Bilancio del tutto positivo: così il cardinale Tauran sull'incontro al Cairo con l'Università
musulmana di Al-Azhar
La fede in Dio e l'amore per il prossimo sono le basi del dialogo interreligioso:
è quanto afferma la dichiarazione finale del Comitato Congiunto tra il Pontificio
Consiglio per il Dialogo Interreligioso e la prestigiosa Università islamica Al-Azhar
che ha tenuto l’incontro annuale al Cairo il 25 e 26 febbraio scorsi. Il testo incoraggia
la conoscenza reciproca tra islam e cristianesimo rilevando l’impegno delle religioni
monoteistiche alla pace, alla giustizia e alla verità: un ruolo sempre più importante
in un’epoca che vede crescere la violenza e il terrorismo insieme al disprezzo per
i valori religiosi e per tutto ciò che è considerato sacro”. Ma per un bilancio di
questo incontro ascoltiamo il cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del dicastero
vaticano per il dialogo interreligioso, al microfono di Giovanni Peduto:
R. –
E’ un bilancio del tutto positivo. Era la prima volta che partecipavo a questo incontro
annuale e mi ha colpito l’atmosfera di grande cordialità, direi di fraternità, ai
nostri scambi. Il tema era quest’anno “Amore di Dio e amore del prossimo”. Abbiamo
scoperto di avere in comune questa convinzione, cioè che la fede conduce alla carità.
La fede ci spinge ad amare il prossimo. La parte musulmana ha insistito molto sul
fatto che secondo il Corano in materia di religione non ci sia costrizione. Allora,
io ne ho approfittato per dire che questo è un principio molto bello, ma ci sono purtroppo
dei Paesi dove questo principio non viene applicato e ci sono situazioni in cui i
cristiani non hanno nemmeno la possibilità di avere una chiesa per praticare il loro
culto. Loro hanno riconosciuto che questo è un problema e poi hanno insistito molto
sulla necessità di evitare che le religioni, i loro simboli, i loro libri sacri siano
oggetto di derisione da parte di alcuni mass media. Condividiamo anche noi ovviamente
questo punto di vista e nel comunicato finale congiunto sono state citate le parole
del Papa Benedetto XVI, quando ha ricevuto le credenziali dell’ambasciatore del Marocco
nel 2006, dove dice in maniera molto chiara che questo deridere i simboli religiosi
non è assolutamente giustificabile. Questi, dunque, sono i punti principali del nostro
incontro. Ci ritroveremo il prossimo anno, a febbraio, qui a Roma.
D.
– Lei ha già accennato, Eminenza, al comunicato congiunto: vuole dirci quali sono
i punti principali?
R. – Nei punti principali si
accenna alle due conferenze tenute da un padre dominicano francese e da un professore
dell’università, sulla fede in Dio e l’amore per il prossimo, come base per il dialogo
interreligioso. Poi, alla fine si dice una cosa molto importante, cioè che questi
principi possono raggiungere la gente molto semplice, non devono essere principi solo
per un’elite, ma per le persone, e questo avviene tramite la scuola. Io ho insistito
molto, perché da un lato abbiamo la moschea e dall’altra parte abbiamo le chiese,
e le persone si incontrano nelle scuole. Noi abbiamo una rete di scuole cattoliche
nei Paesi arabi di grande qualità e penso che dobbiamo potenziare questa presenza,
che fa delle nostre scuole uno strumento del dialogo concreto, del dialogo religioso
concreto.
D. – Eminenza, lei al Cairo ha avuto anche
contatti con le locali comunità cristiane. Parliamo anzitutto degli incontri che ha
avuto con la Chiesa cattolica ...
R. – Ho presieduto
la Messa di domenica scorsa nella chiesa di San Giuseppe, per un’assemblea molto variegata,
essendoci 52 nazionalità. E’ stata una bella Messa, con bei canti, con il Vangelo
della samaritana, in un’atmosfera familiare. Poi ho visitato il centro dei Padri domenicani,
che è un centro di dialogo interreligioso islamo-cristiano, con una prestigiosa biblioteca
sull’islam, una specie di Pisai. Ho visitato anche il centro dei Padri comboniani,
dove molti stranieri imparano la lingua araba, e ho dato una conferenza nella sala
di un parrocchia sui credenti nella società di oggi, a cui hanno partecipato 330 persone,
fra cui molti musulmani. E poi, per quanto riguarda la Chiesa ortodossa, c’è stata
anche una dimensione ecumenica: ho fatto visita a Papa Shenuda III, patriarca copto
ortodosso di Alessandria d’Egitto e di tutta l'Africa, che è stato molto gentile.