2008-02-15 15:27:48

Nel messaggio per la Quaresima, i vescovi messicani chiedono ai narcotrafficanti di convertirsi


“Quello della Quaresima è un tempo di conversione. E’ un’occasione per i narcotrafficanti per prendere le distanze dal crimine organizzato e per abbandonare definitivamente la loro attività malavitosa”. E’ il passaggio centrale dell’appello dei vescovi messicani contenuto nel messaggio per la Quaresima. “In questo periodo che precede la Pasqua, siamo chiamati a dare un impulso più deciso alla nostra vita cristiana” sottolinea il documento della Conferenza episcopale: “In Messico, così come nel resto del mondo, subiamo gli effetti negativi della sopravvalutazione dei beni materiali che hanno colpito, e continuano a colpire, soprattutto le fasce più deboli”. Tra i mali da estirpare, i presuli additano la corruzione, la conquista del potere, i monopoli che allargano la forbice sociale tra ricchi e poveri ed il narcotraffico che, a loro dire “tante vittime e miseria ha provocato nel Paese”. Il documento prosegue con un duro monito: “Se tutto questo è accaduto, è dovuto al fatto che i cattolici hanno commesso un grande errore, quello di tenere separata la propria fede dal quotidiano. Non attendiamo quindi soluzioni da chissà dove, poiché queste dipendono dall’impegno di tutti”. Poi l’appello ai trafficanti di droga: “Invitiamo tutti coloro che hanno a che fare con queste attività illecite di approfittare della Quaresima per iniziare un cammino di conversione e di volgere lo sguardo a Dio. Solo Lui è capace di aprire i cuori e di cambiare la vita di ciascuno”. Come pastori - scrivono i vescovi messicani - “ci impegneremo affinché tutti maturino l’esperienza dell’incontro personale con Cristo, per una conversione, per un cambio di rotta e per diventare autentici discepoli missionari”. L’appello si conclude con una raccomandazione ai fedeli: “La Quaresima ci offre l’opportunità di assistere i nostri fratelli in difficoltà e di confermare il nostro impegno a favore della vita per riaffermare il nostro secco no al flagello della droga e alla cultura di morte”. (A cura di Davide Dionisi)







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