COREA A plenaria vescovi decidono di intensificare il loro impegno pro-vita
SEOUL, 4 mar 08 - Alla loro recente plenaria primaverile a Seul, i vescovi
sud-coreani hanno deciso di potenziare la Commissione episcopale di bioetica, allo
scopo di rendere più incisivo l’impegno della Chiesa per la costruzione di una “cultura
della vita” in Corea. L’organismo è stato istituito nel 2000 come organo subordinato
della Commissione per la Dottrina della Fede, con il compito di studiare le implicazioni
etiche delle biotecnologie e di elaborare indicazioni pastorali per i fedeli in materie
bioetiche. Oltre a diventare indipendente, esso lavorerà in collaborazione con il
“Movimento Vita 31” promosso dalla Conferenza episcopale e con il Comitato pro-vita
dell’arcidiocesi di Seul. Tra i suoi impegni prioritari – ha spiegato all’agenzia
Ucan il presidente, mons. Francis Xavier Anh Myong-ok - vi sarà la revisione della
legge sull’aborto del 1972. Se la Chiesa riuscisse in questo intento – ha aggiunto
il presule – sarebbe risolto “naturalmente” il problema demografico in Corea, uno
dei Paesi con la più bassa natalità al mondo. Negli ultimi anni in Corea del Sud
il tema della difesa della vita umana è stato al centro di vivaci polemiche fra la
Chiesa, da una parte, e il mondo scientifico e il governo di Seoul, dall’altra. In
particolare, al centro delle critiche dei vescovi, oltre all’attuale legislazione
sull’aborto (in Sud Corea esso è permesso in caso di malformazioni del feto, stupro,
incesto e minacce alla salute della madre), vi sono la promozione della fecondazione
in vitro (finanziata dallo Stato), ma anche le aperture del governo di Seul alla sperimentazione
sulle cellule staminali embrionali. (Ucan – ZENGARINI)