I Salesiani hanno ricordato ieri il 120° anniversario dalla morte del loro fondatore
san Giovanni Bosco
Si sono svolte ieri, a Panama, le principali celebrazioni della festa di San Giovanni
Bosco, fondatore dei Salesiani, nel 120° anniversario della sua morte, avvenuta il
31 gennaio 1888. L’evento si è svolto nella Basilica di San Juan Bosco, dove don Pascual
Chávez, Rettore Maggiore dei Salesiani, ha presieduto la celebrazione Eucaristica;
durante l’omelia ha lanciato, come da tradizione, un messaggio al Movimento giovanile
salesiano di tutto il mondo. Nel poneriggio, per le vie della città di Panama si è
svolta una solenne processione. Nel suo messaggio, don Chàvez ha innanzitutto ricordato
ai giovani una responsabilità: “prendere a cuore la vostra vita – ha detto – e diventare
pienamente persone, per realizzare il progetto che Dio ha su di voi: essere suoi figli
e figlie amate”. Riprendendo poi l’esortazione che Benedetto XVI ha rivolto ai giovani
a settembre, durante l’Agorà di Loreto, il rettore maggiore dei salesiani ha invitato
i ragazzi ad avere “il coraggio di andare controcorrente”. In un mondo come quello
attuale, ha aggiunto, in cui vengono proposti modelli di vita improntati alla “libertà
senza regole, all’arroganza, alla prepotenza ed al successo ad ogni costo”, e in un
tempo “come il nostro, caratterizzato da un certo nichilismo che invita ad una sorta
di accomodamento e di adattamento passivo alla realtà, vi spetta un compito difficile,
ma entusiasmante: non solo di resistere ed essere autentici, ma anche di aiutare i
vostri compagni ad amare e gustare la vita, a riempire la quotidianità attraverso
l'impegno e la gratuità del servizio agli altri”. Don Chàvez si è poi soffermato sull’importanza
di dare una “qualità sociale all’educazione” centrata sull’apertura cordiale a tutte
le persone, sul rispetto incondizionato della loro dignità, sul servizio gratuito
e generoso, su una visione della vita come dono da condividere e da difendere. Di
qui, la necessità – ribadita dal rettore maggiore – di difendere i diritti umani,
in particolare quelli dei minori: “Il sistema educativo di Don Bosco – ha aggiunto
- è uno strumento prezioso per il riconoscimento e la promozione dei diritti umani.
In esso impariamo a considerare ogni giovane responsabile e protagonista della propria
vita e della propria educazione”. Vedere i giovani con lo sguardo di Don Bosco significa
quindi, ha sottolineato don Chàvez, “credere nel valore assoluto della loro persona,
riconoscere in ognuno di loro la dignità di figlio e figlia di Dio; significa avere
fiducia nella loro volontà di imparare, di studiare, di uscire dalla povertà, di prendere
in mano il proprio futuro”. Il Santo è stato commemorato anche in Italia: don Adriano
Bregolin, vicario del rettore maggiore, ha presieduto una solenne concelebrazione
eucaristica nel santuario di Santa Maria ausiliatrice di Torino mentre a presiedere
la liturgia principale è stato il cardinale Severino Poletto, arcivescovo del capoluogo
piemontese. E sulla figura di don Bosco si è soffermato ieri anche il segretario di
Stato, cardinale Tarcisio Bertone: in un’intervista rilasciata all’emittente televisiva
Sat2000, il porporato ha ricordato “il vasto e profondo radicamento popolare” del
fondatore dei Salesiani e la sua “capacità di difesa, di forza, di espressione dei
propri diritti”. Don Bosco, ha aggiunto il cardinale Bertone, “non aveva paura, non
si nascondeva, era un uomo coraggioso, un pioniere. Si impegnava con tutte le sue
forze, con tutta la sua intelligenza, e sapeva anche dialogare”. (I.P.)