi umanitarie più ignorate nel mondo,
in base al rapporto stilato da Medici Senza Frontiere, in collaborazione con l’Osservatorio
di Pavia, sullo spazio dedicato alle emergenze umanitarie in particolare dalla stampa
italiana. Rilevato un calo delle notizie su tali crisi: dal 10% del 2006 all’8% del
2007. Ce ne parla proprio Kostas Moschochoritis:
R.
– Le emergenze riguardano: la tubercolosi, una malattia che uccide 2 milioni di persone
ogni anno; lo Zimbabwe, dove - su una popolazione di 12 milioni - un milione e 800
mila persone sono sieropositive, a fronte di un sistema sanitario completamente disastroso;
la malnutrizione, che è causa di morte ogni anno di cinque milioni di bambini sotto
i 5 anni; i conflitti armati nello Sri Lanka e in Cecenia; la Repubblica Democratica
del Congo, dove - nonostante le prime elezioni più o meno democratiche di un anno
fa - nelle regioni dell’Est la guerra civile continua; la Colombia, il terzo Paese
per numero di sfollati nel mondo dopo il Sudan e il Congo, con tre milioni e 800 mila
persone in fuga da un conflitto che dura da 40 anni; la Birmania dove, a causa delle
condizioni politico-economiche, l’accesso alle cure è quasi impossibile; sottolineo
la Repubblica Centrafricana, della quale nel corso dell’anno scorso non è stata data
alcuna notizia dai telegiornali italiani ma dove, dal 2005, è in corso una guerra
civile sanguinosa: nel luglio dell’anno scorso abbiamo perso – perché è stata uccisa
– una nostra operatrice umanitaria; e finisco con la Somalia, dove, dopo la vittoria
delle forze del governo transitorio e le forze etiopi nel giugno 2006, gli scontri
si sono sviluppati in tutto il Paese, specialmente a Mogadiscio e l’assistenza umanitaria
è minima.
D. – Più volte, il Papa e le Organizzazioni
internazionali hanno lanciato appelli a favore di questi Paesi in difficoltà. Quanto
sono importanti tali appelli?
R. – Tutti gli appelli
a favore delle popolazioni in pericolo sono importantissimi. In questa direzione,
gli attori nel contesto umanitario devono continuare a lavorare per rompere finalmente
il silenzio che condanna milioni di persone a situazioni inaccettabili.