I vescovi di Colombia, Venezuela ed Ecuador impegnati a risolvere la crisi tra i tre
Paesi
Si aggrava la tensione politica tra Venezuela, Colombia ed Ecuador. Domani, il cosiddetto
“Gruppo di Rio” potrebbe tentare una mediazione per superare la crisi scoppiata dopo
l'offensiva dell'esercito colombiano contro le FARC in cui è rimasto ucciso, in territorio
ecuadoriano, il “numero 2” della guerriglia, Raúl Reyes. E intanto i vescovi dei tre
Paesi stanno preparando un incontro comune per rilanciare la pace nell’area. Il servizio
di Luis Badilla.
Mentre
la totalità dei Paesi della regione criticano il comportamento di Bogotá sia per quanto
riguarda i bombardamenti oltre le proprie frontiere sia per gli ostacoli che, dicono,
le autorità colombiane pongono alle trattative per liberare numerosi ostaggi, tra
cui Ingrid Betancourt, il presidente colombiano Alvaro Uribe alza il tono lanciando
al suo collega Hugo Chávez gravi accuse: “Appoggia e finanzia la guerriglia colombiana
che, da parte sua, opera insieme a importanti cartelli del narcotraffico”. Accuse
simili, anche se più sfumate, sono state lanciate anche contro l’Ecuador. I governanti
di questi Paesi rispondono che tali contatti “esistono da tempo e, come è chiaro a
tutti, hanno un solo scopo: facilitare la liberazione degli ostaggi”, ha detto il
Presidente ecuadoriano Rafael Correa. Da parte sua il presidente Chávez ha risposto
accusando il presidente colombiano di “agire per conto degli interessi e dei centri
di potere statunitensi”. La guerra delle parole, questa volta però appare molto rischiosa,
poiché sul campo sono stati mobilitati migliaia di soldati e mezzi bellici, in particolare
sul lungo confine tra il Venezuela e la Colombia.
E'
ciò che più preoccupa i vescovi degli Episcopati di queste nazioni. Quello colombiano,
nella persona del cardinale Pedro Rubiano, arcivescovo della capitale, ha chiesto
di prendere parte domani a mezzogiorno alla preghiera nazionale per la pace e il dialogo.
L’Episcopato venezuelano chiede alle autorità fermezza e moderazione per proteggere
la pace interna ed esterna, nel rispetto delle leggi, e cercando sempre tutte le vie
possibili per comporre la controversia senza acutizzare una crisi pericolosa. “L’odio,
la violenza e la guerra”, scrivono i presuli, “non costruiscono nulla di duraturo
e positivo”. Infine, i vescovi dell’Ecuador rivolgono un appello a “sospendere le
ostilità e ad intraprendere un cammino di dialogo sincero e di riconciliazione” e
concludono sottolineando: “Non dobbiamo rinunciare alla nostra vocazione di Paese
che vuole la pace, costruendola con la giustizia ed il rispetto dei diritti”.