Alla biodiversità, riconosciuta come patrimonio dell'umanità, dedicato un convegno
a Roma presso la FAO
Proseguono a Roma, presso al sede della FAO, i lavori della tredicesima riunione
dell’organismo sussidiario di consulenza scientifica, tecnica e tecnologica della
Convenzione sulla diversità biologica. Tra le priorità emerse, quella di promuovere
la cooperazione internazionale per affrontare le sfide in tema di alimentazione e
agricoltura poste dal cambiamento climatico. Per molti, andrebbe ribattezzata come
biovarietà. Resta il fatto che la biodiversità è un patrimonio dell’umanità, riconosciuto
come tale dalle più grandi organizzazioni che si battono per la tutela dell’ambiente
e della natura nel suo insieme. Per biodiversità si intende la varietà degli esseri
viventi che popolano la terra e si misura a livello di geni, di specie, di popolazioni
e a livello di ecosistemi. Difenderla, dunque, rappresenta un dovere di tutti nell’interesse
di chi vive oggi sul nostro pianeta e per le generazioni future. Con tali premesse,
non sorprende che, aprendo i lavori, il direttore generale aggiunto della FAO, James
Butler, abbia dichiarato che la biodiversità sia essenziale per la sopravvivenza dell’uomo.
Non stupisce poi che la riunione di questi giorni s’inserisca nel quadro della sfida
per una produzione agricola sostenibile in grado di garantire la sicurezza alimentare
a tutti, specialmente alle popolazioni rurali povere, spesso “custodi” della biodiversità.
La Convenzione, ufficialmente adottata nel 1992 a Nairobi, è stata fino ad oggi ratificata
da 188 Stati. Gli obiettivi primari sono tre: la tutela della biodiversità, l’uso
sostenibile delle sue componenti e un’equa ripartizione dei proventi derivanti dallo
sfruttamento delle risorse genetiche. Per sensibilizzare governi e opinione pubblica,
ci si è posti l’obiettivo di ridurre significativamente, entro il 2010, la perdita
di biodiversità. Più in generale, la sfida in difesa della biodiversità rientra
ormai nel quadro degli Obiettivi del millennio. Tra i punti toccati nelle prime due
giornate d’incontro, è stato dato risalto in particolare all’attuazione dei programmi
relativi alla biodiversità agricola e forestale, alla biodiversità degli ecosistemi
marini. Si è discusso anche del cosiddetto modello italiano che mette in relazione
biodiversità e nutrizione. Modello conosciuto come quello della dieta mediterranea.
Del resto, l’Italia è all’avanguardia negli studi sulla biodiversità e nelle sue applicazioni.
(A cura di Lucas Duran)