Vietnam: ad Hanoi continua la preghiera dei cattolici nel giardino della nunziatura
di cui la Chiesa rivendica la proprietà
Più di 3 mila cattolici si sono radunati anche ieri a pregare nel giardino della nunziatura
apostolica di Hanoi per chiedere la restituzione dell’antica sede apostolica, sequestrata
dal governo nel 1959 e che le autorità vietnamite vogliono utilizzare per costruire
ristoranti e night club. Intanto l’arcivescovo di Hanoi, mons. Joseph Ngô Quang Kiệt
ha diramato oggi un comunicato in cui rivendica il diritto dei cattolici a manifestare
in un’area della Chiesa cattolica, sottratta ingiustamente dallo Stato. Sabato scorso
il Comitato del popolo di Hanoi ha emesso un comunicato, minacciando “azioni estreme”
se le manifestazioni e il sit in - che continua dal 23 dicembre scorso – non termineranno.
La dichiarazione a firma della vice-presidente Ngo Thi Thang Hang, esige dall’arcivescovo
della città di ordinare ai cattolici di togliere la statua della Madonna, presente
nel giardino della nunziatura, e la croce che i fedeli hanno piantato davanti all’entrata
dell’edificio. Ieri in tutte le messe nella capitale, i cattolici sono stati informati
sull’ultimatum. Ma nonostante ciò, essi hanno deciso di manifestare ancora davanti
alla nunziatura, con canti e preghiere. Oggi l’ufficio dell’arcidiocesi di Hanoi ha
emesso un comunicato in cui si criticano i media statali di non presentare in modo
“accurato” gli eventi di questi giorni. L’arcivescovado, ricordando che la Costituzione
vietnamita difende la libertà religiosa e i luoghi di preghiera, sostiene che “il
governo non ha alcuna prova che la Chiesa del Vietnam gli ha donato l’edificio, né
vi è un decreto di confisca. Essa è perciò ancora proprietà della diocesi”. Da questo
punto di vista, i raduni e le preghiere su una proprietà della Chiesa sono perfettamente
legali e non possono essere interpretati come “raduni illegali su aree pubbliche”.
Anche la statua della Vergine e la croce “erano lì in origine. I fedeli – precisa
il comunicato dell’arcivescovado - li hanno solo riportati dove erano prima”. (R.P.)