Cure anche in casi di estrema prematurità: documento finale di 4 atenei romani
“Un neonato vitale, in estrema prematurità, va trattato come qualsiasi persona in
condizioni di rischio ed assistito adeguatamente”. Lo afferma il documento stilato
a conclusione del convegno sul tema “Prematurità estrema: margini di gestione ostetrica
e risvolti neonatologici” promosso dalle facoltà di Medicina e Chirurgia delle Università
Romane. Nel comunicato, i direttori delle cliniche di ostetricia e ginecologia di
Tor Vergata, La Sapienza, dell’Università Cattolica e del Campus Biomedico, spiegano
che “con il momento della nascita la legge attribuisce la pienezza del diritto alla
vita e quindi all’assistenza sanitaria”. E aggiungono che “l’attività rianimatoria
esercitata alla nascita dà il tempo necessario per una migliore valutazione delle
condizioni cliniche, della risposta alla terapia intensiva e della possibilità di
sopravvivenza, e permette di discutere il caso con il personale dell’Unità ed i genitori”.
Negli ultimi anni – ricorda oggi la stampa - i progressi della medicina consentono
di salvare un maggior numero di neonati in epoca sempre più precoce, e la vitalità
del neonato, per quanto estremamente prematuro, impone al medico l’assistenza, indipendentemente
dalla volontà del genitore. Solo nel caso in cui gli sforzi terapeutici si rivelassero
inutili allora i medici firmatari del documento invitano ad “evitare ad ogni costo
che le cure intensive possano trasformarsi in accanimento terapeutico”. (A cura di
Claudia Di Lorenzi)