Accompagnare il malato nei momenti più difficili rispettandone sempre la dignità:
è l’invito della Pontificia Accademia per la Vita in vista del Congresso sul malato
morente
Presentato stamani, in Sala Stampa vaticana, il Congresso internazionale “Accanto
al malato inguaribile e al morente, orientamenti etici ed operativi”, promosso dalla
Pontificia Accademia per la Vita, che si terrà nei giorni 25 e 26 febbraio in Vaticano.
Il Convegno si svolge in occasione della XIV Assemblea generale della Pontificia Accademia
per la Vita. A presentare l’evento c’erano stamani il presidente del dicastero, mons.
Elio Sgreccia ed alcuni professori che interverranno al Congresso, tra i quali mons.
Maurizio Calipari, teologo moralista della Pontificia Accademia per la Vita. La conferenza
stampa è stata seguita per noi da Alessandro Gisotti:
Accompagnare
il malato nei più momenti difficili rispettandone sempre la dignità: è l’invito rivolto
alla comunità scientifica dalla Pontificia Accademia per la Vita. L’arcivescovo Sgreccia
ha ricordato che è la terza volta che il dicastero da lui presieduto si occupa della
fase terminale della vita. E ciò anche per rispondere alla campagna mediatica in favore
dell’eutanasia come anche all’introduzione dell’eutanasia stessa in alcune legislazioni
nazionali. Dal canto suo, ilprof. Joseph Capizzi, associato
di Teologia Morale presso la Catholic University of America si è soffermato sul tema
del dolore e della morte nell’attuale contesto di secolarizzazione che spinge ad escludere
Dio dalla dimensione pubblica della nostra esistenza. Mons. Maurizio Calipari ha ribadito
la necessità del rispetto dei principi morali nell’uso dei mezzi di conservazione
della vita. Mons. Calipari ha spiegato la differenza tra eccesso terapeutico e abbandono
del paziente:
“Parliamo di eccesso terapeutico per
indicare delle manovre che, di fatto, o non portano alcun beneficio al paziente o
portano dei benefici talmente lievi, che non sono compensati da effetti collaterali
molto più pesanti e negativi, o, nella peggiore delle ipotesi, addirittura, fanno
del male al paziente e alla sua salute”. Il paziente, è stato
il suo richiamo, ha il diritto e il dovere di rifiutare l’accanimento terapeutico.
Ma questa valutazione è frutto di un giudizio medico e non soggettivo da parte del
paziente. Perché esista un atto di eutanasia, ha aggiunto, ci vuole l’intenzionalità
nell’uso di mezzi medici per procurare l'anticipazione della morte. Rispondendo ad
una domanda sulla terapia del dolore, il teologo ha ricordato che già Pio XII sottolineò
l’utilità della medicina per alleviare le sofferenze:
“Si
è detto con chiarezza da allora, e la Chiesa ha sempre ripetuto, che l’uso di analgesici
che siano somministrati secondo le effettive e attuali esigenze del paziente è, non
solo lecito, ma spesso doveroso, proprio per permettere alla gente di affrontare con
serenità questi momenti così difficili”.
Mons. Sgreccia, parlando delle
prove mediche della morte cerebrale, ha dimostrato l’inconsistenza della posizione
del filosofo materialista Singer secondo cui l’embrione non è un organismo vivo perché
non ha il cervello: “Un conto è l’embrione, un conto
è l’individuo adulto. Nell’embrione l’unità organismica, anche se all’inizio, viene
mantenuta dai geni, i quali hanno anche la capacità poi di far sbocciare il tessuto
nervoso. Vediamo i geni che si parlano tra di loro, fin dal primo contatto dello spermatozoo
con la membrana dell’ovulo”. Nella presentazione di stamani,
c’è stata anche la testimonianza delprof. Zibigniew Zylicche ha raccontato la sua esperienza di direttore di un ospizio in Inghilterra.
Infine, il prof. Gigliha presentato un documento sulle cellule
staminali frutto di un Congresso del 2006 della Pontificia Accademia per la Vita.
Un incontro, ha rammentato, che ha sottolineato con successo l’utilità delle ricerche
sulle cellule staminali adulte.