2008-03-07 20:11:10

COREA Una ricerca svela l'impossibilità della pratica religiosa nel Nord comunista


SEOUL, 7mar08 - In una recente indagine i rifugiati nordcoreani riferiscono la loro impossibilità nella pratica religiosa nel Nordcomunista. Secondo Database Center per i Diritti Umani, che ha condotto la ricerca, tutti i rifugiati che sono stati interrogati sulla possibilità di praticare attività religiose hanno risposto che ciò "è impossibile". "i risultati - dice il direttore del Centro John Yoon Yeo-sang - mostrano che sebbene i nordcoreani pratichino, nei limiti della più stretta segretezza, le attività religiose, queste siano in generale impossibili nella loro attuazione". A Seoul, la Commissione episcopale per la riconciliazione delle persone coreane ha supportato la ricerca, e ne ha pubblicati i risultati a febbraio. "La ricerca è stata condotta per stabilire la realtà delle religioni presenti nella Corea del Nord attraverso una concreta evidenza, e ciò sarà uno dei principali indicatori per la prospettiva di evangelizzazione del Paese" dice il direttore del Centro, Yoon. Le autorità nordcoreano, da parte loro , hanno subito ribattutto che nel Paese è ufficialmente ammessa la libertà di religione e che ci sono circa 500 sedi di culto protestant. Inoltre ci sono molte persone che praticano attività religiose sia privatamente che insieme ad altri, e che il numero è in forte incremento. Per parte cattolica si sottolinea che la ricerca di Database Center rappresenta un contributo speciale per programmare l'evangelizzazione nelle zone nordcoreane, come anche un dato concreto di valutazione dell'effettiva presenza di libertà religiosa e delle persecuzioni denunciate dagli intervistati.
(Ucan-VISELLI)








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