Benedetto XVI all'udienza generale dedicata a San Leone Magno: il primato del Papa
necessario per servire l'unica Chiesa di Cristo
“Uno dei più grandi Pontefici che abbiano onorato la Sede romana”. Con queste parole,
Benedetto XVI ha introdotto la figura di San Leone Magno, approfondita durante l’udienza
generale di questa mattina. Il Papa ha parlato a circa 20 mila persone divise tra
l’Aula Paolo VI e la Basilica di San Pietro: qui, nel breve saluto ai fedeli prima
della catechesi, Benedetto XVI ha salutato con particolare affetto i numerosi gruppi
di studenti, augurando loro di curare con attenzione la propria “formazione integrale”.
Il servizio di Alessandro De Carolis:
Dissuase
Attila e i suoi Unni dal completare l’invasione dell’Italia, già duramente provata
dalle loro scorrerie, e presentandosi inerme davanti a Genserico indusse i suoi Vandali,
che saccheggiavano Roma, a risparmiare le Basiliche di San Pietro e San Paolo, stipate
di gente terrorizzata. Basterebbero questi due celebri episodi rimasti nella storia
a delineare il non comune coraggio e la statura umana di Leone Magno. Ma in lui, ha
messo in evidenza Benedetto XVI, brillarono nette anche le doti di pastore e di teologo,
così che questa figura di Papa si staglia nei primi secoli della Chiesa come una delle
più prestigiose in assoluto:
“Egli fu davvero
uno dei più grandi Pontefici che abbiano onorato la Sede romana, contribuendo moltissimo
a rafforzarne l’autorità e il prestigio. Primo Vescovo di Roma a portare il nome di
Leone, adottato in seguito da altri dodici Sommi Pontefici, è anche il primo Papa
di cui ci sia giunta la predicazione, da lui rivolta al popolo che gli si stringeva
attorno durante le celebrazioni”.
Un centinaio
di sermoni e 150 lettere ci hanno consegnato di San Leone Magno alcuni tratti di intramontata
attualità: fu - ha affermato Benedetto XVI - “sollecito” verso i suoi fedeli “ma anche
della comunione tra le diverse Chiese e delle loro necessità”, e ancora, “fu sostenitore
e promotore instancabile del primato romano, proponendosi come autentico erede dell’apostolo
Pietro”. L’ispirata eloquenza con la quale difese - con un suo scritto letto durante
il Concilio di Calcedonia del 451 - le nature divina e umana di Gesù dall’eresia che
negava quella umana del Figlio di Dio provocarono nei padri conciliari, ha ricordato
Benedetto XVI, un’esclamazione rimasta negli annali: “Pietro ha parlato per bocca
di Leone”:
“Soprattutto da questo intervento,
e da altri compiuti durante la controversia cristologica di quegli anni, risulta con
evidenza come il Papa avvertisse con particolare urgenza le responsabilità del Successore
di Pietro, il cui ruolo è unico nella Chiesa, perché 'a un solo apostolo è affidato
ciò che a tutti gli apostoli è comunicato', come afferma Leone in uno dei suoi sermoni
per la festa dei santi Pietro e Paolo (…) Mostrava in questo modo come l’esercizio
del primato romano fosse necessario allora, come lo è oggi, per servire efficacemente
la comunione, caratteristica dell’unica Chiesa di Cristo”. San
Leone Magno, morto nel 461 dopo 21 anni di Pontificato, visse in tempi “molto difficili”.
Le scorrerie barbariche avevano messo in crisi l’autorità civile, sostituita in molti
casi da quella religiosa, ed entrambe furono esercitate con “prudenza e fermezza”
dal Papa del quinto secolo. Fu un uomo di pace, un animatore della carità tra i profughi,
un pastore che riuscì, nonostante il caos del tempo, ad annunciare il Vangelo con
efficacia, riuscendo a legare - ha notato Benedetto XVI – la “liturgia alla vita quotidiana
dei cristiani”:
“In particolare Leone Magno insegnò
ai suoi fedeli – e ancora oggi le sue parole valgono per noi – che la liturgia cristiana
non è il ricordo di avvenimenti passati, ma l’attualizzazione di realtà invisibili
che agiscono nella vita di ognuno (…) Egli fu un grande portatore di pace e di amore.
Ci mostra così la via: nella fede impariamo la carità. Impariamo quindi con San Leone
Magno a credere in Cristo, vero Dio e vero Uomo, e a realizzare questa fede ogni
giorno nell'azione per la pace e nell'amore per il prossimo”.
Sceso
nella Basilica vaticana prima di inziare la catechesi in Aula Paolo VI, e accolto
con entusiasmo dai moltissimi studenti delle Scuole gestite dalle Apostole del Sacro
Cuore di Gesù, il Papa aveva avuto per loro queste parole:
“Auguro
a ciascuno di vivere questo tempo della scuola come occasione propizia per una autentica
formazione integrale. Vi incoraggio a rafforzare la vostra adesione al Vangelo per
essere sempre disponibili e pronti a compiere la volontà del Signore”.
E
oltre al tema dell’istruzione giovanile, Benedetto XVI si è soffermato anche su quello
dell’assistenza sanitaria. Salutando le religiose infermiere di diverse Congregazioni,
impegnate in questi giorni in un corso di aggiornamento, il Papa le ha invitate a
“vedere sempre nei malati il volto di Cristo” e a ripartire “da Lui ogni giorno con
umile coraggio per essere testimoni del suo amore”.