Affermazioni di Hillary Clinton e John McCain nel "supermartedì" elettorale
Confronto all’ultimo voto nel “supermartedì” delle primarie americane per la definizione
dei candidati, democratico e repubblicano, che concorreranno nel novembre prossimo
alla presidenza degli Stati Uniti. Si è votato in ben 22 Stati e l’incertezza regna
soprattutto in campo democratico, dove Hillary Clinton ha avuto la meglio di misura
su Barack Obama, mentre per i repubblicani si rafforza la leadership di John McCain.
Sentiamo Giancarlo La Vella:
Nelle
primarie di ieri, 8 gli Stati andati alla Clinton; vittoria importante soprattutto
in California, che assegna ben 370 delegati. 13 gli Stati andati ad Obama, ma nel
calcolo dei delegati la ex first lady risulta in testa con buon vantaggio. Un risultato,
questo, che non può, però, ancora definire il nome del candidato democratico, anche
se i due parlano ormai già da leader nelle prime dichiarazioni rilasciate. “Il cambiamento
sta arrivando in America" – ha detto Obama, che potrebbe essere il primo presidente
nero e di origine araba degli Stati Uniti. Per lui hanno votato soprattutto la popolazione
di colore e i giovani. “Questa è la notte dell’America” – ha invece detto Hillary,
che potrebbe essere il primo presidente donna della storia. A lei il voto proprio
delle donne e degli ispanici, Un testa a testa che, dunque, andrà avanti probabilmente
per tutto il periodo delle primarie. Altro scenario, invece, in campo repubblicano,
dove John McCain vince in 9 Stati, contro i 6 andati a Mitt Romney e i 5 a Mike Hckabee.
“Oggi siamo molto più vicini alla vittoria, per la quale abbiamo lavorato duramente”
– ha dichiarato il senatore dell'Arizona McCain, che si avvia così a diventare l’interprete
del dopo Bush per il partito repubblicano.
Si va, dunque, delineando il
novero dei candidati che parteciperanno alle presidenziali americane del novembre
prossimo. Chi tra i democratici Obama e Clinton potrebbe avere più chance per conquistare
la Casa Bianca in un confronto col candidato repubblicano? Giancarlo La Vella
lo ha chiesto a Paolo Mastrolilli, esperto di Stati Uniti e responsabile esteri
del Tg1 della Rai:
R. –
L’indicazione degli elettori sembra quasi quella di volerli insieme per questa corsa
alla Casa Bianca. Naturalmente Hillary Clinton in questo momento è in vantaggio ed
ha vinto più delegati e ha vinto soprattutto gli Stati più importanti in questo “supermartedì”
e quindi New York, California e New Jersey. Ma dall’altra parte Obama ha la sua forza,
quella cioè di attirare nuovi elettori e soprattutto i giovani. Ha creato un fenomeno
negli Stati Uniti. Probabilmente, quindi, Hillary ha la macchina più forte e più collaudata
mentre Obama rappresenta di più la verità: gli elettori democratici vorrebbero, forse,
vederli insieme in un ticket unico.
D. – Da parte
repubblicana si va delineando la vittoria di McCain. Come potrà il senatore dell’Arizona
diversificare la sua posizione da quella di George Bush?
R.
– McCain, in vista delle elezioni di novembre, ha un vantaggio nel fatto di essere
percepito come un moderato ed era un po’ l’outsider del Partito Repubblicano. Ha assunto
posizioni diverse rispetto a Bush non sulla guerra in Iraq, ma su altri temi, e questo
gli potrebbe consentire di fare una campagna elettorale originale e diversa da quelle
che hanno caratterizzato gli otto anni di Bush. Ha però un problema: è vero che sta
conquistando la nomination, ma i suoi avversari Romney ed Hckabee stanno conquistando
molti Stati e molti delegati, soprattutto fra i conservatori e cioè fra la base conservatrice
del Partito Repubblicano. Per riuscire a vincere le elezioni McCain deve convincere
questa base a votarlo.