2008-03-03 13:16:50

Presidenziali in Russia: l'opposizione contesta la larga vittoria di Medvedev, delfino di Putin


In Russia, Dmitrij Medvedev, delfino di Putin, si è affermato nettamente alle elezioni presidenziali, svoltesi ieri nel Paese, ottenendo oltre il 70% dei voti. Staccatissimi tutti gli altri candidati: il comunista Zjuganov, con meno del 18%, e l’ultranazionalista Zhirinovskij con poco più del 9%. Ma l'opposizione contesta la regolarità del voto e anche la missione parlamentare del Consiglio d'Europa avanza dubbi sui risultati elettorali. Il presidente Bush invece si è detto pronto a collaborare con il nuovo leader russo, mentre il presidente della Commisione europea Barroso si è congratulato per la sua vittoria. D'altra parte il tanto temuto astensionismo non si è registrato. Da Mosca ce ne parla Giuseppe D'Amato.RealAudioMP3


L’affluenza alle urne è stata del 69,61%, di ben 5 punti superiore alle precedenti presidenziali del 2004. L’opposizione comunista e quella liberale contestano duramente queste elezioni. E’ usata assai frequentemente la parola “farsa”. Vengono additati i dati provenienti dal Caucaso. Oggi marcia di protesta in varie città. La delegazione degli osservatori dei Parlamenti europei ha dichiarato che queste consultazioni non sono state libere. Indignata è stata la reazione della Commissione elettorale russa, con polemica annessa. Il cambio della guardia al Cremlino avverrà il 7 maggio, quando verrà modificata anche la composizione del governo. Il 42enne neo-presidente ha scalato l’establishment del potere al fianco di Vladimir Putin. E’ stato la sua ombra fin dagli inizi degli anni Novanta. Condividevano la stessa grande scrivania nella sala di ricevimento del primo sindaco democratico di San Pietroburgo, Anatolij Sobciak. Putin era il capo, Medvedev l’esecutore e l’organizzatore. Il neo-leader appartiene alla generazione di chi ha conosciuto l’URSS, già da adulto, solo con la perestrojka gorbacioviana e non ne è un nostalgico come Putin. E’ un “nuovo russo”, fattosi col lavoro duro, amante delle comodità e della tecnologia. I compiti strategici della sua presidenza sono due: migliorare la qualità della vita dei russi, combattendo la spaventosa crisi demografica e costruire le infrastrutture tanto necessarie per l’economia. (Da Mosca, per la Radio Vaticana, Giuseppe D’Amato)

 
Per un commento sul voto in Russia Stefano Leszczynski ha sentito l'inviato del quotidiano "Avvenire" Luigi Geninazzi:RealAudioMP3


R. - Medvedev ha vinto, un trionfo annunciato certamente, ma la sua percentuale – il 70 per cento dei voti, due terzi quindi dei votanti – è leggermente, di uno o due punti, inferiore a quella che prese Putin nel 2004. Qualcuno sottolinea questo fatto per indicare un fenomeno politico di sostanza che è la vera incognita di questo nuovo mandato, cioè quanto Medvedev è un uomo di Putin, un suo fantoccio, qualcuno addirittura dice, o piuttosto quanto tempo ci metterà ad uscire dall’ombra del suo mentore che l’ha voluto delfino al Cremlino.

 
D. – Medvedev è comunque un presidente giovane: questo può far bene alla Russia?

 
R. – Giovane per un Paese che ha un’età media abbastanza elevata, è un fatto interessante ma non dobbiamo dimenticare che già lo sconosciuto Vladimir Putin, nel 2000, aveva poco più di 45 anni. E’ una novità, invece, il fatto che Medvedev – pur avendo avuto incarichi molto importanti, ricordiamolo: vice primo ministro e soprattutto da otto anni presidente di Gazprom, la cassa energetica della Russia – non ha mai ricoperto un incarico politico sotto mandato popolare. Bisognerà vedere come si muoverà in questo ruolo.

 
D. – C’è stata una crescita dei comunisti in queste elezioni...

 
R. - E’ un fenomeno interessante perché parecchia gente, che assolutamente voleva un po’ protestare contro una campagna elettorale monopolizzata dal Cremlino con un vincitore scontato come Medvedev, ha voluto dare un voto di protesta e pur non essendo comunista, l’ha dato a quello che tutti sapevano sarebbe arrivato secondo. Resta il fatto che Zjuganov è un uomo dalla mentalità vecchia, un nostalgico sovietico e non è certo la vera opposizione di questo Paese.

 
D. – Putin ha definito queste elezioni decisamente democratiche. Ma come vengono considerate queste elezioni in Russia?

 
R. – Gli oppositori già hanno detto prima, e soprattutto ieri, che questo voto è una farsa, lo ha detto Kasparov, il leader di Altra Russia che ha tentato, diciamo così, una marcia simbolica nel centro di Mosca ma è stato subito bloccato; lo ha detto l’ex premier Kasianov, l’uomo che ha governato con Putin fino a qualche anno fa. E’ certo che questa campagna elettorale è stata condotta, decisa, pianificata fino al suo risultato finale dal Cremlino. I brogli di ieri non credo che siano stati così larghi ed effettivi, comunque non può essere certo definito un voto tranquillo, libero e regolare.







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