BIELORUSSIA Mons. Kondrusiewicz critica la politica dei visti che limita la libertà
della Chiesa
MINSK, 12 mar 08 - Nonostante alcune aperture del governo e i buoni rapporti
con la maggioranza ortodossa, la Chiesa cattolica in Bielorussia gode ancora di una
libertà limitata. Lo ha confermato in un’intervista all’agenzia polacca KAI mons.
Tadeusz Kondrusiewicz, dal settembre scorso arcivescovo di Minsk-Mohilev, dopo aver
guidato per cinque anni l'arcidiocesi della Madre di Dio a Mosca. I cattolici in Bielorussia,
che sono il 17 per cento dei suoi di 9,7 milioni di abitanti in netta maggioranza
ortodossi, da tempo lamentano discriminazioni da parte del governo del Presidente
Lukashenko. Ultimamente, ci sono stati segnali di apertura con la concessione alla
Chiesa cattolica del permesso di ritrasmettere sulla radio di Stato le Messe domenicali
e di altre festività, ma restano le restrizioni per il rilascio dei visti al personale
ecclesiastico straniero: “La tendenza – spiega mons. Kondrusiewicz - è quella di ridurre
al minimo i sacerdoti stranieri”. Alcune nuove disposizioni hanno fissato a un anno
la durata massima dei visti per i sacerdoti dall’estero e chiedono come requisito
un certificato di educazione superiore, “una norma assurda – sostiene il presule –
poiché spetta al vescovo e non allo Stato decidere chi invitare. Si capirebbe meglio
– afferma - se si chiedesse la conoscenza del bielorusso o del russo. Per questo intendo
chiedere alle autorità di organizzare per i candidati un corso di lingua e cultura
bielorussa”. Una nota positiva riguarda invece i rapporti con la Chiesa ortodossa
locale: “Dopo la difficile esperienza a Mosca, a confronto qui in Bielorussia è un
paradiso”, ha detto il presule, riferendosi alle passate tensioni con il Patriarcato
russo. (Cns/Kai – ZENGARINI)