2008-02-10 15:35:28

Road map per la riconciliazione e la ricostruzione della Somalia stilata dalla società civile e dalla diaspora


Con la presentazione della “Dichiarazione di Roma” si è chiusa la prima conferenza della società civile somala. Per quattro giorni, quaranta delegati provenienti da diverse regioni della Somalia e dalla diaspora, in rappresentanza dell’associazionismo, del mondo accademico e imprenditoriale somalo, si sono incontrati per condividere le loro preoccupazioni e confrontare le loro idee sul futuro del Paese e sul ruolo che la società civile somala può e deve avere nella pacificazione e nella ricostruzione. L’incontro, patrocinato dall’Associazione delle ONG italiane e con lo sforzo predominante d’Intersos, ha visto anche il confronto con la società civile e i rappresentanti delle istituzioni italiane ed europee. Il servizio di Lucas Dùran:RealAudioMP3
 
“Esiste un’altra Somalia”. Questo è il primo ed importante messaggio che i rappresentanti della società civile somala hanno voluto dare con la loro presenza a Roma in questi giorni. Accademici, economisti, membri della diaspora provenienti da regioni e clan diversi si sono confrontati e hanno sottoscritto un documento comune; è un fatto già significativo di per sé, vista la frammentarietà che, spesso, ha fatto naufragare i tentativi di dialogo instaurati nel passato. La comunità internazionale - si sottolinea poi nel testo – deve continuare ad assicurare il proprio impegno e a rinvigorire i suoi sforzi di assistenza umanitaria. Soprattutto, si afferma come la soluzione del problema somalo non debba e non possa passare attraverso l’uso della violenza. L’unica arma dovrà essere il dialogo, quel dialogo che è stato la vera chiave del successo dell’incontro di Roma. Mai come in questo momento la politica deve dimostrare di essere quello per cui è chiamata ad agire: uno strumento al servizio della gente e non il contrario, come ha ricordato il direttore generale allo Sviluppo della Commissione Europea, Stefano Manservisi.

Sullo sfondo delle discussioni di questi giorni, naturalmente, c’era l’attuale presenza delle forze etiopi in territorio somalo. Tuttavia, si è registrata l’impressione generale che i primi passi del governo presieduto dal colonnello Nur Adde vadano nella giusta direzione, come sottolinea Mario Raffaelli, inviato speciale per l’Italia in Somalia:

“Prima della nascita di questo governo, l’accento era posto sulle questioni della lotta al terrorismo. Il nuovo primo ministro ha chiarito, invece, come il suo governo intenda creare la sicurezza, tutelando il diritto, per tutti i cittadini, di avere garantite le proprie libertà personali. Ma ha anche assicurato che l'esecutivo somalo si impegnerà per creare un ambiente positivo e favorire un dialogo di riconciliazione con le opposizioni”.

 
Le elezioni previste per il 2009 rappresentano un termine che va rispettato a detta di tutti. Sempre Raffaelli ha tenuto a ricordare che a quella data occorrerà arrivarci pronti, grazie anche all’impegno della società civile. Proprio quest'ultima, in questi anni, ha saputo sostituirsi alle istituzioni, mantenendo vitale il tessuto sociale somalo. Il percorso è quello del dialogo inclusivo. L’Italia, in questo senso, può e deve svolgere un ruolo importante, legato alla storia delle relazioni che legano i due Paesi.







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