Rapporto della Croce Rossa sulle vittime dimenticate delle guerre dall'Iraq alla Bosnia
Ashwak, un’irachena rifugiata in Giordania, ha perso le tracce del marito: “Ho cercato
ovunque, in tutte le prigioni e istituti forensi. Ho cercato per più di quattro mesi.
Ho sempre ricevuto la stessa risposta: non è qui. Ma spero ancora”. Sono migliaia
le donne che, come Ashwak, hanno perso in guerra il marito, il padre o un figlio e
che si ritrovano impreparate a prendere il posto dei loro cari dispersi. A loro, vittime
dimenticate dei conflitti, riferisce l'Agenzia Misna, il Comitato internazionale della
croce rossa (Icrc) dedica il centenario della Giornata internazionale della donna.
“Non sapere cosa sia successo a mariti, padri, fratelli è una dura realtà per le donne
in guerra. Da una parte nella loro società non sono spose, né vedove, stanno in mezzo.
Dall’altra parte ricade su di loro il sostentamento delle loro famiglie” commenta
Jamila Hammani, dell’ufficio iracheno della Croce Rossa, citando le testimonianze
delle vedove della guerra irachena e bosniaca e sollecitando gli Stati a “prendere
le misure necessarie a chiarire il destino dei dispersi e ad aiutare le famiglie nelle
loro ricerche quotidiane”. Il destino incerto dei dispersi ha infatti ripercussioni
sulla vita di chi rimane: senza un certificato di morte, le donne non possono rivendicare
diritti di proprietà o eredità. Talora perdono la tutela della loro prole o viene
loro negata la possibilità di risposarsi. Secondo Florence Tercier, che guida il programma
della Croce Rossa per le donne vittime delle guerre, sono 12.832 i dispersi – di cui
1402 donne – in Bosnia, 5986 – tra cui 223 donne – in Sri Lanka e 1128 in Nepal. In
Rwanda il 23% delle donne è rimasta vedova dopo il genocidio del 2004 e leggi discriminatorie
hanno vietato loro di ereditare la terra o chiedere prestiti. Da qui l’invito dell’Icrc
alle autorità interessate perchè “sostengano le donne nella loro lotta per la sopravvivenza
propria e delle loro famiglie”. (R.P.)