Presidenziali in Russia: l'opposizione contesta la larga vittoria di Medvedev, delfino
di Putin
In Russia, Dmitrij Medvedev, delfino di Putin, si è affermato nettamente alle elezioni
presidenziali, svoltesi ieri nel Paese, ottenendo oltre il 70% dei voti. Staccatissimi
tutti gli altri candidati: il comunista Zjuganov, con meno del 18%, e l’ultranazionalista
Zhirinovskij con poco più del 9%. Ma l'opposizione contesta la regolarità del voto
e anche la missione parlamentare del Consiglio d'Europa avanza dubbi sui risultati
elettorali. Il presidente Bush invece si è detto pronto a collaborare con il nuovo
leader russo, mentre il presidente della Commisione europea Barroso si è congratulato
per la sua vittoria. D'altra parte il tanto temuto astensionismo non si è registrato.
Da Mosca ce ne parla Giuseppe D'Amato.
L’affluenza
alle urne è stata del 69,61%, di ben 5 punti superiore alle precedenti presidenziali
del 2004. L’opposizione comunista e quella liberale contestano duramente queste elezioni.
E’ usata assai frequentemente la parola “farsa”. Vengono additati i dati provenienti
dal Caucaso. Oggi marcia di protesta in varie città. La delegazione degli osservatori
dei Parlamenti europei ha dichiarato che queste consultazioni non sono state libere.
Indignata è stata la reazione della Commissione elettorale russa, con polemica annessa.
Il cambio della guardia al Cremlino avverrà il 7 maggio, quando verrà modificata anche
la composizione del governo. Il 42enne neo-presidente ha scalato l’establishment del
potere al fianco di Vladimir Putin. E’ stato la sua ombra fin dagli inizi degli anni
Novanta. Condividevano la stessa grande scrivania nella sala di ricevimento del primo
sindaco democratico di San Pietroburgo, Anatolij Sobciak. Putin era il capo, Medvedev
l’esecutore e l’organizzatore. Il neo-leader appartiene alla generazione di chi ha
conosciuto l’URSS, già da adulto, solo con la perestrojka gorbacioviana e non ne è
un nostalgico come Putin. E’ un “nuovo russo”, fattosi col lavoro duro, amante delle
comodità e della tecnologia. I compiti strategici della sua presidenza sono due: migliorare
la qualità della vita dei russi, combattendo la spaventosa crisi demografica e costruire
le infrastrutture tanto necessarie per l’economia. (Da Mosca, per la Radio Vaticana,
Giuseppe D’Amato)
Per un commento sul voto in Russia
Stefano Leszczynski ha sentito l'inviato del quotidiano "Avvenire" Luigi
Geninazzi:
R. -
Medvedev ha vinto, un trionfo annunciato certamente, ma la sua percentuale – il 70
per cento dei voti, due terzi quindi dei votanti – è leggermente, di uno o due punti,
inferiore a quella che prese Putin nel 2004. Qualcuno sottolinea questo fatto per
indicare un fenomeno politico di sostanza che è la vera incognita di questo nuovo
mandato, cioè quanto Medvedev è un uomo di Putin, un suo fantoccio, qualcuno addirittura
dice, o piuttosto quanto tempo ci metterà ad uscire dall’ombra del suo mentore che
l’ha voluto delfino al Cremlino.
D. – Medvedev è
comunque un presidente giovane: questo può far bene alla Russia?
R.
– Giovane per un Paese che ha un’età media abbastanza elevata, è un fatto interessante
ma non dobbiamo dimenticare che già lo sconosciuto Vladimir Putin, nel 2000, aveva
poco più di 45 anni. E’ una novità, invece, il fatto che Medvedev – pur avendo avuto
incarichi molto importanti, ricordiamolo: vice primo ministro e soprattutto da otto
anni presidente di Gazprom, la cassa energetica della Russia – non ha mai ricoperto
un incarico politico sotto mandato popolare. Bisognerà vedere come si muoverà in questo
ruolo.
D. – C’è stata una crescita dei comunisti
in queste elezioni...
R. - E’ un fenomeno interessante
perché parecchia gente, che assolutamente voleva un po’ protestare contro una campagna
elettorale monopolizzata dal Cremlino con un vincitore scontato come Medvedev, ha
voluto dare un voto di protesta e pur non essendo comunista, l’ha dato a quello che
tutti sapevano sarebbe arrivato secondo. Resta il fatto che Zjuganov è un uomo dalla
mentalità vecchia, un nostalgico sovietico e non è certo la vera opposizione di questo
Paese.
D. – Putin ha definito queste elezioni decisamente
democratiche. Ma come vengono considerate queste elezioni in Russia?
R.
– Gli oppositori già hanno detto prima, e soprattutto ieri, che questo voto è una
farsa, lo ha detto Kasparov, il leader di Altra Russia che ha tentato, diciamo così,
una marcia simbolica nel centro di Mosca ma è stato subito bloccato; lo ha detto l’ex
premier Kasianov, l’uomo che ha governato con Putin fino a qualche anno fa. E’ certo
che questa campagna elettorale è stata condotta, decisa, pianificata fino al suo risultato
finale dal Cremlino. I brogli di ieri non credo che siano stati così larghi ed effettivi,
comunque non può essere certo definito un voto tranquillo, libero e regolare.