In Somalia si aggrava la crisi umanitaria degli sfollati
In numerose regioni della Somalia, molte famiglie sfollate sopravvivono come meno
di un pasto al giorno e spendono gran parte delle loro esigue entrate per procurarsi
acqua potabile. E’ quanto denuncia il Comitato internazionale della Croce Rossa precisando
che i recenti bombardamenti a Mogadiscio sono stati così intensi da non consentire
ai profughi di prendere beni necessari. In alcune zone, cibo, acqua e servizi sanitari
sono scarsi o inesistenti. A Guriel – riferisce l’agenzia missionaria Misna – sono
giunte oltre 3500 famiglie: le loro condizioni di vita sono difficilissime. La situazione
è allarmante anche nella regione di Mudug, colpita da una “grave siccità”. Nei distretti
di Afgoy e Daynile la gente è preoccupata per l’aumento di varie malattie. Di fronte
ad uno scenario così preoccupante, nei giorni scorsi l’Unicef aveva lanciato un accorato
appello precisando che sono più di 2 milioni i somali “privi d’acqua potabile, servizi
igienici di base, cure mediche e protezione”. Sono poi 80.000 i bambini sotto i 5
anni a rischio di malnutrizione acuta. L’accesso alle risorse idriche potabili è precluso,
inoltre, ai due terzi della popolazione. Secondo il Fondo dell’ONU per l’infanzia
sono necessari almeno 47 milioni di dollari. (A.L.)