La Nuova Alleanza fondata nel sangue di Gesù ci rinnova e ci mette in relazione intima
con Dio: la riflessione del cardinale Vanhoye nel quarto giorno di esercizi spirituali
al Papa e alla Curia
Quarto giorno di Esercizi spirituali per la Quaresima in Vaticano alla presenza del
Papa e della Curia Romana, iniziati domenica sera nel Palazzo apostolico. Nelle due
meditazioni di stamani, il cardinale Albert Vanhoye si è soffermato sul modo in cui
la Lettera agli Ebrei presenta la promessa della Nuova Alleanza e sulla pagina evangelica
delle nozze di Cana. Nella meditazione di ieri sera, il cardinale Vanhoye aveva riflettuto
invece sul tema della “Solidarietà sacerdotale” di Cristo. Ricordiamo che, proprio
in ragione degli Esercizi spirituali, oggi non si è tenuta la tradizionale udienza
generale del mercoledì. Il servizio di Alessandro Gisotti:
(canti)
La
Lettera agli Ebrei, ha sottolineato il cardinale Vanhoye, stabilisce una stretta connessione
tra il sacerdozio di Cristo e la Nuova Alleanza, di cui Gesù è mediatore. Il testo,
ha proseguito, presenta una lunga citazione dell’oracolo di Geremia, annuncio della
Nuova Alleanza. Ripetutamente, è stata la riflessione del porporato, il popolo di
Israele è stato infedele nei confronti di Dio. Eppure, Dio manda Geremia ad annunciare
un’Alleanza davvero Nuova, diversa da quella fatta con i Padri. Dio vuole compiere
un cambiamento radicale. Un’Alleanza che si fonda su quattro elementi:
"Primo
aspetto, la Nuova Alleanza sarà interiore e non esteriore. Secondo aspetto, sarà una
relazione di perfetta appartenenza reciproca tra Dio e il popolo. Terzo aspetto, non
sarà un’istituzione collettiva, ma sarà una relazione personale di ciascuno con Dio.
Quarto aspetto, questa relazione sarà fondata sul completo perdono dei peccati".
La
Nuova Alleanza porta, dunque, ad una trasformazione del cuore. Sul Sinai, ha affermato
il cardinale Vanhoye, Dio aveva scritto le sue leggi su tavole di pietre - leggi esterne
da osservare - ma che non cambiavano il cuore delle persone. Era indispensabile una
trasformazione interiore e Dio la promette. Una volta cambiato il cuore, ha aggiunto,
si instaura una perfetta relazione reciproca tra Dio e il popolo. Non solo, la Nuova
Alleanza, annuncia Geremia, non sarà collettiva ma consisterà in una relazione personale,
intima, che renderà inutili gli ammonimenti. Nell’Antico Testamento, ha sottolineato
il cardinale Vanhoye, era sempre necessario l’ammonimento, la minaccia dei profeti.
Eppure, questi interventi non bastano a convertire il popolo di Israele. La Nuova
Alleanza si presenta invece come una situazione diversa, senza più bisogno di ammonimenti.
L’oracolo, ha detto il cardinale Vanhoye apre prospettive meravigliose, ma non spiega
come questa straordinaria promessa di Dio potrà realizzarsi:
"Ce lo rivela
invece Gesù nell’Ultima cena, quando istituisce l’Eucaristia. Gesù prende il calice
e dice: 'Questo è il mio sangue dell’alleanza'. La Nuova Alleanza doveva essere fondata
nel sangue: un sangue versato per molti in remissione dei peccati, secondo la promessa
della Nuova Alleanza".
La Nuova Alleanza viene perciò fondata sul sangue di
Gesù. Per questo, è stato il richiamo del cardinale Vanhoye, dobbiamo prendere coscienza
di questa Alleanza che ci rinnova completamente e ci mette in relazione profonda con
Dio per mezzo di Cristo.
(Canti)
La seconda meditazione, il porporato
l’ha dedicata alle nozze di Cana, che, ha affermato, si celebrano proprio per stabilire
un’alleanza. Il porporato ha ricordato che l’Alleanza tra Dio e il suo popolo è presentata
nell’Antico Testamento proprio come delle nozze. L’idolatria al contrario è presentata
come un’infedeltà, un adulterio del popolo di Israele, come nell’episodio del vitello
d’oro. Tuttavia, anche nei momenti più tragici, il Signore non rinuncia al suo progetto
di unione nell’amore e promette una nuova alleanza. A Cana, dunque, viene compiuto
il miracolo della trasformazione dell’acqua in vino. Gesù dà inizio ai suoi segni
miracolosi e manifesta la sua gloria. Ma qual è la gloria di Gesù, si chiede il cardinale
Vanhoye? E’ proprio la gloria dello sposo. E’ la gloria dell’amore generoso che dona
il vino buono per compiere le nozze. Nella pagina evangelica, ha detto ancora, siamo
colpiti dalla figura di Maria. La Madre aveva parlato al Figlio delle difficoltà dello
sposo per la mancanza di vino. Gesù risponde in un modo che manifesta l’evoluzione
nei rapporti con la Madre:
"Un commento patristico spiega che adesso non è
più l’ora di Maria, cioè il tempo in cui la Madre deve guidare il Figlio nella vita,
è l’ora di Gesù, l’ora in cui Gesù deve prendere l’iniziativa e realizzare il piano
di Dio. Gesù non deve più obbedire a Maria, deve prendere in mano la propria missione
di Messia".
Maria, ha sottolineato il predicatore, diventa così doppiamente
madre di Gesù, insegnandoci la vera docilità a Lui. Questo Vangelo ci mette di fronte
alla scelta di due atteggiamenti spirituali opposti: quello di docilità di Maria e
quello di chi non vuole accettare nessun cambiamento di relazione, proposto da Gesù.
Il cardinale Vanhoye ha concluso la meditazione con l’invito di San Paolo, nella Lettera
ai Romani, a trasformarci rinnovando la nostra mente.
“Cristo mediatore
della Nuova Alleanza nell’Ultima Cena”. E’ il tema della meditazione pomeridiana del
cardinale Albert Vanhoye che sta guidando gli esercizi spirituali per la quaresima
alla presenza del Papa e della Curia. Il servizio di Debora Donnini.