Mons. Marchetto: il mondo della pesca è in crisi: a rischio un miliardo di persone
Il Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti ha aperto
oggi la riunione annuale dei Coordinatori regionali dell’Apostolato del Mare, che
rappresentano le diverse regioni del mondo marittimo. L'incontro, che si concluderà
il 2 febbraio, è presieduto dal cardinale Renato Raffaele Martino e dall’arcivescovo
Agostino Marchetto, rispettivamente presidente e segretario del dicastero. Subito
dopo, avrà luogo la riunione del Comitato internazionale della Pesca dell’Apostolato
del Mare. Giovanni Peduto ha chiesto all’arcivescovo Agostino Marchetto
le motivazioni di quest’incontro:
R.
- L’Apostolato del Mare è una «Opera» cattolica, così come la definì la Costituzione
Apostolica Pastor Bonus (1988), presente in quasi tutti i paesi marittimi. Con i suoi
8 Coordinatori regionali (America del Nord e Latina, Europa, Oceano Indiano, Africa
Atlantica, Asia del Sud Est e del Sud), l’A.M. è impegnato nella pastorale dei pescatori,
dei marittimi, degli equipaggi e dei passeggeri a bordo delle navi da crociera e degli
yachts (piccolo cabotaggio). Perciò, è importante riunirsi almeno una volta l’anno
per fare il punto sulla situazione pastorale, ascoltare, condividere e stabilire,
infine, il programma delle attività pastorali. In questa prospettiva, è chiaro che
ogni continente, ogni oceano ha la propria specificità che noi dobbiamo riconoscere
e rispettare ma conservando un senso di unità nell’insieme.
D.
- Qual è l’importanza di questa riunione?
R. - Quest’anno
la riunione è di particolare importanza poiché si terrà 6 mesi dopo il XXII Congresso
Mondiale che si è svolto a Gdynia in Polonia, nel mese di giugno 2007, il cui tema
è stato: In Solidarietà con la gente di Mare, testimoni di speranza attraverso la
Parola di Dio, la Liturgia e la Diaconia. Questo Congresso ha ottenuto un vivo successo,
nell’opinione generale, ed ha formulato conclusioni e raccomandazioni che bisogna
adesso mettere in pratica, riguardo al futuro sviluppo dell’apostolato, in un mondo
marittimo la cui economia rimane fragile. Abbiamo infatti notato già da qualche tempo
che il trasporto marittimo, trainato dalla straordinaria crescita economica in Asia,
gode di prezzi molto favorevoli e di una prosperità certa, ma nel contempo constatiamo
delle nubi all’orizzonte a causa del prezzo del petrolio che non cessa di aumentare
e dei segni di recessione economica nel mondo occidentale. Anche in questo tempo di
prosperità, il mestiere marittimo rimane, purtroppo, un mestiere molto duro, e quotidianamente
siamo testimoni di tragedie sia in terra ferma che in mare. Quasi ogni giorno sentiamo
parlare di naufragi, scomparsi in mare, di nuovi «boat people», questi emigranti che
non esitano ad affrontare gli oceani per fuggire dalla fame e dalla disoccupazione,
nella speranza di trovare una vita migliore nei paesi sviluppati. È proprio in questo
contesto che i cappellani e numerosi laici impegnati sono chiamati a promuovere la
solidarietà e la dignità umana con la gente di mare, a predicare e testimoniare il
Vangelo, attenti altresì alla promozione umana.
D.
- Sabato 2 febbraio si riunirà anche il Comitato Internazionale dell’Apostolato del
Mare per la Pesca. Cosa può dirci a tale proposito?
R.
- Il mondo della pesca è in crisi. Lo stock mondiale di pesci è al suo più basso livello.
Per la prima volta nella storia si teme la scomparsa dei pesci nei mari. In effetti,
il 75% delle risorse marine conosciute è sovrasfruttato, nonostante il grido d’allarme
ed il sistema delle quote imposto soprattutto nei paesi sviluppati. Dato che più di
un miliardo di persone dipendono dalla pesca per i loro bisogni alimentari e che si
stima a 41 milioni il numero di persone che lavorano direttamente in questa attività,
l’esaurimento delle risorse ittiche rappresenta un gravissimo pericolo per tutta questa
popolazione. Intere comunità di pescatori rischiano di scomparire, ed è dunque un
intero modo di vivere che sta per inabissarsi. Un esperto della FAO ed un altro dell’ILO
saranno con noi per aiutarci ad approfondire la nostra riflessione ed a stabilire
delle priorità nella nostra azione pastorale che tengano conto di questa realtà in
evoluzione.
D. - Quale sarà in questo contesto,
allora, il contributo della Chiesa? R. - I lavoratori del mare
tendono a lavorare e ad agire individualmente. È per questo motivo che la loro voce
è raramente ascoltata a livello nazionale o internazionale. È dovere dell’Apostolato
del Mare di essere portavoce di chi voce non ha, aiutandoli a prendere coscienza della
situazione che vivono e degli obblighi che dovranno fronteggiare. È dovere altresì
di essere sempre vicini e solidali con tutti coloro che lavorano in questo settore
per il bene e la dignità del marinaio e del pescatore. Naturalmente, ci sono anche
segni di speranza. Infatti, sia a livello di trasporto marittimo che della pesca,
esistono Convenzioni importanti adottate dall’ILO nel 2006 e 2007, che rappresentano
una grande opportunità per il mondo marittimo. Adesso bisognerà che l’A.M. compia
nel mondo opera di ‘advocacy’ per far sì che tali Convenzioni siano ratificate ed
abbiano forza di legge al più presto.