A poco più di 20 giorni dalla presentazione delle liste per le elezioni politiche
del 13 aprile, gli schieramenti sono alle prese con i nodi delle alleanze. Ore decisive
per i centristi dell’UDC e dell’Udeur, entrambe decise a correre ognuno per conto
proprio. Problemi anche nel centrosinistra, dopo l’intesa tra Partito Democratico
e Italia dei Valori di Antonio Di Pietro. Intanto, il capo dello Stato invita le forze
politiche a mantenere toni pacati in campagna elettorale. Il servizio di Giampiero
Guadagni:
L’UDC sembra
ormai decisa a correre da sola, pronta ad andare all’opposizione in caso di vittoria
del centrodestra. E’ la novità principale di queste ore di campagna elettorale. Una
posizione che se sarà confermata segna la fine di un’alleanza durata 15 anni. Casini
non intende dunque rinunciare al proprio simbolo come gli chiede Berlusconi per continuare
a chiedergli di entrare nel Popolo delle Libertà come hanno fatto Forza Italia e Alleanza
nazionale. Ma il leader UDC non ci sta, osserva che alla Lega è stato concesso di
apparentarsi mantenendo il suo simbolo. Casini sarà dunque il candidato premier e
intende rivolgersi a tutto lo schieramento centrista, dalla Rosa Bianca di Pezzotta
e Tabacci all’ala moderata del Partito Democratico, fino all’Udeur di Mastella, pure
deciso a presentarsi con il proprio simbolo rinunciando ad allearsi con il PDL. E
un polo centrista potrebbe riaprire la partita elettorale, almeno per quanto riguarda
il Senato. Le fibrillazioni nella vecchia CDL sono naturalmente guardate con grande
interesse dal Partito Democratico di Veltroni, in partenza col suo pullman ecologico
alla volta delle 110 province italiane. E annuncia: dopo il voto non ci sarà comunque
un grande coalizione. Ma anche per Veltroni le alleanze non sono un capitolo chiuso.
La decisione di presentare il PD da solo è stata attenuata dall’intesa con l’Italia
dei Valori di Antonio Di Pietro, che avrà anche il suo simbolo. L’accordo è criticato
particolarmente dalla Sinistra di Bertinotti, ma anche dai socialisti di Boselli e
dai Radicali che almeno per il momento non hanno avuto lo stesso risultato ottenuto
da Di Pietro. Ieri intanto il Consiglio dei ministri ha formalizzato "l’election day".
Il 13 e 14 aprile si voterà dunque sia per rinnovare il Parlamento nazionale, sia
per rinnovare alcune amministrazioni locali. In tutto alle urne saranno chiamati poco
più di 39 milioni di italiani.