2008-02-13 13:35:23

La Nuova Alleanza fondata nel sangue di Gesù ci rinnova e ci mette in relazione intima con Dio: la riflessione del cardinale Vanhoye nel terzo giorno di esercizi spirituali al Papa e alla Curia


Quarto giorno di Esercizi spirituali per la Quaresima in Vaticano alla presenza del Papa e della Curia Romana, iniziati domenica sera nel Palazzo apostolico. Nelle due meditazioni di stamani, il cardinale Albert Vanhoye si è soffermato sul modo in cui la Lettera agli Ebrei presenta la promessa della Nuova Alleanza e sulla pagina evangelica delle nozze di Cana. Nella meditazione di ieri sera, il cardinale Vanhoye aveva riflettuto invece sul tema della “Solidarietà sacerdotale” di Cristo. Ricordiamo che, proprio in ragione degli Esercizi spirituali, oggi non si è tenuta la tradizionale udienza generale del mercoledì. Il servizio di Alessandro Gisotti:RealAudioMP3


(canti)
 La Lettera agli Ebrei, ha sottolineato il cardinale Vanhoye, stabilisce una stretta connessione tra il sacerdozio di Cristo e la Nuova Alleanza, di cui Gesù è mediatore. Il testo, ha proseguito, presenta una lunga citazione dell’oracolo di Geremia, annuncio della Nuova Alleanza. Ripetutamente, è stata la riflessione del porporato, il popolo di Israele è stato infedele nei confronti di Dio. Eppure, Dio manda Geremia ad annunciare un’Alleanza davvero Nuova, diversa da quella fatta con i Padri. Dio vuole compiere un cambiamento radicale. Un’Alleanza che si fonda su quattro elementi:

 
"Primo aspetto, la Nuova Alleanza sarà interiore e non esteriore. Secondo aspetto, sarà una relazione di perfetta appartenenza reciproca tra Dio e il popolo. Terzo aspetto, non sarà un’istituzione collettiva, ma sarà una relazione personale di ciascuno con Dio. Quarto aspetto, questa relazione sarà fondata sul completo perdono dei peccati".
 
La Nuova Alleanza porta, dunque, ad una trasformazione del cuore. Sul Sinai, ha affermato il cardinale Vanhoye, Dio aveva scritto le sue leggi su tavole di pietre - leggi esterne da osservare - ma che non cambiavano il cuore delle persone. Era indispensabile una trasformazione interiore e Dio la promette. Una volta cambiato il cuore, ha aggiunto, si instaura una perfetta relazione reciproca tra Dio e il popolo. Non solo, la Nuova Alleanza, annuncia Geremia, non sarà collettiva ma consisterà in una relazione personale, intima, che renderà inutili gli ammonimenti. Nell’Antico Testamento, ha sottolineato il cardinale Vanhoye, era sempre necessario l’ammonimento, la minaccia dei profeti. Eppure, questi interventi non bastano a convertire il popolo di Israele. La Nuova Alleanza si presenta invece come una situazione diversa, senza più bisogno di ammonimenti. L’oracolo, ha detto il cardinale Vanhoye apre prospettive meravigliose, ma non spiega come questa straordinaria promessa di Dio potrà realizzarsi:

 
"Ce lo rivela invece Gesù nell’Ultima cena, quando istituisce l’Eucaristia. Gesù prende il calice e dice: 'Questo è il mio sangue dell’alleanza'. La Nuova Alleanza doveva essere fondata nel sangue: un sangue versato per molti in remissione dei peccati, secondo la promessa della Nuova Alleanza".
 
La Nuova Alleanza viene perciò fondata sul sangue di Gesù. Per questo, è stato il richiamo del cardinale Vanhoye, dobbiamo prendere coscienza di questa Alleanza che ci rinnova completamente e ci mette in relazione profonda con Dio per mezzo di Cristo.

 
(Canti)

 
La seconda meditazione, il porporato l’ha dedicata alle nozze di Cana, che, ha affermato, si celebrano proprio per stabilire un’alleanza. Il porporato ha ricordato che l’Alleanza tra Dio e il suo popolo è presentata nell’Antico Testamento proprio come delle nozze. L’idolatria al contrario è presentata come un’infedeltà, un adulterio del popolo di Israele, come nell’episodio del vitello d’oro. Tuttavia, anche nei momenti più tragici, il Signore non rinuncia al suo progetto di unione nell’amore e promette una nuova alleanza. A Cana, dunque, viene compiuto il miracolo della trasformazione dell’acqua in vino. Gesù dà inizio ai suoi segni miracolosi e manifesta la sua gloria. Ma qual è la gloria di Gesù, si chiede il cardinale Vanhoye? E’ proprio la gloria dello sposo. E’ la gloria dell’amore generoso che dona il vino buono per compiere le nozze. Nella pagina evangelica, ha detto ancora, siamo colpiti dalla figura di Maria. La Madre aveva parlato al Figlio delle difficoltà dello sposo per la mancanza di vino. Gesù risponde in un modo che manifesta l’evoluzione nei rapporti con la Madre:

 
"Un commento patristico spiega che adesso non è più l’ora di Maria, cioè il tempo in cui la Madre deve guidare il Figlio nella vita, è l’ora di Gesù, l’ora in cui Gesù deve prendere l’iniziativa e realizzare il piano di Dio. Gesù non deve più obbedire a Maria, deve prendere in mano la propria missione di Messia".
 
Maria, ha sottolineato il predicatore, diventa così doppiamente madre di Gesù, insegnandoci la vera docilità a Lui. Questo Vangelo ci mette di fronte alla scelta di due atteggiamenti spirituali opposti: quello di docilità di Maria e quello di chi non vuole accettare nessun cambiamento di relazione, proposto da Gesù. Il cardinale Vanhoye ha concluso la meditazione con l’invito di San Paolo, nella Lettera ai Romani, a trasformarci rinnovando la nostra mente.







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