2008-03-03 15:18:52

L’esercito israeliano lascia la Striscia di Gaza dopo 6 giorni di sanguinosissimi scontri e 111 palestinesi uccisi


Si è conclusa alle prime luci dell'alba l'operazione che l'esercito israeliano ha lanciato nella notte tra venerdì e sabato nel campo profughi di Jabalyia, nel nord della Striscia di Gaza. È costata la vita a 76 palestinesi, parte dei quali bambini e civili, e a due soldati israeliani. Le vittime degli ultimi sei giorni di scontri a Gaza sono complessivamente 111 da parte palestinese. Da parte sua, l’Alto commissario dell'Onu per i diritti umani, Louise Arbour, ha oggi condannato l'uso sproporzionato della forza da parte di Israele nella Striscia di Gaza e ha chiesto “un'indagine imparziale sulle uccisioni di dozzine di civili, tra cui anche bambini”. Arbour ha condannato con “'forza” anche il lancio di razzi da parte dei militanti palestinesi contro obiettivi civili israeliani. L'Alto commissario ha infine chiesto alla comunità internazionale di fare pressione su entrambe le parti affinchè rispettino i loro obblighi derivanti dal diritto umanitario internazionale e dai diritti umani. Il nostro servizio:RealAudioMP3


A poche ore dal ritiro i miliziani palestinesi hanno ripreso a lanciare razzi sulle città di Sderot e di Asqhelon, con una ventina di civili ricoverati in stato di shock. In realtà c’erano stati lanci anche durante i combattimenti con le forze israeliane. Hamas ha cantato vittoria mostrando il ripiegamento israeliano come una fuga. Ma la conferma che non si tratti di alcun ritiro, ma solo di un’operazione conclusa, è poi giunta in mattinata dal primo ministro Olmert. Olmert ha aggiunto che Israele intende proseguire i negoziati di pace “con i palestinesi pragmatici”, ossia con l'Anp di Abu Mazen, che due giorni fa ha però congelato tutti i rapporti con lo Stato ebraico. Un gesto che è bastato a far tracimare la tensione dalla Striscia di Gaza a tutta la Cisgiordania, dove anche oggi si sono ripetute manifestazioni di protesta a sostegno di Gaza e incidenti fra dimostranti palestinesi e forze di polizia israeliane. Un palestinese di 18 anni è stato ucciso da un colono vicino a Ramallah, mentre un altro dimostrante è stato ferito in modo grave a Betlemme. Un ragazzino di 13 anni era stato ucciso ieri a Hebron. In questo clima oggi è iniziata la missione dell'Alto rappresentante per la politica estera dell'Unione europea, Javier Solana e mercoledì a Gerusalemme sbarcherà il segretario di Stato generale americano Condoleeza Rice. Resta da dire delle ripercussioni in ambienti Hezbollah in Libano: alcune centinaia di alunni delle scuole gestite dal movimento sciita libanese Hezbollah hanno manifestato di fronte alla sede delle Nazioni Unite nel centro di Beirut contro l'offensiva militare israeliana nella Striscia di Gaza.

 
Tra offensive israeliane e lanci di razzi palestinesi, c’è grande preoccupazione per il processo di pace che sembrava potesse riprendere vigore con l’incontro di Annapolis, a novembre scorso. Delle conseguenze di azioni come quella compiuta negli ultimi giorni a Gaza, Stefano Leszscynski ha parlato con Janiki Cingoli, del Centro italiano per la pace in Medio Oriente:RealAudioMP3


R. - Questo tipo di operazioni sia come bombardamenti dall’alto sia come anche operazioni di terra più massicce, come questa degli ultimi giorni, di fatto danno una risposta alla pressione dell’opinione pubblica interna israeliana che è sempre più incalzante, però non risolvono il problema, perchè è evidente che nel momento in cui ritornano indietro la pioggia ricomincia.

 
D. - Israele aveva resistito per parecchio tempo dal compiere un’operazione di questo tipo su Gaza e questo aveva permesso di stabilire una sintonia anche con il presidnete Abu Mazen. Ora questa sintonia rischia di saltare?

