2008-03-10 20:04:54

KAZAKISTAN L’ausiliare di Karaganda parla all’Apic della situazione della Chiesa nel Paese




FRIBURGO, 9 mar 08 - Una comunità molto piccola, composta per lo più da fedeli di origine straniera e che gode di una relativa libertà religiosa in una società ancora legata ai valori tradizionali. Così mons. Athanasius Schneider, vescovo ausiliare di Karaganda, descrive la situazione della Chiesa locale in un’intervista all’agenzia cattolica Apic di Friburgo. 47 anni, figlio di una famiglia tedesca del Mar Nero deportata da Stalin, mons. Schneider è ausiliare di questa città industriale tristemente famosa per i gulag dal giugno 2006. Nell’intervista il presule, di passaggio in Svizzera su invito dell’”Aiuto alla Chiesa che Soffre” (ACS), parla di una situazione nell’insieme “tranquilla” per la Chiesa in Kazakistan. I problemi – spiega - non vengono tanto dallo Stato che riconosce la libertà religiosa e promuove la tolleranza, quanto piuttosto dal proselitismo aggressivo di alcuni gruppi evangelici provenienti dagli Stati Uniti e dalla Corea e di alcuni predicatori islamisti, anch’essi per lo più stranieri: “La maggioranza della popolazione non vuole questo genere di fondamentalismo, mentre lo Stato garantisce la ‘pax religiosa’ ed è attento ad impedire che i fondamentalisti prendano piede nel Paese”. Un’altra nota positiva per mons. Schneider è costituita dal fatto che la Chiesa è libera di esprimersi pubblicamente su temi eticamente sensibili in una società che, nonostante 70 anni di dittatura sovietica, “ha conservato meglio i valori morali e umani delle opulente società occidentali”.
La Chiesa cattolica in Kazakistan conta oggi circa 250mila fedeli di Rito Latino e 7mila di Rito Ucraino, su una popolazione di più di 17 milioni di abitanti, di cui il 60 per cento musulmani. Gli ortodossi costituiscono invece un terzo della popolazione. La Santa Sede e la Repubblica del Kazakistan intrattengono relazioni diplomatiche dal 1992.
(Apic – ZENGARINI)








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