2008-02-25 15:11:01

Con la mediazione della Comunità di Sant'Egidio, siglato il cessate-il-fuoco fra governo ugandese e guerriglia


Dopo oltre 20 anni dall'inizio del terribile conflitto che affligge il nord Uganda, è stato firmato a Juba, capitale del sud Sudan, il cessate-il-fuoco definitivo tra il governo ugandese ed il “Lord Resistance Army” (LRA). Ad affermarlo è una nota della Comunità di Sant'Egidio, che fin dall’inizio è stata presente alla trattativa e che collabora con il governo del sud Sudan nella facilitazione al processo di pace per il nord Uganda. “Si tratta - si legge nel messaggio - di un ulteriore e decisivo passo verso l'accordo generale di pace che ormai appare prossimo”. Ma quali sono i termini di questo cessate-il-fuoco? Salvatore Sabatino lo ha chiesto a Mario Giro, della Comunità di Sant’Egidio:RealAudioMP3


R. - C’era già stata una cessazione delle ostilità e quindi a questo punto si va al disarmo, che sarà firmato tra oggi e domani. Le nostre delegazioni, in questi giorni, stanno ancora lavorando a Juba. Si tratterà per i miliziani del LRA di venire disarmati, probabilmente, da truppe dell’ONU, in una zona controllata dall’esercito del sud Sudan ed è l’SPLA che si fa garante insieme ai garanti politici di questa fine della guerra.

 
D. - Da qualche settimana, sono presenti e al lavoro anche osservatori, tra gli altri, dell’Unione Europea e degli Stati Uniti. Come si pone la Comunità internazionale nei confronti di questo Accordo?

 
R. - Il negoziato è iniziato il 14 luglio del 2006 e noi siamo lì fin dall’inizio come Comunità di Sant’Egidio insieme col governo del sud Sudan. Inoltre, si sono avvicinati anche gli altri: anzitutto l’ONU - arrivata qualche mese dopo - alcuni Paesi africani e, infine, l’Unione Europea e gli Stati Uniti. All’inizio c’era molto scetticismo, perché sono dieci anni che si cerca di giungere ad un accordo di pace con il LRA e mai nessuno ci era riuscito. Il nostro primo tentativo fu fatto a Roma nel ’96: abbiamo poi seguito un filo molto sottile e finalmente stiamo riuscendo nel nostro intento. In pochi lo pensavano possibile, mentre ora la comunità internazionale comincia a crederci di più. Si tratta di una guerra terribile, di una guerra-simbolo - ovviamente in senso negativo - per quanto riguarda i bambini soldato. Il traguardo raggiunto, dunque, fa ben sperare anche per la garanzia stessa del processo nella sua attuazione successiva, nei prossimi mesi.

 
D. - Una guerra terribile che ha provocato - lo ricordiamo - più di 100 mila vittime ed ha costretto più di due milioni di persone nei campi profughi nel nord Uganda. Ma attualmente qual è la situazione nel Paese?

 
R. - Fortunatamente, da quando sono cominciati i colloqui non ci sono state più violenze nel nord Uganda, fatta eccezione per alcuni episodi molto sporadici. Da molti mesi non si combatte più e il LRA si è ritirato fuori dal Paese: è concentrato in altre zone, soprattutto in quest’area senza frontiere tra il sud Sudan e il Centrafrica. Quindi, lentamente, in alcuni distretti del nord Uganda - terra disastrata da questi 20 anni di guerra - la gente sta cominciando a tornare a casa.







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