2008-03-11 13:55:41

In corso in Vaticano, la visita "ad Limina" dei vescovi di Haiti. La testimonianza del presidente della Conferenza episcopale locale, mons. Kebreau


Rilanciare la missione della Chiesa ad Haiti. E’ lo spirito che accompagna i vescovi dell’isola caraibica da ieri in Vaticano per la loro visita ad Limina, che si protrarrà fino a sabato prossimo. Una diffusa povertà condiziona - insieme alla violenza e a ripetute catastrofi naturalila - la vita di oltre 8 milioni di persone, la maggioranza delle quali - circa l’80% - è di fede cattolica. Tra la popolazione locale è tuttora la visita pastorale che Giovanni Paolo II compì esattamente 25 anni fa. Ma qual è la situazione della Chiesa ad Haiti oggi? Albert Mianzoukouta, della redazione francese-Africa della nostra emittente, ha girato la domanda a mons. Louis Kébreau, vescovo di Hinche e presidente della Conferenza episcopale haitiana:RealAudioMP3


R. - Actuellement, l'église en Haiti est en état de mission. ...
In questo momento, la Chiesa di Haiti è in una fase di missione. L’8 dicembre scorso abbiamo celebrato due grandi eventi: il 125.mo anniversario della fine dell’epidemia di vaiolo nel nostro Paese, sconfitta grazie all’intervento della Madonna del Perpetuo Soccorso (Patrona di Haiti), e l’anniversario della consacrazione di Haiti alla Vergine Maria. Questi due eventi ci hanno permesso di lanciare la “Grande Missione” che permetterà alla Chiesa di ritrovare il suo dinamismo, in modo da sentirsi testimone della forza del Vangelo che oppone la fiamma della speranza alla forza del male, del peccato, dell’odio e della divisione, offrendo così un nuovo futuro al nostro popolo. Con questa missione, vogliamo risvegliare e rafforzare la fede, impegnare le parrocchie in una pastorale "samaritana" e lavorare per la promozione integrale della persona umana. Permettere quindi al nostro Paese di rinascere e di lavorare alla costruzione di una nuova civiltà dell'amore e della speranza.

 
D. - Il Paese conosce gravi problemi sociali: come partecipa la Chiesa alle sofferenze del popolo haitiano e quali soluzioni propone?

 
R. - L'église a été toujours l'acompagnatrice de ce peuple ...
La Chiesa ha sempre accompagnato questo popolo, attraverso le sue varie organizzazioni, in particolare la Caritas che lavora in vari ambiti. Cerchiamo di fare il possibile per offrire sollievo alla gente che oggi patisce la miseria e aiutarla ad affrontare le difficoltà della vita.

 
D. - L’Anno scorso il Papa ha visitato il vostro continente, in occasione della Conferenza degli episcopati latinoamericani e caraibici ad Aparecida. Quale segno ha lasciato la presenza di Benedetto XVI?

 
R. - Personellement, je peux dire que la présence ...
Personalmente, posso dire che la presenza del Santo Padre è stata un’occasione per prendere coscienza della nostra missione oggi nella Chiesa. Ci ha fatto scoprire la realtà nella sua profondità. Come ha detto ad Aparecida, la realtà non può essere ridotta ai problemi economici e politici, ma ha la sua fonte in Dio e quando il primato di Dio non è rispettato, la vita dell’uomo è in pericolo. Credo che la presenza del Santo Padre sia stata vivificante, una spinta a lanciarci in questa impresa così importante, sintetizzata dal motto di Aparecida: "Discepoli e missionari di Gesù Cristo perché in Lui i popoli abbiano vita: "Io sono la via, la verità e la vita".

 
D. - Nell’incontro con il Santo Padre, quale preghiera portate da parte del popolo haitiano?

 
R. - Nous interesse, en fin, ...
Quello che a noi interessa è l’aspetto della missione oggi, un tema affrontato da Papa Giovanni Paolo II nella Cattedrale di Port-au-Prince, il 9 marzo 1983. Siamo a Roma per celebrare l’anniversario di quella visita e preghiamo perché il Vangelo ci renda uomini nuovi e ci permetta di aiutare veramente il nostro popolo. Viviamo in un tempo difficile e di stanchezza, ma penso che questa preghiera per una nuova evangelizzazione ci offrirà nuovo slancio per organizzare meglio le nostre parrocchie, per supportare i nostri sacerdoti e migliorare la formazione dei nostri seminaristi, perché veramente il Vangelo sia un fattore di trasformazione radicale di tutto l’essere umano.







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