2008-02-26 15:19:35

Sui temi della vita, c’è troppa confusione. La RU 486 non è un’aspirina: così il vicepresidente dei Medici Cattolici Italiani Franco Balzaretti


Alla fine la verità è venuta a galla. La Federazione degli Ordini dei Medici, la FNOMCEO, non ha mai votato un documento sull’aborto e la pillola RU 486. Il testo era in realtà soltanto una delle 14 relazioni oggetto di confronto al Consiglio degli Ordini. Eppure la grande stampa, con poche eccezioni, l’ha presentata come la posizione ufficiale dei medici italiani. Il quotidiano della CEI, “Avvenire”, che già sabato scorso aveva svelato il giallo, parla oggi di “conformismo incomprensibile” e di “deficit di buon giornalismo”. Sulla vicenda, Alessandro Gisotti ha intervistato il prof. Franco Balzaretti, vicepresidente nazionale dell’Associazione Medici Cattolici Italiani:RealAudioMP3


R. – Sono rimasto veramente sconcertato da questa vicenda, anche perché auspicherei una maggiore coerenza e compattezza da parte di tutti i medici, soprattutto quando si parla di questi importanti temi etico-morali. Questa confusione non fa bene a nessuno. Si tratta di agire sempre nell’interesse dei pazienti, degli ammalati e dei loro familiari.

 
D. – Venendo alle questioni di merito. La RU 486, la pillola abortiva, ha una mortalità per le donne dieci volte superiore all’aborto medicalmente assistito. Perché allora c’è questa forte spinta all’introduzione di questo prodotto che, peraltro, lascia ancora più sole le donne in un momento così drammatico?

 
R. – Sul discorso della pillola RU 486 c’è molta confusione, perché viene propagandata come una sorta di “aborto fai da te”. In realtà, il primo giorno si assume questa pillola RU 486 che uccide l’embrione e il terzo si assume un altro farmaco che ne favorisce l’espulsione. Ma che cosa succede? Succede che rispetto all’aborto chirurgico - che è effettivamente una manovra invasiva, ma che ha un bassissimo rischio di mortalità - in questo caso ci sono dei rischi veramente elevati, soprattutto quando questa pratica avviene non in un ospedale, ma presso il domicilio della paziente. E’ una pillola che può avere dei gravi effetti collaterali ed anche una certa mortalità, che favorisce infezioni ed emorragie. C’è poi l’aspetto psicologico: non dimentichiamo che queste povere donne che prendono tale decisione non possono essere trattate come un paziente che ha l’influenza e prende un’aspirina. Si tratta di donne che subiscono dei gravissimi traumi a livello psichico ed hanno, quindi, bisogno di avere dei supporti psicologici. Cosa, questa, che presso le loro famiglie spesso non avviene.

 
D. – La legge 194 recita nel titolo “Norme per la tutela sociale della maternità e sull’interruzione volontaria della gravidanza”. Secondo lei, c’è o c’è stato uno sbilanciamento nell’attuazione di questa legge?

 
R. – Questa legge, mi dispiace dirlo, viene applicata soltanto in alcuni aspetti. Anche questi personaggi, più o meno illustri, che parlano di difesa della 194, proprio queste persone che dicono di voler difendere la legge 194, in realtà difendono soltanto alcuni aspetti. E cioè quelli che tutelano il diritto a decidere da parte della madre, senza tenere in nessuna considerazione altri aspetti importanti della legge. Questo lo si è visto anche in alcune polemiche che ci sono state proprio di recente a seguito del documento stilato dai ginecologi di Roma sulla tutela dei feti nati vivi. Hanno contestato addirittura il documento dicendo che bisogna per prima cosa considerare il consenso della madre, senza preoccuparsi minimamente del fatto che questo feto che nasce è un bambino a tutti gli effetti. Qui non si tratta di falsare quello che è il principio della legge 194, ma di adeguarla alle attuali tecnologie: la legge 194 è stata approvata 30 anni fa, quando non c’erano delle tecnologie in grado di garantire la sopravvivenza dei feti della 21.esima, 22.esima, 23.esima settimana. Da questo punto di vista, limitatamente a questi aspetti, si dovrà rivedere la legge. Abbiamo rivisto una Costituzione in Italia, non vedo perché non si possa rivedere la legge 194.







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