Il governo del Gujarat boccia la nuova legge anti-conversione
Il governatore dello Stato occidentale del Gujarat ha bocciato il nuovo testo della
Legge sulla libertà religiosa (meglio conosciuta come Legge anti-conversione) approvato
nel 2006 ed oggetto di forti controversie perché “discriminatorio” nei confronti delle
minoranze religiose. I parlamentari hanno reintegrato la versione precedente, approvata
nel 2003. L’arcivescovo di Gandhinagar e segretario della Conferenza episcopale cattolica
indiana, mons. Stanislaus Fernandes, commenta ad AsiaNews che “la legge in questione
era inaccettabile soprattutto per la ripartizione che imponeva all’interno delle varie
religioni, ma questo è un ottimo segnale di distensione per tutti noi”. Secondo il
testo, giainisti e buddisti sono indù, così come cattolici e protestanti sono cristiani.
“Se questo può essere accettato da un punto di vista ecumenico – riprende l’arcivescovo
– una divisione di questo tipo non può formare una base di giurisprudenza”. Tuttavia,
sottolinea il presule, “rimane il problema delle Leggi anti-conversione. Queste sono
un assalto alla libertà religiosa, che invece dichiarano di voler proteggere, e configurano
una violazione diretta ai principi sanciti nella nostra Costituzione”. La Legge anti-conversione
del 2003, finora rimasta solo sulla carta in Gujarat, mira soprattutto ad impedire
le conversioni dall'induismo al cristianesimo. Nel caso un indù voglia diventare cristiano,
dovrà infatti come prima cosa avvertire il magistrato distrettuale ed ottenerne il
permesso. In caso contrario, la sua conversione verrà annullata. (R.P.)