2008-03-06 14:39:33

I vescovi di Colombia, Venezuela ed Ecuador impegnati a risolvere la crisi tra i tre Paesi


Si aggrava la tensione politica tra Venezuela, Colombia ed Ecuador. Domani, il cosiddetto “Gruppo di Rio” potrebbe tentare una mediazione per superare la crisi scoppiata dopo l'offensiva dell'esercito colombiano contro le FARC in cui è rimasto ucciso, in territorio ecuadoriano, il “numero 2” della guerriglia, Raúl Reyes. E intanto i vescovi dei tre Paesi stanno preparando un incontro comune per rilanciare la pace nell’area. Il servizio di Luis Badilla.RealAudioMP3


Mentre la totalità dei Paesi della regione criticano il comportamento di Bogotá sia per quanto riguarda i bombardamenti oltre le proprie frontiere sia per gli ostacoli che, dicono, le autorità colombiane pongono alle trattative per liberare numerosi ostaggi, tra cui Ingrid Betancourt, il presidente colombiano Alvaro Uribe alza il tono lanciando al suo collega Hugo Chávez gravi accuse: “Appoggia e finanzia la guerriglia colombiana che, da parte sua, opera insieme a importanti cartelli del narcotraffico”. Accuse simili, anche se più sfumate, sono state lanciate anche contro l’Ecuador. I governanti di questi Paesi rispondono che tali contatti “esistono da tempo e, come è chiaro a tutti, hanno un solo scopo: facilitare la liberazione degli ostaggi”, ha detto il Presidente ecuadoriano Rafael Correa. Da parte sua il presidente Chávez ha risposto accusando il presidente colombiano di “agire per conto degli interessi e dei centri di potere statunitensi”. La guerra delle parole, questa volta però appare molto rischiosa, poiché sul campo sono stati mobilitati migliaia di soldati e mezzi bellici, in particolare sul lungo confine tra il Venezuela e la Colombia.

 
E' ciò che più preoccupa i vescovi degli Episcopati di queste nazioni. Quello colombiano, nella persona del cardinale Pedro Rubiano, arcivescovo della capitale, ha chiesto di prendere parte domani a mezzogiorno alla preghiera nazionale per la pace e il dialogo. L’Episcopato venezuelano chiede alle autorità fermezza e moderazione per proteggere la pace interna ed esterna, nel rispetto delle leggi, e cercando sempre tutte le vie possibili per comporre la controversia senza acutizzare una crisi pericolosa. “L’odio, la violenza e la guerra”, scrivono i presuli, “non costruiscono nulla di duraturo e positivo”. Infine, i vescovi dell’Ecuador rivolgono un appello a “sospendere le ostilità e ad intraprendere un cammino di dialogo sincero e di riconciliazione” e concludono sottolineando: “Non dobbiamo rinunciare alla nostra vocazione di Paese che vuole la pace, costruendola con la giustizia ed il rispetto dei diritti”.







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