2008-02-26 12:47:27

I vescovi del Salvador in visita "ad Limina" da Benedetto XVI: intervista con l'arcivescovo Fernando Sáenz Lacalle


Una preghiera perché l'incontro con il Papa possa fornire una "guida sicura" al "compimento della nostra missione". L'hanno chiesta ai fedeli i vescovi della Repubblica di El Salvador poco prima di partire per la visita ad Limina, iniziata ieri in Vaticano e in programma fino a sabato prossimo. Il piccolo Stato centroamericano - cattolico all'80% - vive, dal punto di vista pastorale, gli effetti del "dopo-Aparecida". Sulle linee della Conferenza dello scorso anno, i presuli salvadoregni hanno impostato una serie di interventi che mirano a rispondere ai bisogni della famiglia e, in particolare, ad arginare due questioni difficili: il dilagare delle bande giovanili e lo sfruttamento delle miniere di preziosi, definito "inaccettabile" per il modo nel quale è condotto. Al microfono di Alina Tufani, della redazione spagnola della nostra emittente, l'arcivescovo di San Salvador e presidente della Conferenza espicopale locale, mons. Fernando Sáenz Lacalle, affronta queste tematiche, a aprtire dal problema dell'emigrazione:RealAudioMP3


R. - Hay un fenomeno de inmigracion interna...
La popolazione, grazie a Dio, sta crescendo, nonostante una forte emigrazione verso gli Stati Uniti, tuttavia, abbiamo a che fare anche con una forte migrazione interna. Noi ci stiamo ponendo seriamente il problema di come dare un’assistenza pastorale adeguata a questa parte della popolazione, che implica la necessità di creare nuove parrocchie. Questo è il problema dei vescovi delle aree dove si sta verificando questa crescita demografica. Grazie a Dio, abbiamo abbastanza vocazioni e sacerdoti giovani e crediamo di formarli bene, dunque non abbiamo bisogno di cercare aiuti esterni.

 
D. - All’ultima plenaria della Conferenza episcopale si è parlato anche del problema dello sfruttamento delle miniere metallifere, sul quale i vescovi si sono già pronunciati invitando a riflettere sulle ripercussioni negative di uno sfruttamento indiscriminato di questa risorsa sulla popolazione e sull’ambiente. Ci può chiarire la situazione?

 
R. - Me llamaron, la semana pasada, ...
Recentemente, ho incontrato i deputati della Commissione parlamentare incaricata della stesura del progetto di legge che vuole regolamentare lo sfruttamento delle miniere e ho posto un problema molto serio. Tanto per cominciare, c’è una grande ingiustizia: solo il 3% dei proventi delle miniere va al Paese, mentre il 97 % va alle imprese minerarie. Ma la questione più grave è il cianuro [usato per l’estrazione dei metalli, n.d.r.] che è molto inquinante e il Salvador è intensamente popolato. Le acque che si usano in tutto il Paese provengono dal nord e la contaminazione della popolazione è molto evidente. E’ quindi logico che lanciamo l’allarme su questo problema.

 
D. - Alla plenaria, l’episcopato ha manifestato la sua preoccupazione per l’avanzamento di progetti di legge contrari alla vita, tra cui l’aborto. Qual è la situazione a livello governativo e legislativo?

 
R. - Gracias a Dios, hace unos años...
Grazie a Dio, da qualche anno a questa parte, grazie all’azione concertata di molte organizzazioni cattoliche, abbiamo raccolto molte firme e ottenuto, con il voto di più dei due terzi dei deputati, un emendamento al primo articolo della Costituzione che parla del rispetto della vita, includendovi la specificazione “dal momento del concepimento”. E’ stato un grande risultato che ha permesso di difendere la vita, impedendo qualsiasi legislazione che faciliti o permetta l’aborto. Ora stiamo combattendo per ottenere un’altra riforma costituzionale che definisca, o ridefinisca, il matrimonio quale unione tra un uomo e una donna, per impedire qualsiasi tipo di unione che non sia quello del matrimonio. Inoltre, volgiamo fare in modo che l’adozione sia concessa solo a persone eterosessuali regolarmente sposate.

 
D. - Gli emigrati negli Stati Uniti sono più di due milioni e mezzo e in un certo modo sostengono l’economia salvadoregna con le rimesse in dollari. Ma senza dubbio, tale fenomeno rappresenta un problema sociale che colpisce soprattutto la famiglia. Cosa fa la Chiesa in questo ambito?

 
R. - La familia salvadoreña es un poco ampia...
La famiglia salvadoregna è una famiglia larga: comprende nonni, zii…Una conseguenza negativa dell’emigrazione è che le rimesse dall’estero vengono destinate ai beni di consumo e non investite per qualcosa di produttivo. La situazione più preoccupante riguarda gli emigrati illegali che non possono rientrare, ma solo inviare denaro, senza quindi poter vedere i propri figli che vengono educati dai nonni. Un’azione molto concreta della Chiesa è di cercare di mantenere i contatti con gli emigrati. Molti vescovi del Salvador accettano volentieri di visitare le comunità salvadoregne all’estero, ma ci sono anche molti sacerdoti che vengono assegnati a queste comunità. Inoltre, stiamo inviando seminaristi a un seminario in Messico, fondato dal cardinale Roberto Rivera Carrera, per preparare sacerdoti a svolgere il loro ministero tra gli emigrati in Nord-America.







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