2008-02-06 14:58:01

Il dramma dei profughi in Ciad. La testimonianza di un missionario comboniano


N’Djamena, la capitale del Ciad, è di nuovo sotto il controllo delle autorità governative dopo gli aspri combattimenti dei giorni scorsi tra i ribelli e l’esercito fedele al presidente Idriss Deby. Sulle strade della capitale restano le auto carbonizzate e i corpi delle vittime, il cui numero è ancora imprecisato. Intanto, nel Paese si profila un crisi umanitaria, e la Commissione europea ha annunciato uno stanziamento urgente di due milioni di euro per beni di prima necessità. Tuttavia, Bruxelles ha deciso di mantenere in sospeso la missione militare "Eufor", mentre il governo francese si è schierato apertamente a sostegno del regime del presidente Deby. Alla frontiera con il Camerun continua intanto il flusso di persone in fuga. Secondo alcune stime, tra i 15.000 e i 20.000 cittadini di N'Djamena avrebbero attraversato il confine. A confermare la gravità della situazione è padre Renzo Piazza, missionario comboniano in Ciad, raggiunto telefonicamente da Stefano Leszczynski:RealAudioMP3

 
R. – La situazione si sta lentamente normalizzando nella capitale. Il vero problema resta il fatto che molta gente è partita ed ha lasciato il Ciad: sono decine di migliaia. Mancano i generi di prima necessità, bisogna pagare anche l’acqua.

 
D. – Ci sono stati combattimenti molto violenti nella capitale. I ribelli hanno lasciato completamente l’area o sono ancora nella zona?

 
R. – Dalle ultime informazioni che ho avuto, pare che un gruppo di ribelli sia ancora non molto lontano dalla capitale, diciamo nella zona verso l’est. Questa mattina ho osservato un via vai di elicotteri. Secondo la radio, è l’ultima resistenza. Altri mi hanno, invece, detto di camion militari che ancora si dirigevano verso l’uscita della città. Ieri sera hanno cominciato a raccogliere i morti sulle strade, mentre i combattimenti ci sono stati tra sabato e domenica.

 
D. – Questa coalizione di ribelli si è capito da dove provenisse? Se dal vicino Sudan o se si è formata all’interno del Ciad?

 
R. – La coalizione è composta da dissidenti dell’attuale governo. Uno dei capi era il collaboratore strettissimo del presidente, altri componenti della coalizione hanno collaborato con l’attuale governo, che avevano lasciato per le difficoltà di spartizione del potere. Dietro c’è poi sicuramente il Sudan, che in modo molto forte li ha appoggiati e questo per due ragioni: anzitutto perché l’attuale presidente ha appoggiato la ribellione sudanese nel Darfur e poi perché non vuole che siano presenti europei dell’ “Eufor” alla frontiera del Sudan che dovevano arrivare proprio in questi giorni e che è stato ora ovviamente bloccato.

 
D. –Si riuscirà a portare a termine questa missione europea o c’è scetticismo al riguardo?

 
R. – Adesso è stata intanto rinviata, perché si aspetta che ci siano delle condizioni più favorevoli. Fa comunque un po’ sorridere il fatto che ci sia una grande missione europea per difendere dei campi profughi, lasciando però il Paese nella situazione attuale.







All the contents on this site are copyrighted ©.