R. – Sì, c’è questa situazione in cui Israele, forse, vorrebbe negoziare con Hamas ma non può farlo perché Abu Mazen si sentirebbe scavalcato; Abu Mazen che forse vorrebbe creare di nuovo un governo di unità nazionale ma esita perché Israele minaccia di abbandonare il negoziato, e adesso Abu Mazen che di fronte alle pressioni contro i civili di Gaza sospende, non abbandona, il negoziato. Probabilmente qui la Comunità internazionale potrebbe giocare un ruolo creando uno sbocco contiguo per tutti.

 
D. - Chi potrebbe sbloccare la situazione internazionale per quanto riguarda il Medio Oriente, chi è il vero protagonista in ambiente internazionale?

 
R. - In questo momento c’è una situazione di debolezza oggettiva degli Stati Uniti perchè c’è questa iniziativa in corso dopo Annapolis ma il presidente è uscente. Però quello che mi pare ancora succeda è che si va troppo al traino degli avvenimenti e non si riesce a imprimere quel colpo d’ala che sarebbe necessario per uscire da questa logica perversa.

 
Iraq
Serie di attentati in Iraq con decine di morti e di feriti. Due autobomba a distanza di poco hanno ucciso a Baghdad prima 15 persone, ferendone altre 35, e poi altre due. Nelle stesse ore, un'autobomba con due morti anche nella cittadina di Shirkat, nella provincia irachena settentrionale di Salaheddin. Nella stessa provincia, nella cittadina di Samarra, in nottata, l'esplosione di un camion-bomba aveva provocato l'uccisione di sette civili. Proprio a Samarra, sono stati scoperti cadaveri di 18 uomini con evidenti segni di tortura. Spostandosi a sud della capitale, il capo degli ispettori della polizia di Nassiriya, con tre suoi uomini sono stati uccisi in un agguato a Bassora. E c’è poi il tragico errore del comando Usa in Iraq, che ha ammesso l'uccisione “accidentale” di un ragazzino iracheno da parte di soldati americani nei pressi di Samarra venerdì scorso.

Cipro
I leader greco-cipriota e turco-cipriota si incontreranno nella seconda metà di marzo per discutere su come rilanciare i colloqui per una riunificazione dell'isola. Lo ha detto l'inviato dell'Onu, Michael Moller, dopo un incontro con il presidente greco-cipriota, Christofias. L’isola di Cipro è di fatto divisa dal 1974 da quando la Turchia invase la parte nord.

Ciad
Il presidente senegalese Abdoulaye Wade ha annunciato ieri a Dakar che riceverà i suoi omologhi del Ciad e del Sudan il 12 marzo, alla vigilia di un vertice che l'Organizzazione della conferenza islamica ha convocato per i due giorni successivi, nell'ambito di una mediazione per la pace tra Ciad e Sudan. Wade, citato dalla televisione pubblica senegalese RTS, ha parlato nel corso di una visita ieri al luogo dove si terrà l'11/mo summit dell'Organizzazione della conferenza islamica, il 13 e 14 marzo.

In Francia feriti 4 poliziotti nella banlieu sud di Parigi
Quattro agenti di polizia sono stati feriti ieri da colpi d'arma da fuoco nella banlieue sud della capitale francese. Tre sono rimasti feriti leggermente al viso e sono stati medicati sul posto mentre il quarto, colpito alle gambe, è stato ricoverato in ospedale. Il ministro dell'Intermo Michele Alliot-Marie ha definito l'episodio una vera e propria 'imboscata'. I quattro agenti erano stati chiamati ad intervenire ieri pomeriggio in un panificio nel quartiere La Grande Borne a Grigny perché il locale era stato oggetto dell'incursione di un gruppo di giovani. Al loro arrivo i poliziotti si sarebbero trovati di fronte ad ''una trentina di persone con il viso coperto, molte armate'' che li hanno aggrediti. Il quartiere, un'area particolarmente difficile della banlieue sud di Parigi, è stato accerchiato dalle forze dell'ordine. Nel novembre scorso la polizia era stata oggetto di colpi d'arma da fuoco a Villiers-le-bel, nella banlieue nord della capitale francese.

