"Ultima deriva della procreazione artificiale": così mons. Sgreccia commenta la notizia
di una ipotetica tecnica che permetterebbe alla donna di procreare figli da sola
E’ “l’ultima deriva di una procreazione artificiale che prescinde non solo dall’unione
uomo - donna dal punto di vista affettivo, ma anche biologico”. E’ quanto sottolinea
il presidente della Pontificia Accademia per la Vita, mons. Elio Sgreccia, dopo la
notizia, proveniente da ambienti scientifici britannici, della sperimentazione su
topi di una tecnica che potrebbe consentire di prelevare delle cellule staminali dal
midollo osseo della donna per creare spermatozoi e avere figli senza il concorso dell’uomo.
Mons. Elio Sgreccia parla anche di “rottura completa della eterosessualità”
e di un atto “autoreferenziale e autoriproduttivo”. Ascoltiamo il presidente della
Pontificia Accademia per la Vita al microfono di Luca Collodi:
R. –
Qui è la portata di tipo antropologico ed etico, sempre nella malaugurata ipotesi
che qualcuno pensi di trasferirla sull’uomo, perchè verrebbe del tutto eliminata l’eterosessualità
come necessaria per la fecondazione. In parte, questo era stato ottenuto attraverso
la clonazione, ma in questo caso ci sarebbe proprio un’ulteriore manipolazione della
sessualità e la completa eliminazione del fattore intersessuale per la procreazione:
una procreazione, quindi, asessuale. Questo naturalmente ha le sue ricadute sul piano
etico e, se vogliamo, anche sul piano – si direbbe oggi – politico. Un domani il potere
politico potrebbe portare avanti la ricerca, e anche la tecnica della procreazione
artificiale verso la produzione di esseri umani senza il bisogno dell’unione uomo-donna,
quindi, garantiti di una capacità immunologica particolare. L’embrione prodotto all’interno
di una donna con il proprio ovulo e con il proprio spermatozoo ha i suoi stessi geni.
Quindi, sarebbe un figlio adatto ad essere medicamento, ad essere banca di prelievo
per tessuti istocompatibili con il fratello, la sorella e tutti i discendenti di quella
stessa persona. Un’ingegneria che porta lontano - una specie di delirio – verso la
produzione dell’uomo come uno lo vuole e nello stesso tempo la trasformazione della
sessualità e l’abrogazione della famiglia. Tutti questi tentativi di una scienza che,
a mio avviso, diventerebbe perversa, è contro la natura, è contro la struttura della
persona umana che è sessuata e che ha una procreazione attraverso l’unione dei due
sessi. Io spero che sia un delirio mentale e rimanga tale, e non venga mai realizzato.
D.
– Mons. Sgreccia, sempre dall'Inghliterra arriva poi la notizia di una proposta che
prevede di proibire, nelle scuole, l'utilizzo di termini come "papà e mamma" per
rispettare i ragazzi con genitori omosessuali...
R.
– E’ l’invadenza di ciò che è politico su quella che è la struttura antropologica
e biologica. In questa maniera, si verrebbe ad abolire il senso affettivo che hanno
le due parole, papà e mamma, e metterle tutte e due sotto il catalogo genitoriale,
di genitori, per marcare l’uguaglianza, l’equipollenza dei due sessi, quindi l’abolizione
dell’eterosessualità e del legame paterno e materno, nello stesso tempo. Questo è
uno sforzo titanico – mi sembra – e cibernetico all’interno del linguaggio. L’altro,
all’interno della biologia, per abolire la famiglia, l’eterosessualità e il senso
di comunione dell’uomo-donna e della procreazione.
D.
– Lei valuta che in entrambi i casi ci possa essere una qualche pressione di lobby
economiche o omosessuali?
R. – E’ una stessa ideologia
convergente. Se poi è portata avanti da certi gruppi occulti, che finanziano anche,
naturalmente, le ricerche, di questo non ho le prove. Ma fa pensare che ci sia un’ideologia
che sottende e spinge in avanti contro la famiglia, a favore di una rottura della
eterosessualità, dell’autoreferenzialità, della individualità di uomo e donna.