2008-02-01 15:24:58

I Salesiani hanno ricordato ieri il 120° anniversario dalla morte del loro fondatore san Giovanni Bosco


Si sono svolte ieri, a Panama, le principali celebrazioni della festa di San Giovanni Bosco, fondatore dei Salesiani, nel 120° anniversario della sua morte, avvenuta il 31 gennaio 1888. L’evento si è svolto nella Basilica di San Juan Bosco, dove don Pascual Chávez, Rettore Maggiore dei Salesiani, ha presieduto la celebrazione Eucaristica; durante l’omelia ha lanciato, come da tradizione, un messaggio al Movimento giovanile salesiano di tutto il mondo. Nel poneriggio, per le vie della città di Panama si è svolta una solenne processione. Nel suo messaggio, don Chàvez ha innanzitutto ricordato ai giovani una responsabilità: “prendere a cuore la vostra vita – ha detto – e diventare pienamente persone, per realizzare il progetto che Dio ha su di voi: essere suoi figli e figlie amate”. Riprendendo poi l’esortazione che Benedetto XVI ha rivolto ai giovani a settembre, durante l’Agorà di Loreto, il rettore maggiore dei salesiani ha invitato i ragazzi ad avere “il coraggio di andare controcorrente”. In un mondo come quello attuale, ha aggiunto, in cui vengono proposti modelli di vita improntati alla “libertà senza regole, all’arroganza, alla prepotenza ed al successo ad ogni costo”, e in un tempo “come il nostro, caratterizzato da un certo nichilismo che invita ad una sorta di accomodamento e di adattamento passivo alla realtà, vi spetta un compito difficile, ma entusiasmante: non solo di resistere ed essere autentici, ma anche di aiutare i vostri compagni ad amare e gustare la vita, a riempire la quotidianità attraverso l'impegno e la gratuità del servizio agli altri”. Don Chàvez si è poi soffermato sull’importanza di dare una “qualità sociale all’educazione” centrata sull’apertura cordiale a tutte le persone, sul rispetto incondizionato della loro dignità, sul servizio gratuito e generoso, su una visione della vita come dono da condividere e da difendere. Di qui, la necessità – ribadita dal rettore maggiore – di difendere i diritti umani, in particolare quelli dei minori: “Il sistema educativo di Don Bosco – ha aggiunto - è uno strumento prezioso per il riconoscimento e la promozione dei diritti umani. In esso impariamo a considerare ogni giovane responsabile e protagonista della propria vita e della propria educazione”. Vedere i giovani con lo sguardo di Don Bosco significa quindi, ha sottolineato don Chàvez, “credere nel valore assoluto della loro persona, riconoscere in ognuno di loro la dignità di figlio e figlia di Dio; significa avere fiducia nella loro volontà di imparare, di studiare, di uscire dalla povertà, di prendere in mano il proprio futuro”. Il Santo è stato commemorato anche in Italia: don Adriano Bregolin, vicario del rettore maggiore, ha presieduto una solenne concelebrazione eucaristica nel santuario di Santa Maria ausiliatrice di Torino mentre a presiedere la liturgia principale è stato il cardinale Severino Poletto, arcivescovo del capoluogo piemontese. E sulla figura di don Bosco si è soffermato ieri anche il segretario di Stato, cardinale Tarcisio Bertone: in un’intervista rilasciata all’emittente televisiva Sat2000, il porporato ha ricordato “il vasto e profondo radicamento popolare” del fondatore dei Salesiani e la sua “capacità di difesa, di forza, di espressione dei propri diritti”. Don Bosco, ha aggiunto il cardinale Bertone, “non aveva paura, non si nascondeva, era un uomo coraggioso, un pioniere. Si impegnava con tutte le sue forze, con tutta la sua intelligenza, e sapeva anche dialogare”. (I.P.)







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