Fisco e Liechtenstein
Per gli italiani, depositi da un minimo di 200 mila euro a svariate decine di milioni. Sono le cifre attribuite ai presunti evasori fiscali italiani con conti in Liechtenstein e sui quali sta lavorando la Procura di Roma. Gli accertamenti in questa fase sono incentrati sulla verifica della autenticità della lista con 400 nomi di persone fisiche, società e sigle, consegnata alle autorità italiane sulla veridicità dei nomi, sulla ricostruzione degli importi. Secondo quanto si è appreso non conterrebbe nomi di personaggi noti, ma potrebbe trattarsi di nomi fittizi o di copertura dietro i quali si potrebbero celare i veri titolari dei conti. In procura oggi è stato sottolineato che, nel pieno rispetto delle procedure di riserbo, non ci saranno fughe di notizie sui nominativi dell'elenco.

Sale la tensione su diversi fronti della Colombia
Escalation di tensione in Sud America dopo l'uccisione in territorio ecuadoriano del numero due delle Farc, Raul Reyes, da parte dell'esercito colombiano: dopo il Venezuela, anche l'Ecuador ha ammassato truppe al confine con la Colombia, recidendo di fatto le sue relazioni diplomatiche con Bogotà. E dichiarando tra l’altro di aver trovato tre guerrigliere ferite, fra cui una di nazionalità messicana. Per tutta risposta la Colombia ha accusato il presidente ecuadoriano, Correa, di avere fatto “compromessi” con le Forze armate rivoluzionarie della Colombia (Farc). Si tratta della peggiore crisi nella regione da anni. E c’è preoccupazione per gli ostaggi in mano delle FARC. Il ministro degli Esteri francese, Kouchner ha invitato i guerriglieri a compiere un “gesto” positivo, rilasciando la franco-colombiana Ingrid Betancourt. Il servizio di Maurizio Salvi.RealAudioMP3


È stato un fine settimana di fuoco quello appena terminato in America Latina dove le relazioni fra la Colombia e i due Paesi confinanti, il Venezuela e l’Ecuador, sono diventate tesissime, dopo il blitz militare che è costato la vita al numero due delle Farc, Raul Reyes. Il governo colombiano ha sottolineato l’importanza dell’operazione per la lotta al terrorismo internazionale ma l’episodio non è piaciuto né al presidente venezuelano Hugo Chavez, né a quello ecuadoriano Rafael Correa. Il primo ha reagito con durezza, chiudendo l’ambasciata venezuelana a Bogotà, ordinando il dispiegamento di dieci battaglioni alla frontiera comune ed accusando la Colombia di voler svolgere lo stesso ruolo di gendarme della regione, agli ordini di Washington, che Israele compie in Medio Oriente. Più diplomatico ma non meno deciso l’atteggiamento di Correa che ha espulso l’ambasciatore colombiano e sostenuto che la versione sull’incidente fornita dal governo del presidente Uribe è falsa e che i guerriglieri sono stati massacrati nel sonno con violazione del territorio ecuadoriano. Negli ambienti diplomatici, la preoccupazione ora è alta per la sorte degli ostaggi, ancora in mano alla guerriglia ma anche perché mai come adesso esiste la minaccia di un conflitto dalle conseguenze imprevedibili. (Dall’America Latina, Maurizio Salvi, ANSA, per la Radio Vaticana)

 
Il gigante russo Gazprom blocca di nuovo l’erogazione all’Ucraina
Gazprom ha cominciato a ridurre del 25% le sue forniture di gas all'Ucraina, a partire dalle 10.00 ora di Mosca (le 08.00 in Italia), come previsto dall'ultimatum dei giorni scorsi in caso di mancato pagamento del debito e dell'attuazione dell'accordo di principio raggiunto dal presidente russo Putin e dal suo collega ucraino Iushenko. Gazprom è guidata ancora da Dmitri Medvedev, eletto ieri presidente della Federazione Russia. La riduzione delle forniture a Kiev è pari a 40 milioni di metri cubi al giorno. Gazprom si dice pronta a continuare i colloqui con l'Ucraina. Il 12 febbraio Putin e Iushenko avevano siglato un'intesa di massima che prevedeva il pagamento del debito, pari ad 1,5 miliardi di dollari, e la sostituzione della società di intermediazione Ros-UkrEnergo con una più trasparente. Nella sua successiva visita a Mosca, il premier Iulia Timoshenko, in conflitto con Iushenko in vista delle presidenziali del 2009, aveva inutilmente cercato di negoziare con Gazprom, rivendicando tra l'altro un rapporto diretto tra il colosso russo e l'Ucraina, senza intermediari. Gazprom, a differenza di Kiev, sostiene che il debito per il 2007 non è ancora stato interamente saldato. E, aggiunge, il debito per il 2008 continua a salire (600 milioni di dollari) senza che siano stati siglati ulteriori accordi bilaterali. Nei giorni scorsi la Timoshenko si era detta fiduciosa che non ci sarebbe stato alcun taglio delle forniture e aveva decretato che dal primo marzo solo la società ucraina Naftogaz potesse importare il gas, mettendo al bando ogni mediatore. Per quanto riguarda gli altri Paesi europei, Serghei Kuprianov, portavoce di Gazprom, ha assicurato che la riduzione delle forniture di gas all'Ucraina non avrà conseguenze sui consumatori europei.

