Incontro di lavoro in Vaticano tra una delegazione musulmana e il Pontificio Consiglio
per il dialogo interreligioso
Si svolge oggi e domani in Vaticano una riunione preliminare, di carattere tecnico-operativo,
tra una delegazione musulmana e il Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso
per definire alcuni aspetti procedurali per l’avvio di una riflessione comune e la
preparazione di un incontro di personalità islamiche con il Santo Padre. La riunione
segue un carteggio tra esponenti islamici e Santa Sede e la recente visita del cardinale
Jean-Louis Tauran alla prestigiosa Università islamica di Al-Azhar al Cairo. Tra gli
elementi di questo scambio epistolare figura una lettera inviata da 138 saggi musulmani
al Papa e ai responsabili delle Chiese cristiane che individua nell’amore di Dio e
del prossimo il punto in comune tra cristianesimo e islam. Ascoltiamo in proposito
la riflessione di un teologo, don Andrea Pacini, consultore della Commissione
per i rapporti religiosi con i musulmani presso il Pontificio Consiglio per il dialogo
interreligioso. L’intervista è di Fabio Colagrande:
R.
– Direi che la lettera esprime il frutto del dialogo intercorso negli ultimi decenni.
Certamente non ha risolto i problemi, ma apre – semmai – delle prospettive interessanti
per poterli risolvere in futuro. A me pare, per esempio, molto interessante che nell’introduzione
di questa lettera venga detto in maniera esplicita che espressione concreta dell’amore
per il prossimo è il rispetto del suo diritto alla libertà religiosa. Ma, come noi
sappiamo, questo è un tema molto caro alle comunità cristiane minoritarie nei Paesi
musulmani e che spesso hanno invece notevoli difficoltà a vedersi riconosciuto questo
diritto e il fatto che sia stato messo a tema come espressione concreta dell’amore
per il prossimo, mi pare un passo avanti importante.
D.
– A proposito della franchezza, che deve sempre contraddistinguere il dialogo, è stato
interessante quanto ha detto ai nostri microfoni il cardinale Tauran, tornando dal
suo viaggio presso l’Università islamica Al-Azhar al Cairo. Ci ha infatti raccontato
che la parte musulmana, durante questo incontro, ha insistito molto sul fatto che,
secondo il Corano, in materia di religione non ci sia costrizione e lo stesso cardinale
Tauran ne ha approfittato a questo punto per dire che questo è principio molto bello,
ma che ci sono dei Paesi in cui questo principio non viene applicato e ci sono situazioni
in cui i cristiani non hanno nemmeno la possibilità di avere una Chiesa per praticare
il loro culto. Da parte musulmana c’è stato il riconoscimento che si tratta di un
problema, di un problema da risolvere. Resta questa della libertà religiosa una delle
tematiche più delicate?
R. – Questa della libertà
religiosa è una delle tematiche più delicate e direi anche una tematica fondamentale.
Tra l’altro, all’interno del mondo musulmano contemporaneo, noi anche recentemente
abbiamo assistito a delle spinte diversificate. Facciamo un esempio: nel Qatar, abbiamo
assistito ad una grande apertura gestita e diretta dall’attuale Emiro verso la libertà
religiosa che ha portato alla concessione di spazi alle diverse Chiese cristiane per
la costruzione di edifici di culto e quindi l’uscita non solo dalla clandestinità,
ma direi anche addirittura il dono di terreni su cui costruire le chiese. La chiesa
cattolica sarà inaugurata dopo la prossima Pasqua. Dall’altra parte non possiamo,
però, non prendere anche atto che in Algeria, ad esempio, soltanto due anni fa è stata
emanata una nuova legge che condiziona fortemente l’esercizio della libertà religiosa.
E’ soltanto di un mese fa la notizia dell’arresto di un prete cattolico soltanto perché
aveva condotto una preghiera all’interno di una famiglia cattolica. Questa legge prevede,
infatti, che si possa celebrare il culto soltanto ed esclusivamente negli edifici
ufficialmente riconosciuti come tali dallo Stato. Il dialogo sarà, quindi, efficace
in quanto passerà dalla dimensione - che ci vuole - di carattere culturale alla traduzione
in prassi giuridiche che tutelino la libertà religiosa. Questo mi sembra il banco
di prova e la verifica di efficacia di ogni percorso di dialogo.