Mons. Tomasi all'ONU: il diritto alla salute è universale e riguarda tutti gli esseri
umani dal concepimento fino alla morte naturale
Il diritto alla salute è universale e riguarda tutti gli esseri umani dal concepimento
fino alla morte naturale. E’ questo, in sintesi, quanto ha ribadito ieri mons. Silvano
Maria Tomasi, osservatore permanente della Santa Sede presso l’Ufficio ONU di Ginevra,
intervenendo alla settima sessione del Consiglio delle Nazioni Unite per i diritti
umani in corso nella città elvetica. Il rappresentante vaticano è intervenuto sul
rapporto del relatore speciale sul diritto di tutti al godimento del più alto standard
ottenibile di salute fisica e mentale. Il servizio di Sergio Centofanti.
Mons.
Tomasi ha legato diritto alla salute e sviluppo ricordando quanto detto recentemente
da Benedetto XVI durante l’udienza al nuovo ambasciatore americano, la signora Mary
Ann Glendon, per la presentazione delle Lettere credenziali: “La costruzione
di un futuro più sicuro per la famiglia umana – sottolinea il Papa - significa innanzitutto
operare per lo sviluppo integrale dei popoli, in particolare mediante l'offerta di
un'adeguata assistenza sanitaria” e “l'eliminazione di pandemie come l'Aids”.
Secondo
la Costituzione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità – rileva mons. Tomasi –
la definizione di salute si riferisce a uno "stato di completo benessere fisico, mentale
e sociale” e non alla “semplice assenza di malattia o infermità”. "La Santa Sede riconosce,
inoltre, la necessità di garantire l'accesso alla assistenza spirituale tra quelle
condizioni che garantiscono il pieno godimento del diritto alla salute”. Il presule
ha sottolineato il “ruolo fondamentale” che deve essere riconosciuto alle organizzazioni
religiose nel rafforzamento delle infrastrutture sanitarie. “Tali organizzazioni
– ha detto - spesso assumono delle significative responsabilità per l'onere della
fornitura di assistenza sanitaria, soprattutto per i settori più poveri della popolazione
e per coloro che vivono nelle zone rurali”. Troppo spesso, tuttavia – ha aggiunto
- queste organizzazioni sono escluse sia dalla pianificazione degli interventi che
dai finanziamenti, che sono essenziali per le loro attività e sono rivolte in particolare
nel contrasto di pandemie come l’AIDS, la tubercolosi, la malaria e altre malattie
che colpiscono le fasce più povere della società.
Il
rappresentante vaticano esprime la sua soddisfazione per l'inclusione nella relazione
del concetto di "non discriminazione" tra gli obblighi fondamentali dei sistemi sanitari
e l'accento sul dovere degli Stati di affrontare le esigenze particolari di soggetti
svantaggiati e di quanti vivono in condizioni di povertà.
Riguardo
a quanti hanno bisogno di una protezione speciale – ha affermato – “non dobbiamo mai
ignorare o negare il diritto alla vita di coloro le cui condizioni sono più vulnerabili”
e dipendono interamente dalle cure altrui. Casi particolari sono i bambini durante
la gravidanza e quelli affetti da gravi malattie. Mons. Tomasi auspica che i riferimenti
nella relazione alle "cure ostetriche di emergenza" non portino a giustificare la
soppressione della vita umana prima della nascita, e che il riferimento all'obbligo
di "individuare un minimo 'paniere' dei servizi sanitari" non venga interpretato in
modo da negare servizi essenziali a quanti sono gravemente malati. D’altra parte,
mentre la relazione sostiene che "alcuni diritti umani sono assoluti" mons. Tomasi
ribadisce la ferma convinzione della delegazione vaticana che non ci può essere nessun
compromesso sul diritto alla vita di una persona dal concepimento alla morte naturale.
Il
presule ha quindi ricordato come il rapporto del relatore speciale abbia dato il dovuto
riconoscimento alla “salute come un bene pubblico" che richiede una "cooperazione
internazionale”. L’osservatore permanente ha concluso con un appello: urgente attenzione
deve essere posta al dramma dei rifugiati, degli sfollati e di altri migranti che
in tanti Paesi sono privi perfino dei più elementari servizi di assistenza per garantire
la loro stessa vita.