A poco meno di tre anni dalla morte, il cardinale Angelo Sodano ricorda la figura
di Giovanni Paolo II
“Il 2 aprile del 2005 l’angelo del Signore entrava nel palazzo apostolico per condurre
l’anima del Santo Padre al cospetto del Signore. Ritengo che quella morte sia stata
l’enciclica più bella che egli abbia mai lasciato alla Chiesa”. Con queste parole,
il cardinale Angelo Sodano ha ricordato la figura di Giovanni Paolo II durante una
conferenza tenutasi presso l’Università europea di Roma. Il porporato, già segretario
di Stato dal 1991 al 2006, ha rievocato i tratti umani più significativi di Papa Wojtyla.
Secondo il cardinale, Giovanni Paolo II ha lasciato 4 grandi messaggi: di santità,
di verità, di solidarietà e di pace. “Il messaggio di santità – ha spiegato – lo ha
espresso con la sua stessa vita: la grande serenità che esprimeva era frutto della
certezza interiore della presenza di Cristo e del fuoco interiore del suo amore”.
“Il messaggio di verità – ha proseguito – è espresso in particolare nelle encicliche
Fides et Ratio e Veritas Splendor: negare la verità è come negare la
luce del sole in una splendida giornata d’estate”. Nella Centesimus Annus –
ha poi detto il porporato – ha ribadito la visione cristiana del lavoro, nel nuovo
contesto internazionale di globalizzazione: “suo scopo era dare orientamento al libero
mercato nell’ambito di un solido contesto etico e religioso”. Sul messaggio di pace
lasciato in eredità da Papa Wojtyla - riferisce l'agenzia Zenit - il cardinale Sodano
ha individuato, infine, “una “prosecuzione dell’azione pacificatrice di tutti i successori
di Pietro: contribuì a scalfire la Cortina di Ferro e a far crollare il muro di Berlino”.
“Degli ultimi istanti di vita di Giovanni Paolo II – ha concluso il cardinale Angelo
Sodano – ricordo di quando gli chiesi la benedizione: il Santo Padre era ormai impossibilitato
a parlare ma mi rivolse uno sguardo e un sorriso che valeva più di mille parole.
Fu un commiato che non potrò mai dimenticare”. (A.L.)