2008-02-04 15:47:41

Rieletto presidente della Serbia l’europeista Boris Tadic


In Serbia riconfermato nel ballottaggio di ieri il presidente europeista. Boris Tadic, che ha sconfitto l’ultranazionalista Nikolic, ha dichiarato di voler proseguire “sulla strada della democrazia” per “un futuro europeo” della Serbia, ma anche per contrastare “criminalità e corruzione” e “migliorare la vita dei cittadini”. Da parte sua, la Slovenia, presidente di turno dell’UE, ha accolto positivamente la rielezione di Tadic facendo nuovamente riferimento alla potenziale adesione dello Stato balcanico all'Unione Europea. Sul risultato del voto di ieri in Serbia, Fausta Speranza ha intervistato il prof. Domenico Caccamo, docente di storia moderna all’Università La Sapienza di Roma, in particolare esperto di Europa orientale:RealAudioMP3


R. - Si tratta di una pacificazione della Serbia verso se stessa - se vogliamo- perché la Serbia è un Paese culturalmente europeo: la Serbia di oggi, la Belgrado di oggi ha un aspetto europeo in definitiva. Quindi, indubbiamente, l’elettorato serbo ha scelto la strada di un incontro con l’Unione Europea. Quali saranno le conseguenze immediate di questo successo elettorale di Tadic, è più difficile dirlo. Probabilmente la dichiarazione unilaterale dell’indipendenza del Kosovo, della quale ormai si parla da mesi come una cosa imminente, che deve venire da un giorno all’altro se non da una settimana all’altra, è probabile invece che sia un po’ ritardata da questo fatto. E questo perché indubbiamente le potenze protettrici del Kosovo - le potenze che si trovano dietro al Kosovo cioè sia Paesi europei sia gli Stati Uniti - non vorranno “dare uno schiaffo” al presidente filo-occidentale, neo-rieletto, facendolo trovare subito di fronte a questa situazione difficile dell’indipendenza del Kosovo. E quindi i kosovari dovranno aspettare ancora qualche settimana o qualche mese: questa è la mia previsione, la mia impressione.

 
D. – Professore, Stati Uniti pro indipendenza del Kosovo, Europa più cauta, spinte nazionaliste. Cosa c’è da dire oltre queste semplificazioni giornalistiche?

 
R. – Un altro termine che manca a questa sua elencazione, è la Russia di Putin: anche la Russia è un elemento importante nel gioco. La questione della Serbia e la questione del Kosovo sono interessanti in sé per sé, ma sono interessanti ed importanti soprattutto in quanto sono un campo di scontro nel quadro della nuova guerra fredda che esiste tra Stati Uniti e Federazione Russa. In definitiva cioè, dietro al Kosovo ci sono gli Stati Uniti, i quali si battono per la causa dell’indipendenza del Kosovo. Però oltre all’indipendenza del Kosovo, gli Stati Uniti vogliono anche il Kosovo nell’area occidentale e hanno truppe proprie, americane, nel Kosovo, delle fortezze militari addirittura, quindi, oltre all’indipendenza c’è qualche cosa di più, l’inserimento del Kosovo nel dispositivo della NATO. La Russia naturalmente si oppone e quindi si crea questa situazione di tensione proprio nei Balcani fra gli Stati Uniti e la Russia che si schiera dalla parte del nazionalismo serbo. Tra l’altro in Russia, nella stampa russa, proprio a proposito di queste questioni balcaniche, riemergono degli accenti di panslavismo: un panslavismo settecento-ottocentesco. Insomma, una cosa vecchia veramente: un appello alla solidarietà slava e panortodossa che fa fare un passo indietro alla situazione politica attuale.







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