2008-03-04 15:30:51

La figlia di Nikita Krusciov ricorda la sua visita in Vaticano nel 1963 e la consegna del premio Balzan per la pace a Giovanni XXIII


“Ad un certo punto, senza nemmeno un annuncio, entrò il Papa. I cattolici presenti si misero in ginocchio, gli altri si alzarono. Giovanni XXIII salutò tutti, poi si accomodò in una poltrona”. Così Rada Krusciova ricorda il 7 marzo di 45 anni fa quando insieme al marito, Alexei Adjubei consegnarono al pontefice il premio Balzan per la Pace. Una data storica, riferisce l'agenzia Sir, perché per la prima volta due sovietici entravano in Vaticano. In quell’occasione – ha raccontato ieri la figlia di Nikita Krusciov in un’intervista al quotidiano cattolico “L’Eco di Bergamo” – consegnammo a Giovanni XXIII una lettera di mio padre, una lettera in russo che elogiava gli sforzi del Papa per il mantenimento della pace. Il Pontefice ci diede un messaggio di risposta dove si enunciava la speranza di futuri passi per un avvicinamento”. La signora, oggi quasi ottantenne, rivela anche il contenuto del messaggio di Giovanni XXIII a Krusciov: “Esprimendo sentimenti di riconoscenza all'Onnipotente e a tutti quelli che hanno cooperato per una tanto alta riconoscenza dell'attività per la pace della Chiesa cattolica, auguriamo fioritura e benessere a tutto il popolo russo che ci è tanto caro e vogliamo assicurarvi che noi continueremo a dare tutte le nostre forze per comprensione vera, fratellanza e pace fra i popoli in tutto il mondo”. Il Papa – ricorda ancora Rada Krusciova - “ci mise subito a nostro agio”, dicendo: “Noi dobbiamo parlare anche con i russi, non li dobbiamo giudicare solo per il fatto che non ci piace il loro sistema politico. Se il signor Krusciov sedesse adesso davanti a me non proverei nessuna sensazione di disagio nel parlare con lui. Entrambi siamo originari di piccoli villaggi, entrambi di umile origine, ci capiremmo l'uno con l'altro”. (S.G.)







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