Somalia
L'Aviazione statunitense ha compiuto un raid aereo notturno in Somalia contro una presunta base dei miliziani islamici, in una località vicina al confine con il Kenya, uccidendo almeno quattro civili. Lo si apprende da fonti locali. Dhobley, la zona colpita dai bombardamenti americani, da tre mesi è controllata dagli islamici, o comunque da gruppi contrari al governo federale di transizione somalo (Tfg) e agli etiopici, senza le cui truppe il Tfg non sopravviverebbe a lungo. Il loro capo è Hassan Turki, che oltre a essere il capo militare islamico, è anche leader tribale del gruppo dei Darog Ogadeni, che abita tutta l'area sud della Somalia, così come quella confinante del nord del Kenya. La doppia posizione di Turki gli conferisce un grande potere nella regione. La regione è quella dove all'inizio del 2007 ci furono altri due o tre bombardamenti americani dopo che alla fine del 2006 le truppe etiopiche avevano messo in fuga quelle delle milizie islamiche, che controllavano buona parte del Paese. Intanto anche a Mogadiscio continuano feroci i combattimenti. Secondo fonti concordi, nel fine settimana si sono contati almeno una quarantina di morti. In larga misura civili, come sempre.

Timor Est
Si è costituito a Timor Est il leader dei ribelli sospettato di aver sparato al presidente Jose Ramos-Horta, ferendolo gravemente, in uno dei due attentati del mese scorso in cui era stato preso di mira anche il premier Xanana Gusmao, rimasto illeso. L'ex ufficiale di polizia Amaro Suares da Costa detto Susar, uno dei 17 ricercati in relazione agli attacchi, e confidente fidato del leader ribelle Alfredo Reinado ucciso nella sparatoria a casa di Ramos-Horta, ha promesso di dire tutto quello che sa dei due attentati dell'11 febbraio, che conservano ancora molti lati oscuri. Da Costa ha ammesso di aver preso parte all'attacco e molti a Timor est ritengono che abbia sparato al presidente. 'Mi voglio arrendere perchè il nostro Stato deve andare avanti e il popolo deve vivere in pace”, ha dichiarato mentre rendeva le armi in presenza del premier Gusmao. “I giovani non devono continuare a combattere e uccidersi fra loro...Voglio calmare la situazione, voglio pace e stabilita”', ha aggiunto. Forze internazionali di sicurezza continuano a perlustrare le colline attorno alla capitale Dili in cerca dei ribelli, per lo più soldati la cui protesta nel maggio 2006 era sfociata in gravi disordini che avevano paralizzato il Paese. Il ricercato numero uno è l'ex ufficiale Gastao Salsinha, che ha sostituito alla guida dei ribelli Reinado dopo la sua uccisione, ed è sospettato di aver guidato il fallito attacco al premier Gusmao. La resa a sorpresa di 'Susar' fa sperare nell'imminente capitolazione del resto della banda di Reinado. Intanto, nell'ospedale in cui è ricoverato a Darwin in Australia, Ramos-Horta continua a migliorare dopo una serie di operazioni chirurgiche. Il 58/enne premio Nobel per la pace ha detto di aver perdonato il leader ribelle Reinado, e ha chiesto al governo di dare sostegno alla sua famiglia. Ha quindi invitato i concittadini alla calma e chiesto indagini approfondite sugli attacchi dei ribelli. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)

 

 
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 63

 
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