La figlia di Nikita Krusciov ricorda la sua visita in Vaticano nel 1963 e la consegna
del premio Balzan per la pace a Giovanni XXIII
“Ad un certo punto, senza nemmeno un annuncio, entrò il Papa. I cattolici presenti
si misero in ginocchio, gli altri si alzarono. Giovanni XXIII salutò tutti, poi si
accomodò in una poltrona”. Così Rada Krusciova ricorda il 7 marzo di 45 anni fa quando
insieme al marito, Alexei Adjubei consegnarono al pontefice il premio Balzan per la
Pace. Una data storica, riferisce l'agenzia Sir, perché per la prima volta due sovietici
entravano in Vaticano. In quell’occasione – ha raccontato ieri la figlia di Nikita
Krusciov in un’intervista al quotidiano cattolico “L’Eco di Bergamo” – consegnammo
a Giovanni XXIII una lettera di mio padre, una lettera in russo che elogiava gli sforzi
del Papa per il mantenimento della pace. Il Pontefice ci diede un messaggio di risposta
dove si enunciava la speranza di futuri passi per un avvicinamento”. La signora, oggi
quasi ottantenne, rivela anche il contenuto del messaggio di Giovanni XXIII a Krusciov:
“Esprimendo sentimenti di riconoscenza all'Onnipotente e a tutti quelli che hanno
cooperato per una tanto alta riconoscenza dell'attività per la pace della Chiesa cattolica,
auguriamo fioritura e benessere a tutto il popolo russo che ci è tanto caro e vogliamo
assicurarvi che noi continueremo a dare tutte le nostre forze per comprensione vera,
fratellanza e pace fra i popoli in tutto il mondo”. Il Papa – ricorda ancora Rada
Krusciova - “ci mise subito a nostro agio”, dicendo: “Noi dobbiamo parlare anche con
i russi, non li dobbiamo giudicare solo per il fatto che non ci piace il loro sistema
politico. Se il signor Krusciov sedesse adesso davanti a me non proverei nessuna sensazione
di disagio nel parlare con lui. Entrambi siamo originari di piccoli villaggi, entrambi
di umile origine, ci capiremmo l'uno con l'altro”. (S.G.)