2008-02-18 20:16:19

SPAGNA Il vescovo di Siguenza-Guadalajara riafferma il diritto della Chiesa di parlare su temi di pubblico interesse


SIGUENZA, 18feb08 - Con una lettera indirizzata ai fedeli, mons. José Sánchez, vescovo della Diocesi di Sigüenza-Guadalajara, afferma che l’Episcopato spagnolo non pretende di intervenire nel dibattito politico; tuttavia, esso non può rinunciare al diritto di parlare liberamente sui temi di pubblico interesse. “In seguito all’ultima Nota della Commissione Permanente della Conferenza Episcopale Spagnola, pubblicata il 30 gennaio – scrive il presule – si è acceso un tale dibattito che mi sento obbligato a dare una spiegazione a coloro che appartengono alla mia diocesi”. Ricordando la propria appartenenza alla Commissione permanente dei vescovi spagnoli, e quindi la propria corresponsabilità nella stesura della Nota, mons. Sánchez afferma che non compete ai presuli “intervenire nella politica dei partiti, né nella stesura di leggi, decreti, sentenze o norme dell’ambito civile”; tuttavia, il vescovo di Sigüenza-Gaudalajara ribadisce che “il nostro luogo per parlare non è solo il pulpito o la sacrestia. Noi ci interessiamo ai temi del mondo in cui viviamo, al quale apparteniamo e in cui abbiamo una responsabilità e un nostro compito”. “In base ad esso – continua il presule – noi offriamo, senza mai imporli, alcuni criteri di discernimento che ci derivano dal modo con cui consideriamo la naturalezza delle cose e la giusta ragione, rafforzate dai principi del Vangelo che si sviluppano nella Dottrina sociale della Chiesa”. “Mai, neanche ora – aggiunge mons. Sánchez – intendiamo imporre né raccomandare il voto per un determinato partito politico. La scelta elettorale è una responsabilità personale”. Ricordando infine i punti principali della Nota dell’Episcopato (ovvero la vita umana dal concepimento alla morte naturale; il matrimonio e la famiglia come istituzioni; l’educazione sia come libertà che come responsabilità primaria dei genitori; il terrorismo; la disoccupazione), il presule riconosce che essa “è perfettibile, come tutte le cose umane”, ma lamenta “la reazione da parte dell’autorità, di determinati mass media e di alcuni ambienti sociali”, mirante a “dividere e declassare l’Episcopato”.
(Aciprensa –PIRO)








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