2008-02-10 15:26:38

Si devono trasmettere i giusti valori dell'esistenza: così il cardinale Stanislaw Rylko a conclusione del convegno “Donna e uomo, l’humanum nella sua interezza”


Il compito più importante che attende i cristiani di oggi è quello di educare e trasmettere i giusti valori dell’esistenza: così ieri il cardinale Stanislaw Rylko, presidente del Pontificio Consiglio per i Laici, a conclusione del Convegno internazionale “Donna e uomo, l’humanum nella sua interezza”, promosso dallo stesso dicastero. Oltre a celebrare il 20.mo anniversario della Lettera Apostolica “Mulieris Dignitatem”, pubblicata da Giovanni Paolo II nel 1988, l’evento ha voluto riflettere sulle figure della donna e dell’uomo nella società moderna. Il servizio di Isabella Piro:RealAudioMP3


Innanzitutto, un messaggio di speranza: è bello essere cristiani, perché Cristo svela l’uomo all’uomo stesso. La riflessione conclusiva del cardinale Rylko è partita da questo punto fermo. La comunione e lo scambio di idee messe in atto durante il convegno - ha aggiunto - dicono molto della maturità già raggiunta dalla Chiesa nell’affrontare la questione “donna”. Il merito di questa apertura antropologica va sicuramente alla “Mulieris Dignitatem” che - ha sottolineato il cardinale Rylko - è stata un dono, ma ha anche presentato al mondo una sfida: realizzare un progetto di vita entusiasmante come quello dell’unidualità. Certamente, ha continuato il porporato, la realtà mostra la mancanza di valori, la diffusione di identità fragili e confuse, una crisi antropologica che coinvolge la dignità della persona. Problemi che il Convegno ha sottolineato, ma con un spirito critico costruttivo:

 
“Il nostro è stato confronto sereno con la realtà, un confronto nella verità. Un confronto critico, ma senza demonizzare il mondo che ci circonda e tenendo in conto che, come cristiani, siamo stati mandati dal nostro Maestro proprio in questo mondo ad annunciare la Buona Novella della Redenzione”.
 
Per questo, ha continuato il cardinale Rylko, i cristiani devono seguire la propria vocazione, che è quella profetica di annuncio del Vangelo:

 
“Dobbiamo avere il coraggio di andare controcorrente, di diventare – se necessario – segno di contraddizione nel mondo, testimoniando la bellezza di poter vivere come persone la nostra femminilità e la nostra mascolinità in Cristo, che non toglie niente e dona tutto”.
 
In molti Paesi del mondo - ha detto il porporato - i cristiani sono una minoranza, ma questo non deve spaventare: basti pensare che il lievito è una minoranza, ma fa fermentare la pasta. Il vero problema, allora - ha ribadito il cardinale Rylko - è quello di “diventare insignificanti, invisibili, spenti”. Per questo, è necessario creare sinergie, coordinare ad esempio le attività parrocchiali, “mettere in rete” le proprie esperienze: perché - ha concluso - “Cristo conta su ciascuno di noi”.

 
E l’importanza per la cultura contemporanea di una rinnovata antropologia basata sul rapporto uomo–donna, scritto nel disegno di Dio, l’ha indicata ieri il Papa ai partecipanti al convegno per il XX anniversario della Lettera Apostolica “Mulieris Dignitatem”. Benedetto XVI ha spiegato come oggi l’uomo e la donna pretendano di essere auto sufficienti l’uno dall’altra. Quindi, ha parlato dell’esistenza, nell’odierna società, di correnti politiche e culturali che tentano di offuscare, confondere ed eliminare le differenze sessuali. Tali correnti secondo Antonio Livi, decano della Facoltà di Filosofia alla Pontificia Università Lateranense, sono una forma di individualismo. Ascoltiamolo nell’intervista di Paolo Ondarza:RealAudioMP3
 
R. – E’ una delle forme dell’individualismo che è caratteristico di una certa ideologia che nasce dall’illuminismo ed esplode, poi, nell’Ottocento. Individualismo significa non vedere né la natura umana, né la società e tanto meno Dio Creatore; significa anche non vedere un ordine morale, ma soltanto l’individuo come generatore all’infinito di diritti.

 
D. – Cosa comporta questo pensiero a livello sociale?

 
R. – Comporta il fatto di non avere altro diritto nella società che il diritto positivo, ossia le leggi che si fanno a forza di maggioranza e la maggioranza, quasi sempre, è determinata dagli “opinion leaders”, da coloro cioè che guidano l’opinione delle masse, invece di avere come punto di riferimento i valori della legge di natura, ai quali si deve inspirare una Costituzione e, di conseguenza, tutte le leggi positive. Pertanto, è importantissimo che da un punto di vista filosofico non si perda la nozione di natura.

 
D. – Perché da un punto di vista razionale, potremmo dire laico, è un fondamento la differenza uomo-donna?

 
R. – Tutti noi conosciamo la famiglia, perché siamo figli, e sappiamo quanto i figli abbiano bisogno di avere un padre ed una madre; hanno bisogno di vedere quindi nel sesso, soprattutto, il valore unitivo e procreativo, messi insieme e non scissi uno dall’altro. Queste cose sono la ragione umana che vede nell’esperienza l’ordine naturale. Noi conosciamo anche i pessimi effetti nella società quando l’ordine naturale viene mutato dalla violenza, dalle istituzioni, dalle leggi; quando i genitori scompaiono o non si sa neppure chi siano. Ma sappiamo anche cosa succede con i figli in provetta o con i figli adottati da una coppia omosessuale. Tutte queste cose non sono astruse opinioni a priori, ma sono esperienza in cui si vede che l’ordine delle cose è quello.

 
D. – Lei è a contatto ogni giorno con i giovani all’Università. Quanto risentono di questa confusione culturale?

 
R. – Tantissimo, a meno che non abbiano alle spalle una buona famiglia.

 
D. – Come rinnovare la ricerca antropologica?

 
R. – Le scienze umane contemporanee arricchiscono tantissimo di dati che vanno, però, interpretati. L’interpretazione è quella metafisica: sapere che ogni persona è figlio di Dio ed ha lo stesso titolo di chiunque altro. Dall’uguaglianza delle persone si discende a ciò che ogni persona ha come diritti e dovere, come vocazione e caratteristiche.

 
D. – Benedetto XVI ha ricordato quei luoghi e quelle culture dove persiste ancora una mentalità maschilista…

 
R. – Ogni persona, da sempre ed eternamente, è pensata da Dio con affetto, con amore e con una vocazione, con un programma, con una destinazione di felicità.

 
D. – Anche per questo è impossibile giustificare una disparità uomo-donna o addirittura la violenza sulle donne?

 
R. – Il cristianesimo ha emancipato la donna, così come il cristianesimo ha rivalutato il bambino. Chi fa storia della pedagogia sa che nel cristianesimo il bambino è stato considerato persona degna di cura e di rispetto, tanto quanto un altro. Così come la rivalutazione degli umili, dei poveri: il cristianesimo è venuto ad emancipare tutti. Un’altra esperienza che abbiamo è legata alle novità positive date dalle donne nel campo dell’insegnamento, della politica, della magistratura. Ho conosciuto magistrati e giudici donne del tribunale minorile che hanno fatto un lavoro splendido. Hanno lavorato più loro di tutti i loro colleghi maschi: questo significa che aprire alle donne ogni possibilità professionale rappresenta non soltanto un atto di giustizia, ma significa promuovere il bene comune.







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